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“Quando un papà tirò fuori un fucile d’assalto”: sul Guardian i racconti dei genitori violenti al calcio dei figli

Le testimonianze raccolte tra i lettori, tra risse, pugni, e sparatorie sfiorate. “Un genitore urlò a suo figlio di rompere la gamba a un altro bambino”

“Quando un papà tirò fuori un fucile d’assalto”: sul Guardian i racconti dei genitori violenti al calcio dei figli

“Quando un papà tirò fuori un fucile d’assalto”: sul Guardian i racconti dei genitori violenti al calcio dei figli

Chi bazzica il calcio minore campano, anche quello giovanile, sa di cosa parlano le lettere inviate al Guardian prima ancora di leggerle. La violenza dei genitori dei piccoli calciatori non è un fatto evidentemente solo nostro. Il quotidiano inglese ha pubblicato un  po’ di testimonianze, ammissioni di colpa, racconti e pentimenti. C’è un po’ di tutto: risse, sassaiole, tutto il repertorio. Persino un fucile d’assalto.

André Pereira Leme Lopes per esempio scrive: “Una volta una partita è stata interrotta perché l’altra squadra aveva schierato giocatori di nove anni evidentemente fuori categoria. Ci sono state molte imprecazioni e urla da parte di allenatori e papà. Mia moglie ha deciso che ne aveva abbastanza e ha portato nostro figlio fuori dal campo per tornare a casa. Era l’unico portiere della squadra, quindi senza di lui la partita non si sarebbe giocata e diversi papà dell’altra squadra ci hanno provocato, urlando: “State scappando?”, “Avete paura?”. Mia moglie li ha ignorati e si è diretta verso l’uscita, ma uno dei papà l’ha spinta. Un altro mi ha dato un pugno da dietro e io ho perso completamente il controllo e ho risposto con lo stesso pugno”.

Bryan invece scrive: “Ogni tanto arbitravo le partite di mio figlio. C’erano sempre molti insulti nei miei confronti. La scena peggiore è stata quando ho assegnato una punizione per un fallo su mio figlio. Uno dei papà mi ha detto: “È tuo figlio, non è vero? Sei un imbroglione!”. È stata l’unica volta che ho visto mio figlio in lacrime su un campo da calcio. Tutto quello che sono riuscito a dire al papà è stato: “Bravo, hai fatto piangere un bambino di 10 anni, devi esserne molto orgoglioso”.

Ma Robert Weiss, 76 anni, dal Colorado, va oltre: “Allenatore per 37 anni, arbitro per 26, e avendo giocato (male) fino a 50 anni, ho dovuto spesso avere a che fare con genitori esagerati. Ho segnalato più volte genitori e allenatori tossici ai dirigenti dei club e agli amministratori del Colorado. Mia nipote gioca in un campionato regionale avanzato. Durante un torneo vicino a Salt Lake City, l’ex marito della madre di una delle giocatrici ha iniziato a litigare. È saltato fuori un fucile d’assalto AR-15 dell’ex. Improvvisamente, numerosi genitori di entrambe le squadre hanno estratto le proprie armi da fuoco. Famiglie e giocatori nei campi adiacenti sono corsi a mettersi al riparo, molti scavalcando le recinzioni per scappare. È intervenuta la polizia, ma sorprendentemente non sono state sporte accuse penali (né sono stati sparati colpi d’arma da fuoco)”.

I papà che rovinano il calcio dei figli

C’è anche un italiano, Giacomo Poma da Parma: “Vivevo a Bruxelles e guardavo mio figlio di 10 anni giocare una partita a scuola. Ho sentito un padre seduto accanto a me dire a suo figlio: “Guarda il loro otto: se ne hai la possibilità, colpiscilo così forte da rompergli una gamba”. Per me era abbastanza, niente più calcio per i miei figli”.

E ancora, in ordine sparso: “Mio padre allenava la squadra di mio fratello negli anni ’80 e fu squalificato a vita dopo aver dato un pugno a un arbitro. La sua difesa: la squadra avversaria era troppo grossa per essere sotto gli 11 anni! (Non era vero)”. Emma da ​​Bristol.

“Sotto la pioggia battente e il fango, riuscimmo a vincere 5-4 nonostante i continui insulti, verbali e fisici, e tifammo da bordo campo. Dopo il fischio finale, i genitori ci seguirono negli spogliatoi e il nostro allenatore decise che dovevamo andarcene in quel momento prima che la situazione peggiorasse. Saltammo tutti in macchina con i nostri genitori, bagnati fradici, coperti di fango e terrorizzati. Oltre agli insulti verbali, ci tirarono pietre contro le auto”.
Daryll Gregory, Mansfield, Regno Unito

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