Cahill e il retroscena su Sinner-Alcaraz: «Jannik guarda le partite di Carlos più di chiunque altro»

In conferenza stampa: «È affascinato dai miglioramenti che Carlos sta facendo nel suo gioco, e ci spinge, come allenatori, a garantire che anche lui stia migliorando come tennista»

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Melbourne (Australia) 26/01/2025 - Australian Open / foto Imago/Image Sport nella foto: Jannik Sinner-Darren Cahill ONLY ITALY

Jannik Sinner è entrato nella storia di Wimbledon grazie alla vittoria in finale contro Carlos Alcaraz. Un traguardo valso al giovane azzurro gli elogi di tutto il mondo (anche se non sono mancate le analisi controverse), tra cui quelli del suo coach Darren Cahill. L’ex tennista australiano si è soffermato sul trionfo sull’erba britannica nella conferenza stampa a margine della partita. Lo ha fatto raccontando i segreti del successo e rivelando un dietro le quinte molto interessante.

Le parole di Cahill sul trionfo di Sinner

Cahill ci ha tenuto innanzitutto a sottolineare l’importanza del lavoro svolto durante gli allenamenti. In particolare della cura dei dettagli: «Per noi sono fondamentali perché dobbiamo affinare quelle abilità che gli serviranno nei momenti importanti, come quando ha una palla break nel quarto set e magari fino a quel momento non ha mai tirato un rovescio lungo linea sulla seconda di servizio, ma deve avere la fiducia di farlo… ed è proprio quello che ha fatto» ha spiegato l’australiano, riferendosi al momento di svolta della finale di Wimbledon.

Poi il retroscena sulla rivalità con Alcaraz:

«Jannik guarda le partite di Carlos più di chiunque altro, perché è affascinato dai miglioramenti che Carlos sta facendo nel suo gioco, e ci spinge, come allenatori, a garantire che anche lui stia migliorando come tennista”. Noi lo prepariamo per affrontare tutti, se ti concentri solo qualcuno poi arrivano altri giocatori che ti sorprendono e ti creano enormi problemi. Oggi ci sono così tanti stili di gioco diversi. E il tipo di tennis che ha giocato Jannik in finale contro Carlos non funzionerebbe contro Ben Shelton o Alexander Zverev. Ma ovviamente Carlos è un punto focale, entrambi si spingono a vicenda. La rivalità c’è e spero continuerà per altri 10-12 anni».

Infine, il passaggio sull’approccio che professano lui e Simone Vagnozzi (l’altro coach del classe 2001 altoatesino): «Fai bene le cose basilari”. E questo è Jannik. Non rendiamo le cose troppo complicate. Facciamo in modo che lui capisca bene in che modo vuole diventare un tennista migliore e dove arriveranno i suoi miglioramenti. E poi lavoriamo. Lo facciamo ogni giorno».

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