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Nel tennis c’è bisogno del Var (nonostante tutto): l’occhio di falco sbaglia troppo – The Athletic

E gli arbitri alzano le mani: non possono farci praticamente niente. Il problema è che il Var è come la Brexit, acuisce le divisioni

Nel tennis c’è bisogno del Var (nonostante tutto): l’occhio di falco sbaglia troppo – The Athletic
Italy's Jannik Sinner reacts during his men's final match against USA's Taylor Fritz on day fourteen of the US Open tennis tournament at the USTA Billie Jean King National Tennis Center in New York City, on September 8, 2024. (Photo by ANGELA WEISS / AFP)

Il tennis ha bisogno della Var. Peccato che la Var sia un gran casino. Lo scrive The Athletic analizzando questa stramba discrepanza tra bisogno del progresso tecnologico nello sport, e i suoi problemi forse irrisolvibili. “Dall’introduzione del Video Assistant Refereesnella massima serie del calcio inglese cinque anni fa, non c’è stato nessun argomento così dibattuto nello sport. È diventato l’equivalente calcistico della Brexit, acuendo le divisioni e diventando il punto di riferimento per quasi ogni punto di contesa”.

“Il tennis, al contrario, è stato lento nell’utilizzare la revisione video, ma il suo fantasma ha perseguitato lo sport negli ultimi mesi”. Gli errori di “occhio di falco”, stanno cominciando a diventare troppi. E gli arbitri alzano le mani: non possono farci praticamente niente. L’ultimo in ordine di tempo a Basilea, Atp 500, nel match tra Tomas Martin Etcheverry e Ben Shelton. Insomma serve un ulteriore step: la Var, appunto.


“La revisione video è attualmente limitata allo Us Open – scrive The Athletic – ma sarà utilizzata alle Finals di fine stagione a Torino. L’Atp Tour sta valutando la possibilità di utilizzare il sistema nei suoi eventi di categoria superiore dal 2025; il Wta Tour deve ancora prendere una decisione”.

Ma “nonostante il miglioramento di una serie di decisioni, al torneo di quest’anno a New York, il sistema di revisione video è caduto dritto in tutte le trappole che hanno circondato il calcio”. Insomma polemiche su polemiche.

Il punto però è che “il tennis è molto più adatto ad avere il Var rispetto al calcio. È naturalmente a singhiozzo e ha un sistema di punteggio molto più granulare. Il calcio, uno degli sport con il punteggio più basso che ci siano, spesso ha i pochi momenti in cui vengono segnati i gol compromessi da un lungo controllo arbitrale. Ancora più importante, la maggior parte delle decisioni nel calcio sono soggettive, determinate dall’interpretazione di una regola o di un insieme di regole da parte di un singolo arbitro in un dato momento”.

“Il tennis, al contrario, è uno sport di decisioni in gran parte oggettive. Una palla è dentro o fuori, per quanto vicina sia; una palla è rimbalzata una o due volte, per quanto vicina sia. Ecco perché la tecnologia Hawk-Eye per la revisione delle decisioni di linea, introdotta a metà degli anni 2000, ha avuto tanto successo”.

“Le persone sono fallibili; queste non sono decisioni improvvise prese da bot arbitrali onniscienti immuni da soggettività ed errori. Ancora più importante per il tennis, nella sua attuale iterazione, gli operatori di revisione video non sono arbitri della decisione finale. Essenzialmente svolgono il ruolo di supporto tecnico, con l’arbitro che esamina la chiamata”.

“Man mano che il tennis sviluppa il suo uso della revisione video, è probabile che si imbatta in un’altra lezione dal calcio: la necessità di almeno provare ad anticipare le conseguenze indesiderate e impreviste della sua più ampia introduzione. Nel calcio, le disparità nell’interpretazione delle leggi da campionato a campionato e da competizione a competizione, in particolare tra la Premier League inglese e la Champions League, hanno portato a ulteriore confusione tra i tifosi. Il tennis non avrà questo problema, ma la sua infrastruttura altamente frammentata probabilmente creerà disparità nel modo e nel momento in cui la revisione video viene utilizzata da torneo a torneo”.

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