Ringraziamo Vasquez e il suo gol, meglio una settimana di paura che di festeggiamenti anticipati
L'ultima volta che dei dirigenti organizzarono i festeggiamenti prima dell'effettiva vittoria, fu per il Maracanazo

Ni Napoli 11/05/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Genoa / foto Nicola Ianuale/Image Sport nella foto: Johan Vasquez
Ringraziamo Vasquez e il suo gol, la secchiata di acqua ghiacciata può fare solo bene al Napoli
Il tema di questi ultimi 180′ sarà la paura. La paura di perdere. La paura di retrocedere. La paura di vincere. Perché c’è anche quella ovviamente. E il Napoli ha dimostrato paura di vincere contro il Genoa. Paura anche per la maggioranza dei tifosi: paura di non fare festa. Paura che non potesse mettersi in moto l’economia dello scudetto, che rende ancora più triste la Disneyland della presunta felicità. Come sempre nei finali di stagione punto a punto sono i dettagli che fanno la differenza. Conte ne è consapevole. Ne ha parlato due settimane fa, quando ha ricordato a tutti che lui di scudetti vinti e persi all’ultima giornata ne ha vissuti. Dicevamo della paura. Una squadra senza paura come il Genoa è l’avversario peggiore. Certo anche il Torino ha la mente sgombra ma per par-condicio ha finito il campionato da tempo. Mente sgombra, voglia di stupire e sfrontatezza sono le avversarie peggiori da affrontare, quando giochi per pescare il marlin da un quintale. Il Genoa era un avversario ostico. Sottovalutato dalla maggioranza pressapochista ed incompetente. Trattata un po’ come un intruso. Già all’andata, per caratteristiche fisiche ed aggressività dei rossoblù, fu forse una delle vittorie più fortunose della stagione. Un secondo tempo agonico. Da non farsi preferire a un pomeriggio dal dentista. Altro che Lecce.
Le prossime partite che verranno saranno certamente più abbordabili. A differenza della vulgata che voleva un calendario per il Napoli in discesa, è dimostrato ormai che le squadre senza reali obiettivi di classifica, sono assai peggio da incontrare, rispetto a quelle che si giocano la permanenza, ovvero altri obiettivi. Un Parma tranquillo che vuole salutare in letizia il proprio pubblico è infinitamente più pericoloso di un Parma improvvisamente precipitato, per proprie negligenze, nella zona “hot” della graduatoria. Stesso dicasi per il Cagliari che ha inanellato due sconfitte consecutive, che tanto tranquillo non è, con l’imminente scontro diretto casalingo con il Venezia, che ne sancirà il destino. Per cui si guarda con assoluta fiducia ai prossimi 180. Ma al momento la testa deve essere a Parma e solo a Parma.
La presenza del pubblico rispetto al risultato del campo è irrilevante. Il pubblico non ha mai fatto un gol, nemmeno lo ha mai subito. Ovviamente è stata la squadra a pareggiare, non è stato un errore quello di Conte di cambiare Raspadori per Billing, a Lecce lo stesso cambio è passato inosservato, mentre contro il Genoa il danese sembra essere stato la causa di tutti i mali.
Il pareggio di Vasquez ha fatto abbassare i sismografi dell’entusiasmo azzurro
In qualche modo la paura che serpeggiava sugli spalti, e che ad ogni azione offensiva del Genoa si tramutava in autentico terrore, ha in qualche modo attraversato il fossato e si è impossessata dei giocatori. Le uscite dal basso sono sempre state vissute pericolosamente. Spesso Meret da dovuto abbozzare dei rinvii sbilenchi con il piede sbagliato. Stesso dicasi per Oliveira poco a suo agio in questa seconda uscita da centrale. Se il Napoli, contro il Genoa, ha sofferto su un punto di forza, la contraerea, che durante tutta la stagione ha consentito di non subire un solo gol in 35 partite. Prenderne due in un sol colpo, anche se il primo è un’autorete fortuita, vuol dire che anche i giocatori sentono la responsabilità del momento e che con Olivera adattato centrale qualche certezza è venuta meno. Anzi il cambio di Billing per Raspadori indicava la necessità di alzare il muro, ma evidentemente non è bastato.
Alla fine potremmo finire per ringraziare Johan Vasquez. Il pareggio ha spento sorrisi, speranze e ha fatto abbassare i sismografi dell’entusiasmo azzurro, gettando una secchiata di acqua ghiacciata sulle contrattazioni del mercato scudetto. Senza il gravame di una tifoseria tristemente entusiasta, sempre a caccia di foto ed autografi, ma che a due giornate dalla fine continua a lamentare una mancanza di gioco da parte del Napoli (questi sì detriti sarriani), Conte e la squadra potranno preparare senza eccessive pressioni esterne la trasferta di Parma. Si fosse arrivati ancora a tre punti sull’Inter, sarebbe stato psicologicamente più sostenibile per i tifosi, ma non per i giocatori che avrebbero rischiato di finire schiacciati da tanta pressione. In questo finale di stagione, l’unica ragione di vita della tifoseria sembra essere diventato il pullman scoperto, ben venga una trasferta preparata con un ambiente devastato dalla paura di non festeggiare (mica di vincere) ed assolutamente depresso. È infinitamente meglio andare a Parma nella sfiducia, piuttosto che tra ali di folla festanti e sudate: malate di presenzialismo. L’ultima volta che dei dirigenti organizzarono i festeggiamenti prima dell’effettiva vittoria, fu per il Maracanazo, le foto celebrative vennero fatte prima di giocare la finale. Sarebbe una narrazione assurda, ma che si adatterebbe perfettamente all’ambiente napoletano.