Mancini è lì che aspetta: «Certo che tornerei in Nazionale, si torna sempre dove si è stati felici»
Alla Gazzetta: «C'è troppo pessimismo in giro, sembra che siamo già fuori dai Mondiali. Con Gravina ci siamo parlati, sa che nella vita si commettono errori»

Db Bologna 04/06/2022 - Uefa Nations League / Italia-Germania / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Roberto Mancini
Mancini è lì che aspetta: «Certo che tornerei in Nazionale, si torna sempre dove si è stati felici»
Roberto Mancini è lì che aspetta. È stato il vincitore del sondaggio della Gazzetta dello Sport. Gli italiani, comprensibilmente, preferiscono lui a De Rossi, Gattuso e altri. La Gazzetta lo ha intervistato, lui è pronto, dichiara di aver chiarito con Gravina e che c’è troppo pessimismo nell’aria.
Se non abbiamo contato male, ha detto almeno tre volte di essersi pentito di come lasciò la Nazionale. Ce ne sta una quarta?
«Soprattutto ci sta dire che se io e Gravina avessimo parlato di più in quelle settimane, e anche prima, per chiarire certe situazioni, non sarebbe successo nulla. Ma a volte si decidono anche cose sbagliate».
Un motivo su tutti per cui prese quella decisione frettolosa?
«È vero che non sentivo più la fiducia di prima, ma dovevo parlarne con il presidente: potevo farlo, questa è la mia colpa. Oggi, chissà, saremmo ancora insieme: per provare ad andare al Mondiale. E magari, dopo aver vinto l’Europeo, per tentare la doppietta».
E un motivo per cui tornerebbe?
«Perché per un allenatore non c’è cosa più bella che guidare la Nazionale: io ho vinto con i club, ma se vinci con l’Italia è un’altra cosa. E perché si tornerebbe sempre dove si è stati felici».
Molto felice?
«A Coverciano stavo da dio, con tutti. C’era proprio un bel clima».
Mancini e il debito con i tifosi per il Mondiale
Ma ha mai riflettuto sul fatto che, con una Nazionale più vicina al playoff che alla qualificazione diretta al Mondiale, per lei sarebbe anche un bel rischio sedere di nuovo su quella panchina?
«Che sarebbe una bella sfida non ci sono dubbi. Anche un bel rischio, sì. Ma a volte bisogna prenderselo qualche rischio, no?».
Tornerebbe più perché sente di avere un conto in sospeso con i tifosi italiani o per il sogno di vincere il Mondiale?
«L’unico debito che sento con i tifosi è proprio quello: che, come ho sempre detto, mi sarebbe piaciuto, e mi piacerebbe, vincere un Mondiale».
Io sono convinto che ci siano tutti i mezzi necessari per essere al Mondiale fra un anno. Anzi, sono abbastanza sicuro che ci andremo: a sentire certi discorsi sembra che siamo già fuori…».
Troppo pessimismo nell’aria?
«È la cosa più semplice da avere, perché rende di più: le cose negative sono quelle che fanno più notizia. Che fanno parlare».
Anche che Sacchi abbia detto che lei merita un’altra chance.
«Arrigo è un simbolo della Nazionale e un modello per gli allenatori. E sa di cosa parla».
C’è spazio per ricomporre con Gravina?
«Non credo sarebbe un problema. Ci siamo già visti, ci siamo parlati, il presidente sa che nella vita si fanno anche errori. Essersi capiti su questo è la cosa più importante, al di là di quello che accadrà».