L’ex capo dell’antidoping francese Rémi Keller: «La Wada s’è inchinata al governo cinese che ha condotto le indagini. Nel caso di Sinner tutte le procedure sono state seguite correttamente»
Rémi Keller è stato per sei anni il capo della commissione sanzioni dell’agenzia antidoping francese (Afld). È considerato un guru della lotta al doping. Intervistato da L’Equipe parla anche del caso Sinner e della Wada, ma di sponda rispetto a quello che lui considera “il più grosso scandalo di violazione delle procedure antidoping che abbiamo mai visto”: il caso dei 23 nuotatori cinesi positivi assolti nel 2021.
Da un’indagine condotta dalla televisione pubblica tedesca Ard e dal New York Times emerse che i nuotatori erano risultati positivi alla stessa sostanza nel gennaio 2021. La Wada aveva accolto la tesi della contaminazione accidentale perché il prodotto in questione – la trimetazidina – sarebbe stato ritrovato nelle cucine del luogo in cui alloggiavano. Quest’estate, 11 dei 23 nuotatori incriminati hanno preso parte ai Giochi di Parigi, alcuni con successo come i nuotatori Zhang Yufei (6 medaglie, di cui 3 di bronzo nell’individuale) e Yang Junxuan (4 medaglie nella staffetta). Il rapporto finale del procuratore Cottier, inviato alla Wada all’inizio di agosto, è stato curiosamente pubblicato solo a settembre, dopo le Olimpiadi.
“Questa vicenda è il più grande scandalo di violazione delle procedure antidoping che abbiamo mai conosciuto. Prima violazione: l’indagine, o presunta indagine, è stata condotta non dall’Agenzia antidoping cinese ma dal ministero cinese della Pubblica sicurezza, quando il codice antidoping mondiale prevede l’assoluta indipendenza tra organizzazioni antidoping e governi. È stato quindi questo ministero ad annunciare che c’era stata una contaminazione con trimetazidina, che è un farmaco, poiché i nuotatori avevano soggiornato nello stesso albergo. Il suddetto farmaco è stato trovato disperso nelle spezie e nelle cappe aspiranti della cucina, che avrebbero contaminato gli atleti. Per dare credito a questa ipotesi bisogna fidarsi di questo ministero che ha fatto sapere che non renderà mai pubblici i documenti della sua indagine. Questa sostanza però non esiste allo stato naturale, è un medicinale, un nuotatore o un cuoco che la utilizzasse avrebbe dovuto disperderla, non sappiamo né perché né come. Questo è molto poco plausibile”.
Non c’è paragone col caso di Sinner
La Wada poteva richiedere i dettagli, “Ma non l’ha fatto”. “Anche l’agenzia cinese ha violato le procedure in un modo grossolano che non ho mai visto. Avrebbe dovuto notificare ai nuotatori il reato di cui potevano essere accusati, non ha tenuto un’udienza e non li ha sospesi, anche se il codice mondiale lo prevede assolutamente. Su questo punto l’agenzia mondiale ha mentito, sostenendo che il codice mondiale permette di non sospendere immediatamente. Da parte di un’agenzia che vuole essere vigile custode delle regole, questo è molto preoccupante”.
“Come risulta dal rapporto Cottier, la Wada ha prima tentato di occultare i risultati, poi ha minimizzato la vicenda e infine ha accreditato senza prove la tesi delle autorità cinesi. E’ uno scandalo totale”.
Sinner dunque… “Non è assolutamente paragonabile. Sinner è stato assolto da un tribunale indipendente con una procedura che sembra essere stata seguita. La Wada ha presentato ricorso, vedremo cosa deciderà il Tas. Al di là di questi casi, l’essenziale è che agli atleti che fanno uso di doping sia vietata l’attività fisica per un periodo di tempo ragionevole. Nel complesso, il sistema funziona abbastanza bene”.