Possesso palla, possesso palla con vincoli, fantasia soffocata, nessun tiro in porta, zero dribbling, gli allenatori soffocano le qualità dei singoli

Aldo Serena al Foglio racconta bene cosa sono oggi le scuole calcio.
Il Foglio dedica una pagina alle idee per risollevare il calcio italiano. Scrivono, tra gli altri, Branchini, Giovanni Galli, Zoff. ma a nostro avviso l’articolo di gran lunga più interessante (non c’è paragone con gli altri) è quello di Aldo Serena che affronta il vero nodo: le scuole calcio. Allegri ne parlò anni fa e venne sbertucciato perché Allegri – in un Paese di analfabeti funzionali – incarna il male.
Ecco cosa scrive Aldo Serena partendo dall’esperienza che ha avuto con suo figlio di quindici anni.
La prima cosa che mi viene in mente per aiutare il calcio italiano è quella di lavorare sui settori giovanili. Parto dall’esperienza personale di mio figlio quindicenne che gioca in una squadra dilettantistica in Veneto. Oggi i genitori non si fidano più a lasciare che ragazzi giochino da soli in strada, nelle piazze. Gli oratori sono quasi spariti o comunque sembrano aver esaurito la loro funzione “sportiva”; così la palla passa alle scuole calcio oppure a piccole società, organizzate quasi come club di professionisti: fanno allenare i ragazzi due o tre volte alla settimana (i costi partono da 400/600 euro); gli allenamenti sono prevalentemente di carattere collettivo e lasciano pochissimo spazio alla fantasia dei ragazzi: possesso palla, possesso palla con vincoli specifici (usare solo il piede sinistro o solo il destro, scambi a un tocco, scambi a due tocchi ed esercizi simili). In questo modo, lo spazio della partitella, il momento più atteso dai ragazzi, si riduce a una decina di minuti con porte piccole e quindi nessun tiro in porta, nessun confronto uno contro uno, quasi nessuno spazio ai dribbling. Vedo che c’è un soffocamento della fantasia, chi dimostra di possedere estro e genialità non viene tenuto in considerazione e questo porta a un soffocamento in tempi brevi delle qualità creative dei singoli.
Gli allenatori pensano a costruire una squadra organizzata, dove le qualità dei singoli passano in secondo piano e la tattica ha più importanza della tecnica e del divertimento, che dovrebbe essere una prerogativa delle squadre ragazzi: per loro è un modo di affermarsi, di mettersi in luce di sentirsi importanti.