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Flora, la leonessa di Vinicio ha cessato di vivere

Il grave lutto del calciatore più amato dai tifosi napoletani. Una lunga storia d’amore, dal Brasile a Napoli.

Flora, la leonessa di Vinicio ha cessato di vivere

Flora, la leonessa di Vinicio ha cessato di vivere

Sull’Isola del Governatore, nella baia di Guanabara di fronte a Rio de Janeiro, lei era la ragazza più bella, aveva 18 anni e abitava in una villa di lusso. Suo papà, Mario Piccaglia, era il re dell’acqua minerale in Brasile, l’acqua minerale Fontana, famiglia facoltosa brasiliana di origini italiane. La ragazza s’affacciava al balcone per vedere passare i calciatori del Botafogo che erano in ritiro pre-campionato sull’ isola. Aveva un bel nome, Flora, ed era una ragazza affascinante.

Luis de Menezes, soprannominato Vinicius, aveva 22 anni, giocava nel Botafogo con Garrincha e Nilton Santos ed era in ritiro con la squadra all’Isola del Governatore. Colpo di fulmine quando gli occhi della ragazza e quelli del calciatore s’incontrarono mentre lei era al balcone della sua villa e i giocatori del Botafogo erano a passeggio. Luis era di famiglia borghese di Belo Horizonte, studente di architettura ma, improvvisamente, calciatore molto promettente nel Botafogo con uno stipendio di 4500 cruzeiros (90mila lire negli anni Cinquanta).

Amore a prima vista. Luis e Flora presero ad incontrarsi di nascosto, poi lei disse a suo padre del ragazzo che studiava architettura, ma faceva il calciatore. Mario Piccaglia si oppose alla loro relazione. “Studia ma fa il calciatore, perde il tempo a rincorrere una palla, non diventerà mai architetto, sarà un tipo senza arte né parte”. I due ragazzi si arresero a quella “sentenza”. Dirà Luis: “Accettai quella decisione per il bene di Flora”. Smisero di vedersi e poi Luis partì col Botafogo per una tournée in Europa. Quell’amore improvviso e intenso sembrò finito.

Vinicio fu ingaggiato dal Napoli. Era il 1955. Luis non aveva dimenticato Flora e la bella ragazza dell’Isola del Governatore pensava sempre al suo bel calciatore. Un destino amico li fece incontrare a Napoli.

Ogni primavera, la famiglia di Flora soggiornava un mese in Italia in visita ai parenti emiliani. I Piccaglia erano di Zocca, il paese di Vasco Rossi. Il padre sperava che le sue tre figlie sposassero un italiano. Un anno, le tre sorelle vennero alla scoperta di Napoli. “Dopo l’allenamento sul campo del Vomero – ricorda Luis – noi giocatori scendevamo agli chalet di Mergellina per prendere l’aperitivo. Di solito, dopo l’aperitivo, io facevo un giro del lungomare in macchina e vidi, in via Partenope, una Buick argento e blu con tre belle ragazze. Mi avvicinai. Una delle tre era Flora”.

Due anni di lontananza non avevano cancellato il sentimento che li univa. “Fu un giorno splendido – racconta Luis. – Tra noi non era cambiato nulla. Feci salire Flora sulla mia macchina e la portai in via Petrarca. Poi, lei partì. Le scrissi una lettera venti giorni dopo. Una proposta di matrimonio in piena regola. Incontrai il padre di Flora a Roma e gli dissi che ero sempre uno che dava calci al pallone, non ero diventato architetto, ma non ero più uno squattrinato. Lui rise e disse che sapeva del mio successo a Napoli. Non ci furono più ostacoli al matrimonio”.

Il matrimonio fra Luis e Flora fece epoca a Napoli. Fu una mattinata indimenticabile e di gran sole, il 22 giugno 1957, in Piazza Plebiscito. Un sabato. Da una lucente Cadillac scese Luis Vinicio in tight. Nella piazza lo accolse una folla che rivaleggiò con quella del Vomero dove giocava il Napoli di quel tempo. ‘O lione, ‘o lione, urlò la folla. Erano almeno in diecimila.

La sposa scese da un’altra auto di lusso. Bellissima, in un superbo abito di pizzo chantilly e con un velo lungo tredici metri che un cagnolino tentò di addentare sulla soglia della basilica di San Francesco di Paola. Quel cagnolino si chiamava Diavolo. Nella piazza mancò la sorpresa che Alberto Annunziata, tifoso azzurro dei Cristallini, aveva preparato. Un ciuccio bardato di azzurro per il matrimonio del centravanti del Napoli. Il ciuccio s’era rifiutato di lasciare il rione Sanità.

Fu l’arrivo di Lauro, compare d’anello, a creare la maggiore confusione. Immancabile la sua più celebre fan, Nanninella ‘a Chiattona, che appariva sempre in prima fila dietro le transenne del pubblico alle sedute del Consiglio comunale, al Maschio Angioino, a capo della claque del Comandante sindaco di Napoli, “’o cchiù belle piscione ‘e Napule” secondo la definizione che Nanninella urlava ad ogni occasione.

I genitori degli sposi (la mamma per Luis che perse il padre quando aveva sei anni) avevano diramato inviti in portoghese: “Tèm o prazer de convidare Vossa Excelencia para assisterem à cerimonia religiosa do casamento de seus filhos”. Le partecipazioni partirono in ritardo e molti invitati mancarono alle nozze. La gran parte dei giocatori del Napoli erano in vacanza da tempo, il campionato era finito. Ma non mancarono Amedeo Amadei, Bruno Pesaola, Luciano Comaschi, il segretario della società Paolo Uccello, un perticone un po’ curvo e una pasta d’uomo, il dirigente Luigi Scuotto e Michelangelo Beato, il massaggiatore dalle mani d’acciaio, piccolo, rotondetto e sempre nero di sole. Presente il console brasiliano Vasco Mariz. Dal Brasile giunsero la sorella di Vinicio, Luisa, e la mamma del campione. Dopo la morte del padre, Luis, ultimo di dieci fratelli, era andato a vivere con Luisa che aveva sposato un insegnante di educazione fisica. Fu col cognato che Vinicio cominciò a praticare ogni genere di sport, medaglia d’oro nel nuoto a rana a sette anni, bravissimo a tennis.

Ma chi era la strepitosa donna che catturò il leone e ne ha domato la criniera per più di sessant’anni? Lui aveva 25 anni, lei 21. Li sposò monsignor Vittorio Longo, vescovo ausiliare del cardinale Mimmi. Flora Aida Piccaglia aveva fiamme di capelli e il corpo seducente delle ragazze di Rio. Suo nonno era stato farmacista a Zocca. Il ricevimento, in un albergo del lungomare, durò sino all’una di notte. Un gruppo di mandolinisti suonò: “Io t’ho incontrata a Napoli”. Un’orchestrina suonò ripetutamente “Lazzarella”. “Il Comandante venne anche al ricevimento – ricorda Luis. – La prima volta che lo vidi, dopo il mio ingaggio col Napoli, fu in Municipio. Era il sindaco di Napoli. Mi accolse allungandomi un pesante schiaffone su una guancia. Io non sapevo che questa era una sua affettuosa abitudine. Stavo per reagire mollandogli un pugno”.

Gli sposi andarono in luna di miele sulla costiera amalfitana, sostarono a Sorrento e a Roma, quindi fecero un lungo giro in Svizzera, Francia e Spagna. Vinicio, a Napoli, era un idolo. In due stagioni aveva segnato 34 gol.

Diciassette anni fa, Vinicio riunì la sua bella famiglia per celebrare a Ischia il cinquantenario delle nozze. Flora era sempre una splendida leonessa. I leoncini erano i suoi figli, Mario Luis, avvocato e console onorario del Brasile a Napoli, e Marcus, dirigente di una multinazionale a Milano. Solo Mario ha tentato di giocare al calcio.

Vinicio e Flora inseparabili per 67 anni. Lei lo ha seguito ovunque lui giocasse, dopo Napoli a Bologna, Vicenza, Milano e, da allenatore, a Brindisi, Terni, Roma. Ma Napoli era la loro città. A Napoli tornavano sempre. A Napoli, dove Vinicio ha giocato e allenato la squadra azzurra lottando per lo scudetto, hanno vissuto la loro vita trovando casa in via Manzoni, un ultimo piano panoramico, dal versante su Fuorigrotta la vista dello stadio San Paolo.

Da un anno, Flora è rimasta immobilizzata a letto, colpita dalla Sla, la malattia neurodegenerativa senza scampo. Qualche tempo prima era stata operata a un ginocchio, a Roma. Luis 92 anni, operato più volte alle anche per gli scontri furiosi sui campi di calcio, negli ultimi tempi si aiutava con un bastone. Flora, 88 anni, si era arresa alla Sla. Comunicava con Vinicio con gli occhi. La loro bellissima vita al tramonto. La leonessa senza più forze, il leone smarrito.

Questa mattina, Flora ha cessato di vivere. I figli Mario e Marco, le nuore, i tantissimi nipoti sono accorsi nella casa di via Manzoni. I funerali si svolgeranno domani alle 15 nella chiesa di Santa Maria della Consolazione a Villanova, non lontana dall’abitazione di Luis e Flora.

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