Il Telegraph celebra il nazionalismo della Nazionale femminile: “i maschi non avrebbero mai parlato di sangue inglese”

"Southgate aveva intellettualizzato la questione della fedeltà al proprio Paese. Loro hanno dimostrato il patriottismo più puro". Silenzio invece sulla fascia arcobaleno

Inghilterra

Cm Basilea 27/07/2025 - finale Europeo femminile 2025 / Inghilterra-Spagna / foto Cristiano Mazzi/Image Sport nella foto: esultanza gol Chloe Kelly

La vittoria delle Leonesse inglesi è ancora ruminata dalla stampa inglese, declinandola nei toni ovvi della festa e un po’ della lezione morale. Il Telegraph, da buon giornale conservatore, per esempio ci legge un carico di nazionalismo un po’ fuori scala. “Dopo anni di scrupoli nel gioco riguardo all’attaccamento all’identità nazionale, con i tifosi della nazionale maschile inglese spesso colpevoli di xenofobia lumpen scatenando Spitfire gonfiabili per le strade delle città tedesche, l’idea stessa di sventolare bandiere è diventata tesa – scrive Oliver Brown – Fidatevi di Kelly, quindi, che taglia le corde più dure con una schiettezza tonificante, dicendo: sono molto orgogliosa di essere inglese. Per non essere percepita come un’eccezione, il portiere Hannah Hampton è stata altrettanto enfatica nel gridare a Dio per Harry, l’Inghilterra e San Giorgio. “Abbiamo quella grinta, quel sangue inglese dentro di noi”, ha detto. “Non diciamo mai di no”. Chi ha sentito queste parole per la prima volta avrebbe potuto essere perdonato per essere caduto dalla sedia, non perché fossero dichiarazioni mal scelte, ma perché erano così rare”.

“Quante volte, negli ultimi anni, avete sentito le controparti maschili di questi giocatori dire la stessa cosa? Questo non significa che Harry Kane provi un impegno meno profondo per la causa inglese rispetto a Kelly, ma semplicemente che lei e i suoi compagni di squadra abbiano offerto una tempestiva dimostrazione di patriottismo nella sua forma più pura. Sebbene Gareth Southgate fosse un inglese dichiaratamente orgoglioso, frutto sia delle sue 57 presenze in nazionale che del servizio prestato nella Seconda Guerra Mondiale dal nonno Arthur, durante i suoi otto anni da allenatore si è avuta la sensazione che avesse eccessivamente intellettualizzato la questione della fedeltà al proprio Paese”.

Per Brown Kelly  ha parlato non tanto del “contributo delle Lionesses alle relazioni razziali o all’attivismo arcobaleno, quanto del carattere della squadra, in particolare alle sue caratteristiche tipicamente inglesi di non cedere mai o abbandonare la speranza. Dopo un periodo in cui persino l’esposizione della Croce di San Giorgio poteva scatenare il panico, a causa della sua passata appropriazione da parte dell’estrema destra, la sua visione di cosa significasse essere inglesi sembrava piacevolmente schietta e sana. È l’incarnazione dello spirito inglese nelle Leonesse a garantire che ora diventino pedine in un gioco politico”, scrive come se lui non stesse partecipando allo stesso giochetto.

“Kelly potrebbe sembrare un po’ fuori dagli schemi con i suoi commenti, slegata dall’ortodossia secondo cui il patriottismo è intrinsecamente complicato. Kelly l’ha riportato alla definizione dell’Oxford English Dictionary: “Amore per il proprio Paese e il desiderio di difenderlo”.

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