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Inzaghi dovrebbe fare un discorso contiano: “io sono un numero uno e merito una macchina all’altezza”

Libero scrive che, si vinca o si perda stasera, il tecnico dovrebbe avere il coraggio di affrontare la società e smetterla di prendersi le colpe

Inzaghi dovrebbe fare un discorso contiano: “io sono un numero uno e merito una macchina all’altezza”
Inter Milan's Italian coach Simone Inzaghi reacts prior to the Italian Serie A football match between Inter Milan and Roma at the San Siro stadium in Milan on April 27, 2025. (Photo by Piero CRUCIATTI / AFP)

Pietro Senaldi sulle pagine di Libero scrive dell’Inter in vista della sfida Champions di questa sera contro il Barcellona. Una sfida importantissima dal momento che Inzaghi ha già ipotecato lo scudetto ed è uscito dalla Coppa Italia. Il punto però è che non tutte le colpe sono dell’allenatore che, secondo il giornalista, dovrebbe parlare chiaro con la società.

“Ho appreso che la società è soddisfatta e orgogliosa della stagione a prescindere dai titoli che metterà in bacheca, perché c’è una strategia di lungo periodo nell’inseguire tutto a forte rischio di non stringere nulla: questo è un anno di transizione nel quale abbiamo messo a posto i bilanci per ripartire verso un nuovo inizio. Il tifo è fede: sono fiducioso e orgoglioso, soddisfatto no, sarebbe come essere sazi benché a stomaco vuoto sapendo che domani si mangerà bene.

Mi permetto un solo spunto: se il cavallo stramazza a 500 metri dall’arrivo, il fantino qualcosa c’entra, non può fischiettare confidando nella prossima gara. Inzaghi è, con Conte, il miglior allenatore in Italia oggi. Forse anche meglio, visti i risultati in Europa. Mi auguro che possa essere l’Alex Ferguson dell’Inter e ci attendano lustri di trionfi. Che vinca o che perda la Champions, spero faccia alla società questo discorso, forse un po’ contiano: io sono un numero uno e merito una macchina all’altezza.

L’attaccamento alla società è ammirevole, ma io sogno che abbia l’egoismo per ribellarsi e smetterla di prendersi colpe non sue; perché la faccia sulla sconfitta da favorito, resta la sua”.

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