Metwally prima pallavolista in Italia col velo: «sono fiera di portarlo in campo, spero le persone capiscano»

L'egiziana giocherà a Busto Arsizio. Al Corsera: «Indossare l'hijab fa parte della mia persona, l'Italia è sempre stata il mio sogno»

Metwally

L’egiziana Mariam Metwally, a 26 anni, sarà la prima a scendere in campo nel campionato italiano di pallavolo femminile indossando il velo. Un gesto che fa parte della sua quotidianità, ma che in un contesto nuovo come quello della serie A1 acquista un significato più ampio: simbolo di identità, appartenenza e secondo lei di libertà. Cresciuta tra i due club più popolari d’Egitto, giocherà il Mondiale in Thailandia con la sua Nazionale e poi arriverà alla Eutotek Laica Volley Busto Arsizio al posto di Rebecca Piva (che va a Milano per sostituire Miriam Sylla).

Classe 1999, 184cm di altezza, Mariam Metwally, con la maglia prima dell’Al-Ahly e poi dello Zamalek ha conquistato ben 7 titoli del campionato africano Women’s African Volleyball Club Championship, imponendosi come protagonista assoluta. Negli ultimi tre anni è stata premiata come MVP. Mariam ha partecipato al mondiale per club, nel quale ha mostrato ottimi numeri, ed ora è pronta ad affrontare il mondiale con la nazionale egiziana nella rassegna al via il 22 agosto (esordio nella poule B contro la Thailandia per l’Egitto). In campo è pronta a dar tutto per la Uyba, fuori è molto curiosa.

L’ha intervistata il Corriere della sera, a firma Pierfrancesco Catucci:

Mariam, è il momento più importante della sua carriera finora?
«Da quando ho iniziato a prendere la pallavolo sul serio, l’Italia è sempre stata il mio sogno. La serie A1 è uno dei campionati più competitivi al mondo, la seguo da anni. Farne parte è quasi surreale. È un enorme passo avanti, ma è anche la dimostrazione che lavoro e fiducia in sé possono davvero aprire porte, anche quando il percorso non è il più tradizionale».

Il suo arrivo nella pallavolo in Italia porta con sé anche un’immagine nuova per il nostro campionato: sarà la prima atleta a scendere in campo con il velo. Che significato ha per lei?

«Significa tanto. Indossare il velo fa parte della mia persona e sono fiera di portarlo anche in campo. Dimostra che non esiste un solo modo per essere un’atleta. Spero che le persone capiscano che si può rimanere fedeli a sé stessi anche inseguendo grandi obiettivi. Dentro e fuori dal campo, mi piacerebbe mettere in luce il valore dell’unità nella diversità: essere diversi non è qualcosa da nascondere, ma da vivere con orgoglio. Voglio rappresentare fiducia, rispetto e inclusione».

Come immagina il suo quotidiano a Busto?
«Pieno di scoperte: nuovi posti, nuove persone e nuovi cibi. Sono curiosa riguardo allo stile di vita: il modo in cui si riesce a bilanciare il lavoro con il piacere di vivere. Sono una donna socievole e curiosa e non vedo l’ora di conoscere gente, imparare la lingua e vivere ogni momento al massimo».

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