Tornano le sponsorizzazioni delle scommesse sulle maglie dei club italiani (il Fatto)

Erano state vietate nel 2018, i presidenti non si davano pace lamentando una presunta perdita di cento milioni a stagione

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A sports enthusiast holds a betting slip at a sports betting shop in July 15, 2019 in Nairobi. Kenya's Betting Control and Licence Board announced sweeping restrictions in May 2019, on gambling advertisements, including outright bans on celebrity endorsements and social media promotions, in a blow to the fast-growing gambling industry in East Africa. (Photo by SIMON MAINA / AFP)

Tornano le sponsorizzazioni delle scommesse sulle maglie dei club italiani (il Fatto)

A scriverlo è il Fatto quotidiano in un articolo di Carlo Foggia e Lorenzo Vendemiale:

Un campionato con più scommesse, stadi moderni e giovani italiani in campo. È l’idea che il governo Meloni ha per il calcio italiano, la risposta della politica alla crisi senza fine della Nazionale. Che adesso, proprio dopo l’ultima disfatta azzurra contro la Norvegia, comincia a prendere forma: oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe approvare la delega che permetterà poi ai tecnici dell’esecutivo (in particolare dei ministri Abodi e Giorgetti, i più attivi sul tema) di scrivere la riforma. 

Il ritorno in Serie A delle scommesse come sponsor

Il provvedimento fa seguito alla risoluzione approvata in Senato lo scorso marzo, che a sua volta aveva raccolto le istanze emerse nell’indagine conoscitiva sulle prospettive del calcio italiano promossa da Fratelli d’italia (in particolare dal senatore Marcheschi). Un contenitore, dunque, ancora da riempire, che però delinea temi e direzioni d’intervento. Il primo e più scontato, perché annunciato in tutte le salse: torneranno le sponsorizzazioni delle scommesse, vietate nel 2018 dal famoso decreto Dignità. Da allora i presidenti non si davano pace, lamentando una presunta perdita di 100 milioni a stagione, mai quantificata con precisione, tanto più che il divieto è stato sistematicamente aggirato con la complicità dell’agcom e di chi avrebbe dovuto vigilare sui contratti con portali satelliti delle società di scommesse mascherate da siti di infotainment (con i vari suffissi .news o .live, o affini). La delega però si spinge anche oltre: prevede che al calcio sia riconosciuta “una quota della raccolta dei giochi e scommesse”. Questi soldi saranno destinati all’organizzatore della competizione (cioè la Lega Calcio, le squadre) e allo sviluppo dell’impiantistica sportiva (cioè un fondo per gli stadi?). Questa è una grande vittoria della lobby del pallone, resta da capire quanto grande.

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