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Sinner: «Le Olimpiadi sono l’obiettivo primario della stagione. Non paragonatemi a Djokovic»

Il tennista altoatesino: «Testa di serie numero 1 a Madrid? Nessuna pressione. Ho sempre faticato qui in passato, vediamo»

Sinner: «Le Olimpiadi sono l’obiettivo primario della stagione. Non paragonatemi a Djokovic»
Italy's Jannik Sinner concentrates before a point against Denmark's Holger Rune during their Monte Carlo ATP Masters Series Tournament quarter final tennis match on the Rainier III court at the Monte Carlo Country Club in Monaco on April 12, 2024. (Photo by Valery HACHE / AFP)

Al via il Masters 1000 di Madrid, dove Jannik Sinner sarà testa di serie numero 1. Il tennista altoatesino, ha rilasciato alcune dichiarazioni riportate dalla Gazzetta dello Sport, parlando dei suoi obiettivi stagionali e delle sue aspettative sul torneo.

«Sono contentissimo di essere qui a Madrid. È un gran torneo e spero di poter giocare un bel tennis. Questa è la cosa più importante, poi vedremo come andrà».

Sinner: «Numero 1 a Madrid? Nessuna pressione»

«Il fatto di essere qui come numero 1 non mi porta nessuna pressione in più, è solo un grandissimo piacere. Per me non cambia nulla. Ho sempre faticato qui in passato, vediamo come andrà ora».

L’obiettivo stagionale.

«Se devo indicare un obiettivo primario per la stagione dico l’Olimpiade. Poi ovviamente c’è Roma, ci sono gli Slam, ma i Giochi sono un’altra cosa. Djokovic? Non paragonatemi a lui, rimane quello che ha vinto più di tutti».

L’intervista dell’altoatesino a Sportweek

L’Italia è pazza di te, i circoli hanno la coda di persone che vogliono iscriversi. Che effetto fa?

«Mentirei se dicessi che sono indifferente a tutto questo. Mi fa piacere, un enorme piacere. Perché, se posso aiutare tutto il movimento a crescere allora sto facendo qualcosa di buono, che va oltre al vincere trofei».

I bambini ormai lo imitano:

«Piacere ai bambini, il fatto che mi vedano come un esempio, come un piccolo idolo da imitare mi fa contento. I bambini non stanno a contare quanti tornei hai vinto, se gli piaci è perché riesci a trasmettergli qualcosa. Io stesso ho avuto degli idoli da bambino ed essere in qualche modo preso ad esempio è un premio».

Ma anche una responsabilità…

«Non mi spaventano le responsabilità. Ho iniziato a prendermele quando sono andato via di casa a 13 anni».

La mancanza della famiglia si fa sentire:

«La solitudine fa parte del tennis. È uno sport in cui vai in campo da solo e devi trovare soluzioni ai problemi che si presentano in campo».

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