Malagò: «Il paradosso dello Stato senza Ius soli: gli atleti si formano in Italia e poi scelgono altre nazionali»
A Tuttosport: «Oggi nel calcio italiano ci sono meno ambassadors di prima, non ci sono figure come Buffon, Totti, Del Piero. Mi aspetto che verrà presto eletta al Coni una presidentessa»

Dc Roma 29/01/2025 - Il Presidente della Repubblica incontra la Federazione Italiana Tennis / foto Domenico Cippitelli/Image Sport nella foto: Giovanni Malago’
Giovanni Malagò, presidente del Coni, è intervenuto in esclusiva a Tuttosport e ha parlato dello sport in Italia, tra politica e altri aspetti legati soprattutto alla comunicazione.
Malagò: «Ci sarà una donna presidentessa, lo Ius soli è una mia battaglia»
Secondo lei la dieta mediatica degli italiani si è fatta più varia?
«Assolutamente sì. Ed è qualcosa che mi rende felice. Siamo stati per molti decenni un Paese più che calciofilo forse calciomane. E lo dico da grande appassionato di calcio e da tifoso. Ora l’attenzione è distribuita in modo più uniforme. Non siamo ancora, come dire, “a posto”, ma c’è sempre più cultura e competenza su altre discipline: il volley riempie i palazzetti, in tv ci sono ascolti importanti per qualsiasi grande evento sportivo, il fenomeno Sinner sta conquistando spazi enormi. Il calcio ne sta, forse, perdendo un poco».
Quale può essere il motivo?
«Detto che rimane il principale sport italiano, forse in questo momento manca di qualche grande personaggio. Io mi ricordo quando, vent’anni fa, davo consigli su che personaggio scegliere come ambassador per qualche campagna. Alla fine i nomi più richiesti erano sempre quelli: Buffon, Totti, Federica Pellegrini, Zanardi, Bebe Vio e per un certo periodo Pennetta. Oggi, nel calcio italiano non ci sono personaggi all’altezza dei Totti, dei Buffon, dei Del Piero, insomma di quella generazione lì. Questo lo paghi a livello di popolarità e, in qualche modo, ne risente anche l’editoria sportiva che ha costruito molti successi intorno ai grandi calciatori, quelli il cui nome regge sempre e comunque un titolo in prima».
Da questo punto di vista noi potremmo fare qualcosa di più con lo Ius soli sportivo?
«Non c’è ombra di dubbio! È una mia battaglia da anni, ti prego di sottolinearlo. Mille volte l’ho detto, senza farmi strumentalizzare dalla politica, ma facendone un discorso puramente morale. Come è possibile che un ragazzo cresca nei nostri settori giovanili, sviluppi il suo talento grazie alle nostre federazioni, nel frattempo frequenti le nostre scuole e, arrivato a diciotto anni, gli si tolga la maglia azzurra? Perché, sì, in teoria la nazionalità dovrebbe arrivare in automatico. Ma la burocrazia, nonostante ci sia chi ci aiuta, è sempre un’incognita e, magari, per un inghippo si perdono Mondiali o Europei, quando, in certi casi, non si perde proprio l’atleta che decide di gareggiare per un’altra nazionale dopo, ironia della sorte, essere stato formato da noi. Mi sembra paradossale tutto ciò».
Torniamo al 2025, elezioni del Coni, otto candidati, tutti uomini (e neanche troppo giovani), quindi è vero: non siamo un Paese per giovani e nemmeno un Paese per donne?
«Io credo che questa elezione abbia sofferto di un po’ di confusione nel periodo di avvicinamento, con il discorso sulla proroga del mandato almeno fino alla fine delle Olimpiadi che ha poi accorciato i tempi per preparare le elezioni. Con tempistiche e presupposti, diciamo, più… normali, forse avremmo potuto avere delle candidate donne forti e in grado di vincere. Per me è solo una questione di tempo, in futuro ci sarà senza ombra di dubbio una presidentessa. E non mancano certo le possibili candidate».
Nei suoi dodici anni di mandato da presidente del Coni, ci sono delle atlete o degli atleti che le sono rimasti nel cuore?
«Tutti, davvero tutti, quelli che sono stati inseriti nella Walk of Fame del Foro Italico. È un lunghissimo elenco, ma è significativo e ognuno ha una storia che meriterebbe di essere raccontata. Solo per citare quelli che sono stati inseriti nell’ultimo anno: i fratelli Porzio, Franco e Giuseppe, per la pallanuoto, Gerda Weissensteiner, la campionessa di slittino e bob; il fondista Giorgio Di Centa, Gigi Buffon, Francesca Piccinini, Elisa Di Francisca e Aldo Montano… Ma non c’è uno di quei nomi che non sia nel mio cuore di sportivo italiano».