Il Napoli di Conte è sopravvissuto a più traumi, non si è perso in lamentele e ha vinto
Si partì da Napoli-Modena e Verona-Napoli. Il tecnico va solo ringraziato. Senza il suo lavoro, tutto questo non ci sarebbe stato

Verona 18/08/2024 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Napoli / foto Image Sport nella foto: gol Livramento
Il Napoli di Conte è sopravvissuto a più traumi e poi ha vinto
Sono ancora giorni di festa e di un’adrenalina che continua a scorrere. Eppure un’analisi e una ricostruzione vanno fatti per mettere in fila i fatti. Fatti che raccontano quel mese di agosto tra Napoli-Modena e Verona-Napoli, una squadra con gli stessi fantasmi dello scorso anno, senza ancora gli acquisti top e con le scuse di Conte dopo il Bentegodi.
La piazza insorge per Brescianini (who is?, ndr) all’Atalanta e quel fine mese dove Neres, Lukaku, McTominay e Gilmour danno respiro a una squadra che contro il Parma trova il primo switch della stagione. A questo punto il coach british-pugliese inizia il suo lavoro dopo un ritiro senza poter allenare il gruppo completo. Mette mano alla difesa e alla fase difensiva con Buongiorno in versione the wall, Rrahmani e Di Lorenzo rinati insieme a Olivera. La squadra non subisce gol e gioca in modo molto pratico, lo scozzese numero 8 fa capire che ruolo si sta costruendo. Azzurri già primi a ottobre.
La sconfitta interna contro l’Atalanta è quello choc salutare per testare la tenuta mentale del gruppo che si mostra forte la partita successiva sul campo dei campioni d’Italia dell’Inter. Il Napoli tiene botta e Conte si fa sentire nel dopo gara per un rigore inesistente fischiato ai nerazzurri ma sbagliato dal turco: un monito per anticipare pericolose tentazioni di arbitri e Var.
La squadra riprende il cammino e inciampa sulla Lazio in Coppa Italia con le riserve e poi nella sfortunata gara interna ma il gioco inizia a macinare e anche la forza di squadra. Gli azzurri scivolano al secondo posto ma preparano il terreno di una cavalcata.
Da metà dicembre a fine gennaio sono sette le vittorie consecutive con tante reti fuori casa e qualche sofferenza interna contro chi si chiude. Sembra l’inizia di una corsa irrefrenabile ma arriva il secondo choc: via Kvara e non viene preso il sostituto. Conte incassa il colpo ma febbraio racconta del terzo choc che segna tutto il girone di ritorno: infortunati Neres, Olivera e Spinazzola e poi anche Buongiorno.
Conte non si lamenta e si adatta alla realtà
Il coach british-pugliese non si lamenta, cambia modulo e offre a Raspadori la possibilità di essere decisivo. Jack non delude e segna, arriva però la caduta di Como – unica del girone di ritorno nonostante la rosa falcidiata da infortuni – ma subito c’è il pari contro l’Inter. A questo punto lo stadio Maradona diventa un fortino dove cadono Fiorentina, Milan, Empoli e Torino. Fuori casa Monza (dove esordisce Rafa Marin) e Lecce sono espugnate a fatica ma con grande prova di forza difensiva e carattere.
Il finale thriller è quello di cui stiamo ancora godendo. Chi conosce il calcio o ha giocato calcio può solo dire che i fatti parlano chiaro: Antonio Conte è stato un fuoriclasse in panchina, capace di fronteggiare eventi traumatici e sfortune senza far cadere la tensione del gruppo. A Bergamo questa squadra ha capito di essere forte, contro l’Inter in casa di poter vincere lo scudetto. Le dieci finali sono stati capolavori tattici con moduli variabili tra fase offensiva e difensiva dove Scott ha potuto liberare il suo potenziale realizzativo segnando dodici gol complessivi. Lukaku si è messo sulle spalle l’attacco facendo da boa per i rispettivi partner d’attacco, Politano è diventato ciò che fu Pepe per il primo scudetto juventino di Conte.
Nel mezzo ci sono state critiche, spesso ingiustificate dai fatti sopraelencati e dovute anche a un modo di guardare il calcio sempre più lontano dall’esperienza del campo e più vicino alla playstation. Maradona una volta lanciò un pallone verso un gruppo di giornalisti e disse al suo compagno: “se tutti si scansano invece di stoppare la palla nessuno di loro ama il calcio o ha mai giocato”. Accadde così e così, a volte, capita con chi si approccia a questo gioco.
Fortunatamente, nel mezzo, c’è stato uno stadio e la stragrande maggioranza della tifoseria che ama e ha seguito Conte come un comandante, esattamente come hanno fatto i suoi giocatori da soldati. Si è caricato addosso tutte le tensioni nel mese decisivo di aprile per lasciare tranquillo il gruppo e ora riflette sulla possibilità di restare o andare. Non è solo questione di acquisti (se è vero che De Bruyne è così vicino tanto da stravolgere le strategie societarie) o di budget mercato. Conte ha capito che l’anno prossimo non basterebbe nemmeno il secondo scudetto consecutivo in un ambiente che fischiò sonoramente Diego Maradona dopo aver vinto la Coppa Uefa.
L’augurio è che possa restare con una squadra completa e più forte per vincere nuovi trofei (anche Coppa Italia e Supercoppa) ma al tempo stesso potremo dire che abbiamo avuto qui a Napoli il miglior allenatore possibile nel momento più difficile. E va solo ringraziato.