Sfogo contro la retorica di Antonio Conte: io questo scudetto non lo metterei manco in bacheca

POSTA NAPOLISTA - Il vero miracolo è quello di De Laurentiis, non il suo. Esiste soltanto il suo ego, il suo gioco è superato. Vincere non è l'unica cosa che conta

Conte milan

As Napoli 09/03/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Fiorentina / foto Antonello Sammarco/Image Sport nella foto: Antonio Conte

Sfogo contro la retorica di Antonio Conte: io questo scudetto non lo metterei manco in bacheca

Salve, pur consapevole che la mia voce nulla conta e che, probabilmente, magari questa mia sarà distrattamente guardata e cestinata, non riesco ad esimermi da questo sfogo.

Conte è venuto per disperazione: non allenava da due anni e nessuna squadra importante lo prendeva più in considerazione.

Il suo modo di giocare è superato, la sua presunzione ridicola, il modello comunicativo inutilmente irritante.

Esiste soltanto il suo superego: senza avere raggiunto neanche il 15% dei risultati degli allenatori cui lui crede pateticamente di potersi paragonare (Mourinho, Guardiola, Klopp o Ancelotti), pretende di fare “miracoli”.

Aurelio De Laurentiis gli ha dato una chance (l’unica a sua disposizione) che ha coinciso con il campionato più deludente degli ultimi 15 anni:

· In cui, nella migliore delle ipotesi, il vincitore avrà un’ottantina di punti;

· in cui SSC Napoli, dopo tantissimi anni, non gareggia in Europa;

· con i big – compresa l’Inter in campionato – in depressione imbarazzante;

e non gli è bastato: si è escluso anche dalla Coppa Italia, per non fare tre partite.

Adesso mostra tutti i suoi limiti: gioco superato, mancanza di adattamento, rigidità antiquata nella gestione dei cambi, incapacità di valorizzare i giovani e di attrarre i campioni:

Osimhen e Karatskhelia se ne sono fregati del grande allenatore: uno ha preferito addirittura il campionato turco e l’altro i soldi qatarioti.

Tutto sommato, Conte ha vinto tre campionati con le zebre e uno con l’Inter quando erano ancora le uniche squadre con potere economico e politico in Italia, con Abramovich in Premier per lo stesso motivo.

La società Napoli è un miracolo finanziario: un signor nessuno dal punto di vista patrimoniale, senza potere né politico né sociale, nonostante l’assenza di un merchandising neanche lontanamente paragonabile, per esempio, a quello della Roma (figuriamoci alle big italiane ed europee, laddove i tifosi napoletani vanno avanti a pezzotti e contraffazioni) in una quindicina di anni riesce a vincere uno scudetto e a portare stabilmente la squadra in Champions, dopo averla rilevata in serie C senza essere nemmeno competente del settore.

Le zebre hanno Exor che a Torino è anche potere assoluto per costruire uno stadio.

Inter, Milan e Roma con fondi miliardari alle spalle non riescono nemmeno a costruirlo e noi ci lamentiamo del pappone?

Certo, è antipatico, ma in verità che mister simpatia sono Agnelli, Elkann e Marotta per parlare solo dell’Italia.

Il calcio attuale, quello che conta, vive di Fondi Internazionali ultramiliardari, di cui una squadra di calcio è una piccola voce in un bilancio mostruoso, Berlusconi lo aveva capito per primo e provveduto a cedere il Milan: lui, un miliardario che poteva comprare l’aziendina di De Laurentiis senza accorgersene nemmeno.

Infine, ma non per gerarchia degli argomenti, ma qualcuno riesce a divertirsi guardando le partite di questo miracolo?

Il calcio, per chi non fa parte della filiera businnes, dovrebbe essere divertimento e intrattenimento: vale a dire spettacolo, per giunta con la “aggravante” dell’etica dello sport (oggi sembra ridicola, ma io e tanti altri ci crediamo ancora).

Indubbiamente, il cinismo imperante ci vuole convincere che “l’unica cosa che conta è il risultato” manifesto programmatico addirittura scolpito con mortificante ostentazione nel dna di una squadra che per Gravina è patrimonio del calcio italiano:

non credevo fosse diventato anche la filosofia dei tifosi napoletani e di giornali come il Napolista che spesso (e meno male) approfittano del calcio per manifestare qualche sano principio.

Mi pare di capire che sia cambiata la linea redazionale in direzione di un nuovo credo, molto aderente a quello sabaudo!

Dopo novanta minuti di noia e di mancanza totale di qualche azione degna del famoso “squaglia o’ sangue dint’è vene” sono blasfemo se dico che ho buttato via il mio tempo?

Altra bestemmia: mi sono divertito tantissimo a guardare Inter vs Barcellona e avrei voluto essere tifoso dei catalani, sì, anche perdendo!

Non so se vinceremo questo campionato, se così fosse, mi comporterei proprio al contrario dei sabaudi:

· Loro ostentano un campionato vinto con truffa e cancellato dal regolamento;

· Io non lo metterei nemmeno in bacheca per evidente insipienza

Perché i principi hanno un valore ed un significato e si dimostrano anche nello sport.

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