Nelle partite vere il Napoli giocherà col 4-4-2, il Raspadori sarà De Bruyne (sennò Kdb ottura McTominay)

È il motivo della cessione di Raspa. Il Napoli giocherà in più modi, il 4-3-3 non sarà abbandonato, ma nei match-clou Conte sa già come far convivere i migliori

Napoli

L’addio di Raspadori

La cessione di Giacomo Raspadori all’Atlético Madrid ha generato un po’ di smarrimento, e anche un po’ di scoramento, dentro la fanbase – soprattutto sulle piattaforme social – del Napoli. Nulla di nuovo o di particolare, nulla che non si sia già visto da queste parti e/o altrove: è il classico atteggiamento del tifoso di calcio contemporaneo, atteggiamento per cui una squadra non dovrebbe vendere mai nessuno, che sia per timore di sbagliare la mossa di mercato o anche semplicemente per affetto – entrambi i sentimenti possono essere anche nobili, se guardati da un certo punto di vista.

Ovviamente, come succede sempre, solo i risultati e il rendimento sul campo decreteranno il successo o il fallimento di questa operazione. Anche il modo in cui sarà gestita la successione di Raspadori, sia a livello di mercato che tattico, aiuterà a stabilire se il Napoli ha fatto una scelta giusta oppure sbagliata. In attesa che il tempo chiarisca tutti questi passaggi, però, la cosa più interessante – e anche più giusta – da fare è cercare di capire perché Manna, De Laurentiis e Conte, metteteli nell’ordine che volete, abbiano agito in questo modo. Per dirla in poche parole, e in forma di domanda: quale strategia c’è, a parte quella economica, dietro la rinuncia a Raspadori? Che cosa ha in mente Conte per il suo Napoli?

Cosa faceva Raspadori (e chi è il suo erede)

Prima di andare avanti, è necessario definire il ruolo di Raspadori nel Napoli di Conte, quello della stagione 2024/25 e quello che si stava profilando per la stagione 2025/26: l’ex attaccante del Sassuolo, in breve, era ed è stato l’unico calciatore della rosa in grado di interpretare il ruolo di seconda punta, o quantomeno di interpretarlo in modo naturale. Dí conseguenza, era ed è stato l’elemento-cuneo tra il 4-3-3 “puro” e il sistema ibrido e asimmetrico con cui Conte, l’anno scorso, ha affrontato la lunga emergenza-infortuni. In virtù di questo fresco precedente, l’idea era che Raspadori continuasse a rappresentare una sorta di jolly offensivo da calare sul tavolo per scompigliare il gioco, per abbandonare il 4-3-3 più ortodosso e andare in un’altra direzione.

Ecco: un po’ dello smarrimento di cui abbiamo detto viene alimentato dal fatto che ora, senza più Raspadori in rosa, il Napoli non abbia più un attaccante in grado fare la stessa cosa. Di modificare le partiture tattiche di Conte con uno strappo netto, deciso. Tutto vero, per carità, se non fosse che Manna e lo stesso Conte abbiano già provveduto a individuare e inserire in organico l’erede di Raspadori. E si tratta, anche se a prima vista nessuno potrebbe mai dirlo, di Kevin De Bruyne.

KDB e Scott McTominay

È chiaro, è evidente: stiamo parlando di due giocatori diversissimi tra loro. Per fisicità, per caratteristiche tecniche, per approccio al gioco. E allora forse parlare di successione già avvenuta è un tantino eccessivo, si può dire anche sbagliato. La verità, però, è che De Bruyne ha tutto quel che serve per poter interpretare il ruolo di variabile offensiva in maniera efficace. Forse – anzi: sicuramente – lo farà in modo diverso rispetto a Raspadori, ma c’è anche da dire che il Napoli ha un’altra arma praticamente letale da sfruttare: Scott McTominay. E quindi bisogna tenere in considerazione come Conte, giustamente, stia pensando a un Napoli in grado di sostenere la presenza contemporanea di KDB, di McTominay e ovviamente di Lukaku, senza però perdere equilibrio. E poi, aspetto tutt’altro che marginale, di schierare tutti questi calciatori senza rinunciare a Lobotka e Anguissa.

Pochi giorni dopo l’ufficializzazione dell’arrivo di De Bruyne, sul Napolista scrivevamo che «schierando il belga da mezzala nel 4-3-3, ipoteticamente al posto di Anguissa, Conte andrebbe a “otturare” la dinamica tattica che, di fatto, ha permesso al Napoli di vincere lo scudetto: il continuo supporto offensivo, proprio come se fosse un attaccante aggiunto, di Scott McTominay». Ecco, bisogna partire da qui per intuire ciò che ha in mente Conte, quindi anche per capire la ratio che ha determinato la cessione di Raspadori.

In pratica, per dirla in poche parole, il tecnico del Napoli non aveva e non ha alcuna intenzione di privarsi degli inserimenti mortiferi che rendono unico McTominay. Allo stesso tempo, naturalmente, è impensabile che l’allenatore azzurro rinunci a De Bruyne. Soprattutto quando si tratterà di affrontare le partite più importanti, quelle più difficili, in campionato come in Champions League.

Un Napoli spurio, di nuovo

E allora ci sarà un nuovo Napoli spurio, un Napoli che non si disporrà con un 4-3-3 puro ma con un 4-4-2 (5-3-2 in fase di non possesso) asimmetrico in cui De Bruyne e McTominay si alterneranno nel ruolo di punta di supporto. L’altro, invece, partirà – ma solo idealmente – come esterno offensivo a sinistra.

In alto c’è il Napoli schierato col 4-4-2 asimmetrico  in fase di possesso. Sopra, invece, c’è la stessa squadra schierata in fase difensiva. Col 5-3-2, naturalmente.

In pratica, viene da dire, Conte potrebbe aver deciso di ripercorrere la strada tracciata lo scorso anno. Per la precisione, nel momento di massima crisi dovuta agli infortunati. Solo che stavolta, naturalmente, costruire un Napoli ibrido – o comunque capace di ibridarsi – sarebbe una scelta, non una costrizione legata alle contingenze. In fondo, a pensarci bene, le basi su cui poggiare questo progetto sono già state gettate: Politano ha lavorato per intera stagione come esterno offensivo in grado di rinculare fino a diventare quinto di difesa; McTominay e De Bruyne hanno già dimostrato – il primo nello scorso campionato, il secondo in tutta la sua carriera – di poter essere degli ottimi invasori dell’area avversaria.

E non è tutto. Ci sono anche altri giocatori perfettamente adatti a incastrarsi perfettamente in sistema di gioco fluido. Stiamo parlando di Spinazzola e soprattutto di Miguel Gutiérrez, che può essere considerato un calciatore del Napoli in pectore anche se il suo arrivo non è ancora stato ufficializzato. Il primo, esattamente come Politano lo scorso anno, ha dimostrato di essere ancora un ottimo esterno a tutta fascia, creativo in avanti ed efficace in difesa, ma anche – e soprattutto – fisicamente in grado di reggere una gara di continui saliscendi tra difesa, centrocampo e attacco.

Per quanto riguarda Gutiérrez, invece, la caratteristica per cui è stato scelto risiede proprio nella sua poliedricità. Nel modo in cui interpreta il ruolo di esterno difensivo, come se fosse un regista laterale, ma anche nella sua capacità di disimpegnarsi anche come quinto di centrocampo e come mezzala in un reparto a tre. Nel campetto che vedete sopra, quindi, potrebbe occupare tranquillamente due slot: quello di Olivera e quello di Anguissa. E in entrambi i casi garantirebbe un boost di qualità nel palleggio, quindi un’importante variazione tattica per la manovra del Napoli.

Ci sono partite e partite

Insomma, il Napoli ha tutto quello che serve per ripartire dal 4-4-2 che abbiamo visto nel finale della scorsa stagione. Anche senza Raspadori, quindi con elementi diversi. Poi è chiaro, dovrà essere Conte a dirimere i dubbi sul miglior abito possibile per la sua squadra. Potrebbe farlo in assoluto, cioè scegliendo un sistema e imponendolo per tutte le partite. Ma è molto più probabile che il tecnico azzurro vada in una direzione diversa. Cioè che ridisegni il Napoli per ogni partita, in base agli avversari e allo stato di forma dei suoi uomini – esattamente come fatto lo scorso anno.

In questo senso, l’esistenza una sorta di “piano B” rispetto al 4-3-3 può essere considerata come un’arma importante per il Napoli. Soprattutto in vista di alcune partite, quelle più dure, quelle contro gli avversari di maggior qualità. Ecco, questo è un concetto determinante per la stagione che sta iniziando: nella difesa dello scudetto e nella sua campagna europea, la squadra di Conte affronterà match decisamente diversi tra loro. Senza voler di mancare di rispetto a nessuno, è evidente che le sfide contro Barcellona o Liverpool siano tutt’altra cosa rispetto a quelle contro Cremonese o Pisa. E allora ha senso lavorare su due o anche più versioni tattiche del Napoli, una tendenzialmente più equilibrata (ovviamente ci riferiamo a quella con il 5-3-2 difensivo) e una più spregiudicata. Col 4-3-3.

Ma il 4-3-3 non è destinato a scomparire, anzi

Ed eccoci qui, siamo di nuovo a parlare di 4-3-3. Sì, perché il Napoli di Conte continua e continuerà ad avere anche tutti gli uomini necessari per schierarsi con questo sistema di gioco. In realtà, come vedrete anche nel campetto sotto, qualche casella è ancora da occupare, ma in ogni caso c’è ancora tempo e modo per scandagliare il mercato. E anche in questo caso, cioè pensando alla squadra di Conte schierata col 4-3-3, c’è una base piuttosto solida da cui partire. Una base puntellata anche nel corso dell’ultima sessione di mercato:

La profondità della rosa del Napoli, però secondo il modulo 4-3-3

Le caselle da riempire sarebbero quelle del vice-Di Lorenzo (Zanoli sembra destinato al Bologna), del vice-Anguissa e di un esterno offensivo che possa dare il cambio a Politano. Avremmo potuto inserire Gutiérrez, ma anche in questo caso lo spagnolo avrebbe potuto ricoprire più ruoli. E inoltre gli slot vuoti appartengono proprio ai giocatori per i quali il Napoli sembra in trattativa: Juanlu, terzino destro del Siviglia; Musah/Miretti, due centrocampisti che potrebbero dare il cambio ad Anguissa.

Il mercato non è ancora finito

E poi ci sarebbe l’esterno offensivo, il backup di Politano secondo la disposizione che vi abbiamo proposto appena sopra. Fin dall’inizio della sessione estiva di mercato, si parla del Napoli come di una squadra che avrebbe acquistato Lang e poi un altro laterale d’attacco, un ulteriore rinforzo per chiudere il gioco delle coppie. Il fatto che questo acquisto/investimento non sia ancora stato fatto, come dire, fa intendere che forse le strategie sono mutate. Che forse il 4-3-3 non sarà l’unico sistema con cui il Napoli scenderà in campo, anzi – come detto qualche riga più in alto – nelle gare importanti Conte potrebbe anche disegnare una squadra diversa, in modo da far convivere De Bruyne, McTominay, Anguissa e Lobotka.

Poi è chiaro, il mercato potrebbe sconfessare completamente questa lettura. Nel senso: il Napoli potrebbe anche annunciare l’arrivo di Sterling o di Grealish, e allora a quel punto sarebbe difficile tener fuori dei giocatori del genere nelle partite decisive, Conte dovrebbe partire inevitabilmente dal 4-3-3 e rinunciare ad alcuni dei suoi talenti. Fino a che non verrà conclusa un’operazione del genere, e naturalmente non è detto che avvenga, la sensazione è che il Napoli si muoverà su altre strade. E anche se le amichevoli contro Girona e Sorrento sono state affrontate con il 4-3-3 puro, resta l’idea/suggestione che le cose potrebbero cambiare quando si affronteranno avversari più forti. Da questo punto di vista, la storia di Conte e l’andamento della scorsa stagione dovrebbero essere delle garanzie sufficienti. E i gol subiti finora nelle amichevoli, come dire, sono una conferma rispetto alla necessità di trovare un nuovo equilibrio.

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