«Spalletti doveva chiedere a Gravina se anche lui si sarebbe dimesso» (Tardelli)

A La Stampa: «Abete lo fece con Prandelli nel 2014, e almeno all’epoca andavamo ai Mondiali. Il problema dell'Italia non è l'allenatore, anche se Ancelotti sarebbe stato l'ideale».

Spalletti

Mf Oslo 06/06/2025 - qualificazioni Mondiale 2026 / Norvegia-Italia / foto Michele Finessi/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

L’ex calciatore Marco Tardelli, intervistato da La Stampa, ha parlato dell’esonero di Luciano Spalletti da Ct della Nazionale italiana.

Tardelli: «Spalletti doveva chiedere a Gravina se anche lui si sarebbe dimesso»

Aveva mai visto la Nazionale allenata da un ct esonerato?

«Ne ho viste tante nella mia vita, tra campo e panchina, ma questa mi mancava: siamo al puro surrealismo. Una situazione assurda che crea un altro danno alla nostra Nazionale».

Il calcio italiano ha toccato il fondo?

«Sì, sperando che adesso non inizi a scavare».

Ma si poteva evitare questo finale?

«Non è bello vedere un ct che annuncia da solo il suo esonero, senza che nessun dirigente venga a spiegare che cosa è successo e perché si è scelto di cambiare l’allenatore. Davvero grottesco e inedito un esonero così. Io credo che questi dirigenti non capiscano di calcio, non sanno che cosa è uno spogliatoio e come si deve gestire un gruppo. Piuttosto era meglio affidare la Nazionale per una partita a un ct delle Under se proprio si voleva mandare via subito Spalletti».

Quali ha colpe ha Spalletti?

«Ha fatto errori e si vede che non c’era empatia con i giocatori, ma se la colpa è di Spalletti, allora è anche di chi l’ha scelto. Per questo devono pagare tutti e mettere veri uomini di calcio».

Che cosa poteva fare il ct dopo la sconfitta con la Norvegia?

«Quando il presidente Gravina l’ha incontrato gli avrà chiesto di dimettersi dopo la figuraccia di Oslo, lui doveva rispondere con un semplice “Tu ti dimetti?”. Perché non è possibile che i ct vanno e vengono, mentre nessun dirigente si prende mai una responsabilità per quel che sta succedendo. Prandelli non ha superato il girone in Brasile e ha dato le dimissioni, come il presidente Abete. E almeno all’epoca andavamo ai Mondiali».

Da dove si riparte?

«Intanto facendosi una domanda fondamentale: nessuno si è accorto che il calcio italiano è da rifondare? Non è cambiando il ct che si possono risolvere tutti i problemi. Qui bisogna ricostruire un’anima, i giocatori devono sentire di appartenere alla maglia azzurra: ora non sanno nulla e non hanno la voglia di vincere per l’Italia».

Può riuscirci Gigi Buffon a farglielo capire in questo delicato ruolo di capo delegazione?

«Lui ha tutte le qualità possibili e sa benissimo che cosa vuol dire giocare per la Nazionale. Servirebbe un reset mentale: devono cambiare la testa i giocatori perché sono loro a scendere in campo. Bearzot ci dava fiducia e veniva ripagato, ma soprattutto questi ragazzi devono imparare a conoscere la storia: se non conosci il passato non puoi capire il futuro».

Prima della Norvegia aveva tenuto banco il caso Acerbi…

«In Nazionale non si sono fatti mancare nulla. Si poteva gestire diversamente il caso Acerbi e questo dimostra come stia venendo a mancare l’amore dei calciatori per la maglia azzurra».

Basta affidarsi a Ranieri o Pioli per cambiare il corso della Nazionale?

«Il problema non è l’allenatore, anche se uno come Ranieri darebbe sicuramente tranquillità e questo aiuterebbe. Il problema è strutturale. Il ct ideale sarebbe Ancelotti, ma il Brasile l’ha capito prima di noi».

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