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Susan Sarandon: «sono pentita di non aver fatto il provino per “Il Padrino”, ma era un film di soli uomini»

A L’Espresso: «Il cinema italiano mi sembra più libero, arte pura, con registi per nulla spaventati dalle emozioni e tante storie meravigliose di donne protagoniste».

Susan Sarandon: «sono pentita di non aver fatto il provino per “Il Padrino”, ma era un film di soli uomini»
Cannes (Francia) 17/05/2017 - Festival del Cinema di Cannes / foto Panoramic/Insidefoto/Image nella foto: Susan Sarandon

L’Espresso ha intervistato Susan Sarandon, 77 anni, attrice che non rinuncia a dire la sua e ad impegnarsi nelle battaglie che ritiene importanti

«Viviamo in un’epoca in cui tutto è precario, il lavoro, l’economia, il clima, la politica, persino la libertà. Neanche io sono libera di dire quello che penso, perché la censura negli Stati Uniti è molto forte: i manager mettono pressione agli attori, hanno un atteggiamento intimidatorio».

Lei è stata di recente scaricata dalla sua agenzia. Cosa è successo?

«In America chi fa domande spaventa. L’agenzia che mi seguiva da dieci anni (la United Talent Agency, ndr) mi ha scaricato perché nell’agenzia ci sono due donne ebree e io ho partecipato alla marcia di protesta per quello che sta accadendo a Gaza. A nulla è servito far notare che alla marcia partecipavano anche molti ebrei. È stato uno shock, in agenzia hanno sempre saputo chi fossi: io sono sempre stata attiva a livello politico. Eppure mi hanno visto di colpo come una minaccia, un tradimento. Sono persino andati da un giornale di poco conto per raccontare una storia drammatica e fantasiosa di me in versione antisemita, cosa che non sono. È stato un brutto momento».

Hollywood non protegge gli attori attivisti?

«Premesso che non vivo a Los Angeles ma a New York, ricordiamoci che agli Oscar Jonathan Glazer (il regista del film “La zona d’interesse”, premiato come miglior film straniero dell’anno, ndr) ha ricevuto una lettera di condanna firmata da più di mille persone. Per lui, che ha fatto un film sull’Olocausto, rendiamoci conto dell’assurdità! A me sembra orrendo, non ho idea di cosa succederà in termini di attivismo, non solo tra gli attori. Pensiamo ai giovani che si ribellano nei campus universitari, dicono che sono violenti e non è vero, protestano pacificamente com’è normale che facciano. Ci sono tanti modi per fermare l’opinione pubblica e spaventare le persone, oggi è diventato fin troppo facile».

A proposito di rifiuti, qual è il più grande ruolo che ha rifiutato nella sua carriera?

«All’inizio della mia carriera mi proposero un film con una star maschile molto famosa intenta a uccidere prostitute in un contesto sessuale. Ho detto chiaro: “Non penso di poter partecipare. Non condivido questa idea di mascolinità, recitare in questo contesto per me sarebbe difficile e non salutare”. Mi risposero che ero solo un’attrice e che non era compito mio mettere in discussione queste cose, così ho rifiutato».

Si è pentita?

«No, mi sono più pentita di non aver fatto il provino per “Il Padrino”, ma ai tempi non avevo ancora un agente, è andata così. Forse da una parte anche meglio, essendo un film di soli uomini».

Da sempre ha un rapporto molto stretto con l’Italia, se le chiedessi un ricordo sul set di Monicelli (film “La mortadella”, 1971)?

«Ricordo che tutti parlavano italiano, io ero giovanissima e non capivo nulla, era il caos più totale. Ricordo poi l’arrivo sul set di Sophia Loren, aveva una luce pazzesca. Mi piacerebbe lavorare di nuovo con registi italiani, spero che mi chiamino presto per un nuovo film»

Cosa le piace del cinema italiano, più di tutto?

«Il cinema americano è direttamente collegato alla televisione, con decisioni puntualmente prese dalle multinazionali; il cinema italiano mi sembra più libero, arte pura, con registi per nulla spaventati dalle emozioni e tante storie meravigliose di donne protagoniste».

C’è un film italiano a cui, per qualsivoglia motivo, è rimasta legata?

«Tanti, su tutti forse “Il conformista” di Bernardo Bertolucci: ha rivoluzionato la mia idea di cinema».

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