Il Liverpool è una squadra in lutto, come si può pensare di ritornare così presto in campo? (The Athletic)
"I calciatori per il loro status sono visti come supereroi o robot, invece soffrono come tutti gli altri. Anche l'entusiasmo per i clamorosi nuovi acquisti è giustamente soffocato"

Liverpool's Dutch manager Arne Slot celebrates after the English Premier League football match between Liverpool and Tottenham Hotspur at Anfield in Liverpool, north west England on April 27, 2025. Liverpool won the match 5-1, making them the winners of the Premier League title. (Photo by Paul ELLIS / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE. No use with unauthorized audio, video, data, fixture lists, club/league logos or 'live' services. Online in-match use limited to 120 images. An additional 40 images may be used in extra time. No video emulation. Social media in-match use limited to 120 images. An additional 40 images may be used in extra time. No use in betting publications, games or single club/league/player publications. /
Il The Athletic, con un articolo profondamente umano, descrive ciò che saranno le prossime settimane per i calciatori del Liverpool che dovranno smaltire “calcisticamente” la morte di Diogo Jota. Un loro compagno di spogliatoio e in qualche caso di vita. In effetti, troppo spesso vediamo i calciatori come superuomini impermeabili a tutto, persino alla morte. In realtà sono persone e non per tutte le persone gestire un lutto sul rettangolo verde può essere la via migliore. Ma si dovrà fare perché questi solo i calendari Uefa e Fifa. Si gioca. Si gioca sopra ogni cosa. Il quotidiano descrive anche il momento in cui di solito ci si ritrova nella fase pre-campionato: curiosità, brio e l’ebbrezza dei nuovi acquisti. In questo caso cose che non esistono. Come si può pensare di ritornare a giocare così presto?
Il Liverpool è una squadra in lutto per Jota, come può ora pensare di tornare a giocare a calcio? (Athletic)
“Sono passati solo due mesi da quando Slot ha vinto il titolo alla sua prima stagione nel calcio inglese, anche se sembra un’eternità fa. Doveva sentirsi pronto ad affrontare la maggior parte delle sfide che un allenatore di calcio può incontrare. Ma nulla lo avrebbe preparato a questo: la morte di un amato giocatore della prima squadra , e in circostanze così arbitrarie e crudeli. L’idea di un ritorno alla normalità in questo momento sembra ripugnante: un’intrusione volgare e sgradita nel dolore privato. Eppure, resta il fatto doloroso che, a 35 giorni dal Community Shield a Wembley, Slot e il suo staff dovranno prima o poi affrontare la questione di quando i giocatori del Liverpool dovranno tornare a pensare al calcio. […]
I giocatori del Liverpool non hanno avuto la possibilità di salutare Jota. […] E questo dolore è imprevedibile. […] Rende il ritorno agli allenamenti una situazione difficile da gestire. Per alcuni giocatori, il calcio sarà catartico, una liberazione dai pensieri cupi. Vorranno tornare in campo per onorare Jota, distrarsi dai propri sentimenti e alleviare il dolore. Molti probabilmente staranno già visualizzando il momento in cui segneranno il loro primo gol. Altri saranno l’opposto. […]
I calciatori, a causa del loro status, sono ingiustamente visti come supereroi o robot, che non esitano a scrollarsi di dosso le preoccupazioni quotidiane quando indossano dei parastinchi e oltrepassano una linea bianca. È troppo facile dimenticare che sono esseri umani normali, magari dotati di talento nel tirare calci al pallone, ma che soffrono tanto quanto tutti gli altri. Prima di giovedì, il compito più impegnativo per Slot all’inizio di questa settimana era integrare tre nuovi acquisti entusiasmanti […] Tutto questo ora sembra irrilevante. La grande sfida di Slot è fornire supporto ai suoi giocatori che hanno visto il loro compagno di squadra e amico portar via così improvvisamente e crudelmente, e allo stesso tempo gestire il proprio dolore. È un peso gravoso”.