Furlani: «Vorrei entrare nel gruppo della staffetta e correre i 100 o i 60, alla sabbia preferivo il salto in alto»

Alla Gazzetta: «I primati non sono impossibili, mi do sei anni di tempo per avvicinarli. Un obiettivo realistico sono gli 8,60. Mia mamma l'artefice numero uno del mio oro».

Furlani

Italy's Mattia Furlani competes in the Men's Long Jump final during the Indoor World Athletics Championships in Glasgow, Scotland, on March 2, 2024. (Photo by Anne-Christine POUJOULAT / AFP)

Mattia Furlani, dopo aver vinto l’oro ai Mondiali di Tokyo nel salto in lungo, non ha intenzione di fermarsi qui, e vorrebbe superarsi ancora dopo il salto di 8.39 che lo ha coronato campione. L’intervista alla Gazzetta dello Sport.

Furlani: «Vorrei entrare nel gruppo della staffetta e correre i 100 o i 60»

Mattia, che sensazioni prova?

«È proprio figo, un’emozione forte, una magia».

Mamma sta ricevendo tante attenzioni: è felice?

«Santa mamma: siamo in un team, ognuno dà il 100%. L’oro è di tanti, lei è l’artefice numero 1».

Racconta che non le piace la sabbia: conferma?

«Vero: preferivo l’alto e saltare sui tappeti elastici».

Quando il 20 ottobre, dopo vacanze da programmare, tornerete a lavorare, su cosa punterete?

«Andremo alla ricerca di stabilità, per consolidare tutti gli aspetti del salto. È quello che mi è mancato quest’anno. Incrementeremo volumi e carichi. Per ora siamo andati col freno a mano tirato».

Che cosa può migliorare?

«L’atterraggio, per esempio. Solo nell’8.39 è stato all’altezza. È più una questione fisica, che tecnica».

Quello che di lei più impressiona è la velocità: non le vien voglia di correre un 100?

«Altroché, anche se so quanto valgo. Certi parametri sono monitorati. Ma non lo dico, perché passerei per spaccone. In pochi mi crederebbero. Un 100 o un 60 indoor: devo trovare l’occasione».

Pensa anche alla 4×100?

«Amo mettermi in gioco, mi farebbe piacere entrare nel gruppo».

La finale ha riportato a quella di Tokyo 1991 vinta da Mike Powell col record di mondo di 8.95 su Carl Lewis. Com’è stato il suo incontro con Mike?

«Ci siamo conosciuti al Festival dello Sport di Trento nel 2023. Che fortuna: è nella storia, è un mentore, un ispiratore. Mi ha colpito la sua semplicità. Io ero un 18enne signor nessuno. Eppure, non si è sottratto al confronto. Anzi. Vorrei la struttura fisica di Mike e la leggerezza di Carl. I primati? Fatemi crescere un po’ alla volta. Non sono impossibili, mi do sei anni di tempo per avvicinarli. Adesso un obiettivo realistico è 8.60».

Se Lewis era il Figlio del Vento, lei chi è?

«Io sono Spiderman».

Tra i colleghi iridati, chi ammira di più?

«Dire Duplantis è scontato. Cito Kerr, re dell’alto, e la Kambundji, regina dei 100 ostacoli. Conosco Ditaju, abbiamo fatto diverse gare insieme».

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