«Basta manifestazioni pro Palestina, lasciateci fare il nostro lavoro», i ciclisti alla Vuelta non ne possono più

Ieri la caduta di Simone Petilli per una manifestazione, oggi tappa neutralizzata. Il comunicato: “È inaccettabile compromettere la sicurezza degli atleti, a prescindere dalla bontà delle motivazioni”

Basque regional police 'Ertzaintza' officers stand as pro-Palestinian protesters holding Palestinian flags demonstrate at the finish line of the Vuelta 11th stage, in Bilbao, on September 3, 2025. Pro-Palestinian protest forces Vuelta stage to be shortened and to take the time at 3 kilometres before the line, according to the organisers, AFP reports. (Photo by ANDER GILLENEA / AFP)

Va bene la Palestina, ma ora basta, fateci fare il nostro mestiere. E’ l’associazione mondiale dei ciclisti ad esprimere profonda inquietudine e ferma condanna per le azioni che stanno mettendo in pericolo i corridori durante la Vuelta a España. Oggi, undicesima tappa attorno a Bilbao, in un clima reso incandescente dall’aggravarsi della situazione a Gaza e dalle polemiche intorno alla Israel Premier-Tech, come racconta El Paìs l’organizzazione è stata costretta a fermare il cronometro a tre chilometri dall’arrivo e a cancellare il traguardo. Il pubblico basco, tanto appassionato di ciclismo, si è trovato sconfitto da tensioni sociali e politiche, dalle proteste e dall’atmosfera ostile lungo le strade. Volantini lanciati, bandiere che hanno sfiorato i corridori e un gruppo costretto già prima della partenza neutralizzata a fermarsi per via di striscioni e sit-in: alla fine, per ragioni di sicurezza, la corsa si è conclusa in anticipo. In testa in quel momento c’erano Tom Pidcock (Q36.5) e la maglia rossa Jonas Vingegaard, con una manciata di secondi di vantaggio sul quartetto Almeida-Jorgenson-Hindley-Gall e mezzo minuto su Ciccone-Pellizzari-Bernal-Riccitello. Ma non passa giorno che le manifestazioni non siano influenzate da questo genere di proteste. 

La protesta della Ciclistes professionels assoces

Il comunicato della Cpa

E’ inaccettabile che dei gruppi di persone, di qualsiasi tipologia e a prescindere dalla bontà delle loro motivazioni, si permettano di compromettere la sicurezza e l’integrità fisica degli atleti sulla strada. Il ciclismo è uno sport molto duro, che richiede sforzi ai limiti del sovrumano, e non possiamo accettare che a tali ingenti fatiche debbano aggiungersi queste minacce. Non tollereremo più le azioni irresponsabili e pericolose di una minoranza che mette a repentaglio la vita di coloro che noi rappresentiamo. Chiediamo alle forze di sicurezza spagnole di fare tutto ciò che è in loro potere per assicurare uno svolgimento sicuro della corsa e proteggere i corridori. Occorrono professionalità e reattività per mantenere la Vuelta una competizione sportiva e non farla diventare sede di inutili rischi. Il Cpa chiama in causa tutte le parti coinvolte (organizzatori, squadre, autorità e pubblico) a dar prova di attenzione e collaborazione per evitare il ripetersi di certi atti. Tutti hanno il sacrosanto diritto di manifestare, ma ciò non deve andare a danneggiare degli atleti che stanno lavorando. Il nostro sport è una celebrazione di performance e resilienza, e tale deve rimanere, al riparo da ogni forma di ostacolo e violenza.

Ieri la caduta di un corridore italiano a causa della manifestazione pro Palestina

Lo racconta Tuttobiciweb

Simone Petilli, corridore lecchese della Intermarché – Wanty ha sul corpo i segni di una caduta occorsagli ieri. Un gruppo di manifestanti pro Pal ha invaso la strada al passaggio del plotone. «Mentre stavamo passando nel centro di un paese dei manifestanti hanno cercato di saltare in mezzo al gruppo e nella confusione è avvenuta una caduta. Fortunatamente sono finito a terra soltanto io, ma la situazione sta un po’ degenerando» . «Anche nelle tappe precedenti abbiamo visto numerosi manifestanti, sta diventando pericoloso per il gruppo. Voglio chiedere che ci si lasci lavorare tranquillamente. Noi stiamo solo facendo quello, il nostro lavoro. Sappiamo che non è una situazione facile ma noi non possiamo farci nulla. Spero davvero che la situazione migliori e che sia possibile andare avanti e che la protesta avvenga in modo pacifico».

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