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Stenmark: «Oggi i social mi farebbero a pezzi per i miei silenzi. Non scio quasi più, salto con l’asta»

Intervista a Repubblica: «Sono molto più felice ora di quando ero un campione. Non ero un talento naturale, mi allenavo. Pratico lo sci di fondo»

Stenmark: «Oggi i social mi farebbero a pezzi per i miei silenzi. Non scio quasi più, salto con l’asta»
Swedish ski legend Ingemar Stenmark speaks during a press conference, 16 February 2007, at the Alpine World Ski Championships in Are. Ingemar Stenmark claims Anja Paerson, who has made history by becoming the first woman to win gold in all five disciplines at the world ski championships, had surpassed him as Sweden's greatest skier. AFP PHOTO / OLIVIER MORIN (Photo by OLIVIER MORIN / AFP)

Stenmark: «Oggi i social mi farebbero a pezzi per i miei silenzi. Salto con l’asta, non scio quasi più»

Repubblica, con Maurizio Crosetti, intervista Ingemar Stenmark secondo tanti esperti il più forte sciatore di tutti i tempi. Eccellente slalomista e gigantista, per impedirgli di vincere altre coppe del mondo (ne vinse tre) cambiarono il regolamento. Ha vinto 86 gare di coppa del mondo: 46 giganti e 40 speciali. Oggi ha 68 anni.

Stenmark, cosa significa vivere in compagnia della propria leggenda?
«Per me, proprio niente. Perché era un’altra vita e non ci penso, non ne parlo mai. Nessuno, a Stoccolma dove abito, me ne domanda, e io sono felice così».

Non ha sofferto l’addio a quello che era stato?
«All’inizio ero distrutto ma contento di avere smesso. Dopo un anno ho avuto qualche problema di adattamento, però adesso posso dire in tutta sincerità di essere molto più felice e più quieto di quand’ero un campione. La seconda vita è stata certamente migliore della prima».

Il più grande sciatore di tutti i tempi: ne ha consapevolezza?
«No, perché non mi considero un talento naturale. Ho solo lavorato tanto, fin da bambino. Il mio amico Stig Strand aveva più classe di me, ma poca voglia di faticare».

I suoi silenzi fecero epoca, come quelli di Thoeni. Carattere o barriera linguistica?
«Ero e resto un introverso, è molto semplice».

Lo sarebbe anche essere Stenmark nello sci di oggi?
«Ma sarebbe impossibile! Ne uscirei a pezzi, mi obbligherebbero a parlare, i social mi demolirebbero. Non potrei mai raggiungere la calma e la concentrazione che erano essenziali alle mie vittorie, così come l’assenza di rumore intorno. Oggi Stenmark non vincerebbe niente».

Scia ancora?
«Pratico il fondo con passione. Invece scendo ormai pochissimo, a volte per un’oretta la mattina presto, quando sulle piste non c’è quasi nessuno. Mi guardo continuamente intorno, ho paura che gli altri mi vengano addosso facendo queste curve così ampie, quelli con le tavole, dico».

Perché si è messo a saltare con l’asta a quasi settant’anni?
«Perché è difficile, perché da ragazzino avevo provato con l’asta di legno e mi era rimasta la curiosità per quella che si piega: il fascino di imparare una tecnica nuova. E poi anche il grande Duplantis è agile, veloce, alto, magro e svedese».

Primato personale?
«Tre metri, ma migliorerò». 

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