Conte e il suo calcio brutto, sporco e cattivo in antitesi con la napoletaneria del giocar bene e perdere

Fabrizio d'Esposito sul Fatto quotidiano scrive l'alfabeto dello scudetto: da attesa a Verona passando per Pedro. Conte è il centro di tutto

scudetto Conte

Ci Napoli 11/05/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Genoa / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Antonio Conte

Conte e il suo calcio brutto, sporco e cattivo in antitesi con la napoletaneria del giocar bene e perdere

CONTE. Nell’era calcistica del giochismo circense sovente fine a se stesso, Antonio Conte ha predicato la rivoluzione della fatica fatta di nervi e attributi, laddove la sofferenza non conduce alla sconfitta ma alla vittoria anche con partite brutte, sporche e cattive.

DE LAURENTIIS. Nella stagione 23-24, dopo lo scudetto spallettiano, l’ego del presidente padre-padrone fece boom e il Napoli tricolore arrivò al decimo posto, perdendo per la prima volta l’ingresso in una competizione europea. È rinsavito con l’ingaggio di Conte, castrando per di più il suo io per quasi tutto il campionato. Ora però, probabilmente, Conte andrà via proprio come Spalletti. La natura aureliana fu descritta così, una volta, dal figlio Luigi: “Tu non hai capito che, quando Aurelio manda qualcuno a fare in culo, si realizza”.

JUVENTINO. Conte non ha rinnegato il suo passato e il processo di juventinizzazione, in senso di mentalità vincente, nel Napoli non è mai stato accettato dalla fazione sovranista e neoborbonica dei tifosi, ché la loro napoletaneria (degenerazione della napoletanità ben descritta da La Capria buonanima) non contempla la vittoria a tutti i costi. A loro piace perdere, ma giocando bene.

NAPOLI. Città capace di trasformare un venerdì qualsiasi di fine maggio in una notte di Capodanno. Epperò una certa consuetudine con la vittoria sta dando i suoi frutti: ieri i commenti scontati e stucchevoli sul calcio da leggere come riscatto politico, sociale et cetera erano decisamente pochi. Speriamo.

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