Il Coni lamenta da tempo di essere sottofinanziato, da quando ha perso la cassa che è stata trasferita a Sport e Salute

Il Coni di Malagò cerca un modo per pagare meno tasse. Lo scrive Il Fatto quotidiano con Lorenzo Vendemiale.
I dipendenti, le Olimpiadi, le tasse: ogni scusa è buona per batter cassa. Da mesi il Coni chiede al governo più contributi pubblici (al momento sono “appena” 45 milioni). Ora l’ultima trovata di Malagò è attaccarsi pure alla fiscalità italiana: troppo alta, il Comitato Olimpico non vuole più pagare le sue imposte. O avere fondi extra di pari importo.
Il numero 1 dello sport proprio non si rassegna: in passato il Coni gestiva circa 400 milioni l’anno, adesso solo un decimo dopo la riforma Giorgetti che ha affidato le chiavi della cassaforte alla partecipata Sport e Salute, proprio per ridimensionare l’egemonia di Malagò.
Il Coni – che ha un bilancio di circa 85 milioni, di cui 45 pubblici – lamenta da tempo di essere sottofinanziato.
L’ultima giunta si è soffermata a lungo sull’incidenza degli oneri accessori sul bilancio: circa 10 milioni da pagare tra Ires e Irap, Tari, Tasi. “Siamo nettamente penalizzati da una serie di gravami che sono veramente assurdi per un ente sportivo”.
Ecco il ragionamento di Malagò: ci danno 45 milioni ma di fatto è come se ogni anno partissimo da -10, quindi sono solo 35. Ne vogliamo di più. (…) Due le strade percorribili. La prima è trovare un modo per pagare meno tasse: sarebbe già stato posto un quesito all’agenzia delle Entrate, per capire se e quali esenzioni possono applicarsi al Coni, in quanto ente pubblico no profit. Ma resta una soluzione complicata per i tecnicismi che comporta. Molto più semplice elemosinare qualche milioncino in più.