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Conte è il Brad Gilbert del Napoli, l’uomo che insegnò ad Agassi a vincere sporco

“Non essere il migliore del mondo ogni volta che scendi in campo. Devi essere soltanto meglio di un’altra persona”. È quello che sta facendo Conte

Conte è il Brad Gilbert del Napoli, l’uomo che insegnò ad Agassi a vincere sporco
Andre Agassi of the US leaves with former German tennis champion Steffi Graf and his coach Brad Gilbert (R) the Palais Omnisport of Bercy shortly after Agassi won the Paris-Bercy tennis Open 07 November 1999. Agassi defeated Russian Marat Safin 7-6, 6-2, 4-6, 6-4. AFP PHOTO (ELECTRONIC IMAGE) (Photo by THOMAS COEX / AFP)

Conte è il Brad Gilbert del Napoli, l’uomo che insegnò ad Agassi a vincere sporco

La partita del Castellani di domenica 20 ottobre 2024 segna una svolta nella percezione delle reali capacità del Napoli e crea delle incrinature, seppur solamente appena accennate, nella fiducia che i tifosi napoletani hanno riposto in Antonio Conte al suo arrivo sulla panchina. Al fischio finale, un sospiro di sollievo ha percorso le vie respiratorie di tanti e ha dato il via ad un confronto interno alla tifoseria e agli addetti ai lavori.

Le domande sulle quali si è incentrata la discussione sono state quelle che consentono di qualificare una vittoria come “sporca”. Può una squadra vincere sempre facendo un solo tiro in porta? Si può concedere un intero primo tempo all’avversario e sperare che le cose vadano sempre bene? Giocando in questo modo si potrà sperare di vincere contro squadre più forti di questo Empoli? E altre analoghe tutte nate dallo stesso principio generatore.

Tutte queste considerazioni partono, però, da un assunto di immobilità che appartiene più al videogioco, o se volete, al fantacalcio, che alla vita reale. Tutte queste domande dimenticano la moltitudine di variabili che influenzano la realtà che è, per sua natura, volubile, instabile, mobile. Detto in altre parole, utilizzando una frase fatta, trita e ritrita, si dimentica che ogni partita fa storia a sé.

Questo vuol dire che non ha molto senso interrogarsi e cercare la “ricetta” adatta a reagire alle sollecitazioni della vita né, tantomeno, quella adatta a vincere tutte le partite. Anche un maestro di lievitazione sa che, per ottenere sempre lo stesso risultato, dovrà variare minimamente le dosi e i metodi di lavorazione del suo impasto in base all’umidità atmosferica alla temperatura ambiente, alla forza della farina e tante altre piccolissime variazioni dei parametri che influenzano il suo prodotto. Allo stesso modo, ogni attimo, ogni spezzone di partita ha una storia a sé e l’intelligenza degli interpreti sta nel reagire agli stimoli in modo da ottenere volta per volta il risultato migliore possibile. A volte questo risultato si ottiene, altre volte no, la maggior parte delle volte si si riesce a raggiungere un risultato intermedio che può essere, però, sufficiente per centrare l’obiettivo necessario. Il raggiungimento dell’élite, nel calcio come in qualsiasi altro settore, è dato dalla somma di tanti piccoli risultati positivi ognuno ottenuto in maniera diversa e non necessariamente ottenuti ognuno nello stesso modo e fornendo sempre la prestazione migliore possibile.

Questo concetto venne espresso in maniera estremamente sintetica ed efficace da Brad Gilbert, autore del libro Winning Ugly e, soprattutto, allenatore di André Agassi dal 1994 al 2022 nonché l’uomo che più di tutti cambiò il modo di stare in campo di André. Come raccontato dallo stesso Agassi, Brad, in una circostanza attacca la ricerca costante della perfezione del tennista statunitense dicendogli “Non devi per forza essere il migliore del mondo ogni volta che scendi in campo. Devi essere soltanto meglio di un’altra persona.”

La stessa considerazione vale per tutti coloro che ricercano il miglioramento e vale anche per la squadra del Napoli. È inutile chiedersi se la prestazione, i movimenti, gli schemi, le impostazioni tattiche di Empoli saranno adatte a vincere altre partite. È inutile chiedersi perché Politano si abbassava a fare il quinto di difesa sebbene Pezzella non sia Theo Hernandez. Nella partita con l’Empoli è servito e lo dimostra il fatto che la maggior parte delle difficoltà sono venute proprio da quel lato e, senza Politano, sarebbero state molto più difficile da gestire. In altre circostanze, Politano, o chiunque altro, giocherà in maniera leggermente differente in base all’avversario che avrà di fronte. Per vincere altre partite sarà sufficiente essere meglio dell’avversario che avremo di fronte gestendo al meglio i momenti di ognuna delle partite che arriveranno e attaccando i punti deboli che l’avversario presenterà.

Per quanto visto finora, questa mi sembra la qualità migliore di Conte. Sembra che l’allenatore salentino sia perfettamente concorde con il suggerimento di Brad Gilbert e che cerchi di adattare la prestazione della squadra, il gioco, la mente dei calciatori alla situazione che hanno di fronte nel tentativo, fin qui quasi sempre riuscito, di portare a casa il miglior risultato possibile.

Come Gilbert lavorò con Agassi per portarlo a vincere “sporco” facendolo arrivare ad essere il numero uno del tennis mondiale, allo stesso modo le premesse con cui Conte sta adattando la squadra a vincere “sporco” non possono che far intravedere un roseo futuro.
Le altre considerazioni sono frutto di un miope visione immobilista.

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