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Aldo Serena: «Van Basten mi tirò la sabbia in faccia. Non ci siamo mai chiariti. Nemmeno con Ancelotti che mi sputò addosso»

Al CorSera: «Il rigore sbagliato a Italia 90 mi ha creato crisi di panico. Tornando indietro, cambierei il lato del tiro. Ero innamorato di Platini per come giocava»

Aldo Serena: «Van Basten mi tirò la sabbia in faccia. Non ci siamo mai chiariti. Nemmeno con Ancelotti che mi sputò addosso»

Il Corriere della Sera intervista Aldo Serena, storico «il bomber con la valigia» di Inter, Juve, Milan, Toro, ma anche Bari e Como.

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Aldo Serena: «Il rigore sbagliato a Italia 90 mi ha creato crisi di panico»

Nel boom degli anni 60 come si cresceva a Nordest?
«Ho avuto un’infanzia un po’ costretta. Dai 7 anni ai 18 sono andato a scuola al mattino, nella fabbrica di scarponi di mio zio al pomeriggio e a giocare calcio alla sera, sempre con i più grandi. Quando a 18 anni mi ha chiamato l’Inter ho preso la mia vita in mano».

Prima com’era?
«Ho iniziato pulendo gli scarponi, poi tagliavo le tomaie. A 11 anni mi sono piantato sul dito un ciondolino che teneva i lacci. E come vede la cicatrice è rimasta. Mi sono diplomato geometra a Como, quando l’Inter mi mandò in B. Mi ero anche iscritto a Medicina a Bari, ma era un modo per restare legato alla fidanzata che studiava la stessa cosa».

Resistere alle tentazioni era complicato?
«Non sono stato un monaco di clausura, anzi. Ma ho sempre cercato di avere i ritmi giusti. Adesso i calciatori hanno meno libertà di divertirsi».

Incontri insoliti?
«Al bar Radetzky di Milano, Ferragosto 1995 in una Milano deserta: entra Bruce Springsteen a bere una birra. Ma non voglio disturbarlo o forse temo che risponda male e mi cada un mito: non trovo il coraggio di salutarlo. E dire che quando passai dal Toro alla Juve e dovevo firmare per il prestito a casa del presidente dell’Inter Pellegrini, andai da lui dopo mezzanotte: direttamente dal concerto del Boss».

Compagni memorabili?
«Ero innamorato di Platini per come giocava: aveva tutto quello che non avevo io. Poi mi sembrava impossibile che potesse esistere un calciatore come Scirea: bravo, buono, competitivo ma rispettoso degli altri. Con Nicola Berti ho avuto un’amicizia terapeutica: io portavo solidità ed equilibrio lui mi ha tirato fuori la leggerezza e la spensieratezza. Ci vediamo ancora».

Van Basten le tirò la sabbia in faccia. Vi chiariste?
«No. E nemmeno con Ancelotti che mi sputò addosso. Ma Carlo al Milan mi fece dei complimenti dopo un’amichevole: mi tese la mano».

Ha mai rischiato di finire dentro il buco nero del rigore sbagliato a Italia 90?
«Mi ha creato dei problemi, penso di aver avuto una crisi di panico. Avevo le gambe durissime, respiravo in modo strano: il portiere mi sembrava un gigante. Non ricordo nulla dell’errore, né di tutto quello che è successo dopo: un black out di due giorni».

Roby Baggio non si perdona ancora l’errore del 1994.
«Io me lo sono perdonato, perché per andare avanti devi chiudere la porta. Però resta la parentesi peggiore della mia carriera: tornando indietro, cambierei il lato del tiro».

Ha mai ricevuto attenzioni maschili?
«C’era un signore che aveva un’agenzia di viaggi che lavorava con l’Inter. Mi disse che doveva fare un articolo su di me per un giornale canadese, perché a 18 anni avevo esordito con un gol alla Lazio. Andai nel suo ufficio di San Babila, di sera. Mi disse di portare la divisa sociale, per fare delle foto e mi chiese di cambiarmi. Andai in un’altra stanza e quando sono tornato e lui ha cominciato a farmi degli apprezzamenti ho capito che la situazione non era chiara: mi sono cambiato di nuovo e me ne sono andato».

Con Galliani che accadde?
«A Pressing feci una critica forte agli arbitri. Lui telefonò dopo Juve-Milan dicendo che non sarei più entrato a San Siro. Non fu così».

Il viaggio del cuore?
«In Tibet. Avevo praticato l’esperienza del rebirthing: una tecnica di respirazione profonda che fai con un medico per andare negli strati profondi della coscienza. Da quello sono emerse delle cose che poi ho ritrovato in Tibet in alcuni monasteri».

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