È morto Giorgio Armani: «Il mio unico rimpianto nella vita è stato passare troppe ore a lavorare»

Ha rivoluzionato il mondo della moda. «La mia più grande debolezza è che controllo tutto». Eric Clapton gli regalò un Matisse.

Giorgio armani

(FILES) Italian designer Giorgio Armani acknowledges the applause at the end of his presentation for Armani Prive during the Women's Haute-Couture Spring/Summer 2025 Fashion Week to mark its 20th anniversary, in Paris on January 28, 2025. Italian fashion great Giorgio Armani has died at the age of 91 "surrounded by his loved ones", his company said on September 4, 2025. (Photo by JULIEN DE ROSA / AFP)

Giorgio Armani si è spento oggi 4 settembre all’età di 91 anni, dopo mesi di convalescenza vissuti nella riservatezza più assoluta. Repubblica si occupa di ricostruire la sua vita e la sua carriera. Nonostante la fragilità degli ultimi tempi, il creatore della moda italiana ha continuato a seguire il suo lavoro fino all’ultimo, collegandosi a distanza per controllare ogni dettaglio delle sfilate e preparando l’appuntamento milanese del 28 settembre che avrebbe celebrato mezzo secolo di carriera.

Considerato un’icona al pari di Coco Chanel, Armani ha trasformato il costume contemporaneo con uno stile che ha liberato le donne da imposizioni e rigidità, offrendo un linguaggio nuovo.

Giorgio Armani si è spento a 91 anni, è stato un icona assoluta a livello mondiale (Repubblica)

Il percorso che lo portò a dominare le passerelle non fu lineare. Repubblica ricorda che la sua cifra stilistica esplose nel 1980 con la giacca destrutturata: una rivoluzione che alleggeriva la tradizione sartoriale senza snaturarla. Fu allora che il mondo intero iniziò a riconoscere in lui un innovatore assoluto, consacrato anche dalla copertina di Time. Di lì a poco l’universo Armani si ampliò: nacquero Emporio Armani, EA7, Armani Casa, gli hotel di lusso e i progetti culturali come l’Armani/Silos.

Il suo legame con il cinema contribuì a consolidarne l’aura: da American Gigolò a The Wolf of Wall Street, i suoi abiti vestirono protagonisti e star, trasformando il red carpet in una passerella globale. Armani neanche esitò a prendere posizione nei momenti cruciali: fu il primo a organizzare una sfilata a porte chiuse durante l’esplodere della pandemia, donò ingenti somme alla sanità, trasformò i suoi stabilimenti per produrre camici. Nel 2022, all’inizio della guerra in Ucraina, sfilò senza musica in segno di lutto.

Così sui social dell’azienda condividono il saluto al Signor Armani, come veniva chiamato da dipendenti e collaboratori:

“Giorgio Armani è un’azienda cinquant’anni di storia, costruita con emozione e pazienza. Giorgio Armani ha sempre fatto dell’indipendenza – di pensiero e di azione – il suo segno distintivo. L’azienda è, ora e sempre, il riflesso di questo spirito. La famiglia e i dipendenti porteranno avanti il Gruppo nel rispetto e nella continuità di questi valori. La camera funebre sarà allestita da sabato 6 settembre a domenica 7 settembre e sarà aperta dalle 9 alle 18 a Milano, in via Bergognone 59, all’interno dell’Armani/Teatro. Conformemente agli espliciti desideri del sig. Armani, i funerali saranno celebrati in privato”.

Giorgio era noto per non lasciare nulla al caso, curava ogni dettaglio personalmente (Times)

Si legge così sul quotidiano inglese, nell’articolo di cordoglio:

“In un’intervista al Financial Times pubblicata lo scorso weekend, Armani aveva dichiarato che la sua «più grande debolezza è che controllo tutto». Era noto, infatti, per supervisionare ogni dettaglio delle sue collezioni e ogni aspetto della sua attività.

«Il mio unico rimpianto nella vita è stato passare troppe ore a lavorare e non abbastanza tempo con amici e famiglia», aveva aggiunto. In quell’occasione aveva anche affermato che i suoi piani di successione prevedevano «un passaggio graduale delle responsabilità che ho sempre gestito alle persone a me più vicine».

La maison stava celebrando il suo 50esimo  anniversario. Lo scorso weekend aveva lanciato un archivio digitale con i look delle collezioni firmate Giorgio Armani. Durante la Milano Fashion Week di questo mese — la seconda dell’anno — sarà presentata una mostra di 150 outfit di Giorgio Armani affiancati ad opere d’arte alla Pinacoteca di Brera. […]  Armani aveva assicurato che, nonostante i problemi di salute, aveva «seguito ogni aspetto della sfilata da remoto tramite collegamento video, dai fitting alla sequenza fino al trucco».”

Lo scorso anno in un’intervista il Times gli chiese:

Di cosa non può fare a meno e porterebbe sempre in casa con sé?
«Una donna di Matisse, che mi regalò Eric Clapton. E un mio ritratto da parte della figlia di mio nipote Andrea. Opere che mi fanno pensare a quanto gli artisti e i bambini siano vicini nello spirito. E poi le foto dei miei cari che tengo sul comodino, che porto sempre con me quando viaggio».

Quale elemento di arredamento vieterebbe se fosse il re degli interni: sedie da giardino? Grandi televisori?
«I grandi televisori sono una parte inevitabile della scena domestica ed è difficile trovarne di belli»

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