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L’Europeo è stato un’isola felice per il giornalismo tradizionale, lontani dai club si sta meglio (El Paìs)

“L’inviato ha ripreso significato, tra interviste personalità, porte aperte al racconto personale. Un’esperienza poco replicabile in ottica aziendale”

L’Europeo è stato un’isola felice per il giornalismo tradizionale, lontani dai club si sta meglio (El Paìs)
Db Berlino (Germania) 14/07/2024 - finale Euro 2024 / Spagna-Inghilterra / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Rodri Hernandez

L’Europeo “è stata una fortuna anche per il giornalismo tradizionale”. “Ovvero quel giornalismo che ritiene che per raccontare un evento bisogna essere sul posto, andare ogni giorno nello stesso posto e avere a che fare con le stesse persone, e ovviamente rispondere personalmente del lavoro pubblicato davanti a chi chiede spiegazioni”. Insomma Ramon Besa, sul Paìs, dice che l’Europeo è stata un’ottima occasione anche per fare del “giornalismo come dio comanda”

“La stampa sportiva spesso funziona come stampa di club per l’influenza di squadre enormi come Real Madrid e Barça”. E con l’Europeo “ha figura dell’inviato speciale ha riacquistato significato perché ha avuto accesso ai calciatori, ha avuto il tempo di contrastare le sue impressioni, gestire l’informazione e rispondere alle esigenze del suo ambiente, che d’altra parte aumentavano per l’interesse suscitato da i trionfi della selezione in Germania. La federazione ha aperto le porte perché si svolgessero le interviste e l’allenatore ha cercato di sapere chi era a fare le domande prima di rispondere per facilitare la convivenza – che non significa collusione”.

“Un periodo di tempo limitato – un mese e mezzo – è più facile da gestire che una stagione e la notizia si apprezza sempre più dalla vittoria che dalla sconfitta, quindi il contesto favoriva un rapporto interessato dalle diverse parti”. E “ci sono state anche circostanze che hanno giocato a favore del rapporto di prossimità, soprattutto per l’arrivo di successi sorprendenti e per la novità di alcuni dei suoi protagonisti, la maggior parte dei quali fuori dall’influenza della disputa Madrid-Barça”.

Ma finalmente si è potuto lavorare sul “personale mescolato al calcio da vicino, tutto sembrava visibile e pubblicabile”. “Una storia talmente perfetta da risultare forse temporanea, impossibile da applicare nei club, irripetibile nella squadra stessa in cammino verso il Mondiale. In ogni caso non è il caso di dimenticarlo e tanto meno ignorarlo perché ne è valsa la pena per il giornalismo, o almeno per il giornalismo convenzionale”.

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