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Il derby di Siviglia finisce in tribunale, il Siviglia chiude ogni rapporto col Betis (Marca)

Il Betis porta in tribunale tre giocatori rei di aver festeggiato con bandiera del Betis barrata. Per il Siviglia la denuncia va al di là della ordinaria rivalità

Il derby di Siviglia finisce in tribunale, il Siviglia chiude ogni rapporto col Betis (Marca)
Betis fans cheer during the Spanish league football match between Real Betis and Club Atletico de Madrid at the Benito Villamarin stadium in Seville on October 27, 2024. (Photo by CRISTINA QUICLER / AFP)

Il Siviglia ha deciso di tagliare completamente i rapporti formali con la concittadina del Betis. Lo ha fatto attraverso un duro e lungo comunicato. Il motivo? Un’esultanza durante il derby scorso: Juanlu Sánchez, José Ángel Carmona e Isaac Romero avevano esposto la bandiera del Betis barrata come esultanza fuori dalle righe al termine della partita portata a casa. Ciò non è sicuramente stato di gradimento – un po’ fa eco a ciò che è successo con Italiano in Bologna-Fiorentina, ne abbiamo parlato qui – del presidente del Betis Angel Haro che ha dichiarato a più riprese che avrebbe sempre tentato di difendere lo stemma del club. Il Siviglia, dal canto suo, aveva accusato i biancoverdi di aver “indotto” il Giudice sportivo della Liga a squalificare i tre calciatori, non considerando la “sana rivalità” concittadina.

Il Siviglia tuona contro il Betis: è rottura

Di seguito il comunicato del club riportato integralmente da Marca:

Il Siviglia, alla luce del reclamo del Real Betis che ha causato la squalifica di tre dei suoi giocatori, Isaac, Juanlu e Carmona, nella partita della scorsa giornata contro il Celta, desidera comunicare:

– il comportamento dei dirigenti del Real Betis, denunciando l’esultanza dei giocatori del Siviglia e facendolo anche davanti alle organizzazioni federali e non davanti alla Commissione antiviolenza, infrange un codice importante e costituisce un pericoloso precedente, poiché ricerca punizioni sportive attraverso eventi non sportivi.

– ritiene che i fatti riferiti dai dirigenti del Real Betis si inseriscano nel contesto della celebrazione di una partita di grande rivalità, sul proprio campo, e senza alcun fine offensivo, e non comprende che possano essere interpretati come generatrice di violenza. Stupisce che il club biancoverde non interpreti questi avvenimenti nel quadro della rivalità e della sana sportività sivigliana. E altrettanto sorprendente è la decisione dei Comitati Federativi di sanzionare questi eventi in termini sportivi, creando un pericoloso precedente in tutto il calcio spagnolo.

– il Siviglia ha dimostrato ampie prove di magnanimità in casi simili, come quando giocatori o addirittura dirigenti del Real Betis  derisero pubblicamente i giocatori del Siviglia, comprendendo che certi eccessi e persino offese dovrebbero rimanere nel contesto dei festeggiamenti, anche se erano segni di mancanza di educazione e di decoro.

– il Siviglia ritiene che i dirigenti del Real Betis non siano stati all’altezza della situazione, dell’istituzione che rappresentano e dei suoi tifosi, che hanno saputo interpretare molto meglio la situazione; istituzione e tifosi ai quali il Siviglia mostra, come sempre, il suo totale rispetto.

Per questo motivo il club ha deciso di interrompere i rapporti con il Real Betis, poiché non comprendiamo che tali rapporti possano rimanere in vigore quando i dirigenti biancoverdi hanno deliberatamente e consapevolmente cercato di danneggiare il nostro club. Questo, e nessun altro, danneggiare e ledere il Siviglia era lo scopo di denunciare comportamenti extrasportivi davanti ai tribunali. Conseguenze che il Betis conosceva bene.

Il Siviglia, infine, vuole ribadire il suo disappunto per l’atteggiamento inappropriato dei dirigenti del Real Betis, non solo nei confronti di un altro club in generale, ma soprattutto nei confronti del Siviglia. E anche il loro disappunto per le decisioni dei comitati federativi, decisioni che peraltro, seppure a posteriori e fuori dal periodo sanzionatorio, sono state provvisoriamente sospese dalla giustizia ordinaria”.

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