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Prandelli: «Ho dato tanti soldi alla Fondazione Valencia in beneficenza, nessuno del club l’ha mai detto»

A Relevo: «Questo mi è dispiaciuto, e mi hanno anche trascinato in tribunale. Thiago Motta è il miglior allenatore in Europa al momento».

Prandelli: «Ho dato tanti soldi alla Fondazione Valencia in beneficenza, nessuno del club l’ha mai detto»
Hermann / KontroLab

L’ex tecnico Cesare Prandelli ha rilasciato un’intervista a Relevo sui suoi anni di allenatore.

L’intervista a Prandelli

Ricordo la prima volta che l’ho intervistata, mesi prima della Coppa del Mondo 2014. Cosa è successo in Brasile? 

«La partita contro l’Inghilterra l’abbiamo giocata molto bene, poi contro la Costa Rica non siamo riusciti a segnare, e questo ha condizionato tutto. L’ultima partita, contro l’Uruguay, l’abbiamo giocata in dieci a causa di un’ingiusta espulsione a Marchisio. Ci sono stati diversi episodi dubbi. Abbiamo fatto un ottimo lavoro nei quattro anni in cui sono stato nella Nazionale. Abbiamo dato la possibilità a giovani come Immobile, Verratti o Insigne di debuttare».

Il suo grande miracolo è stato quello di far convivere due geni volubili: Cassano e Balotelli. Com’è andata?

«Hanno lavorato bene. Avevano qualità e potenza. Erano supportati da un centrocampo importante, con calciatori tecnici come Pirlo, Motta, De Rossi, Montolivo o Marchisio. Le individualità brillavano perché alla fine erano all’interno di un collettivo importante. Tutti mi hanno detto che stavo giocando come la Spagna, ma non è vero. Volevo ottenere il meglio dai miei giocatori, non volevo giocare come gli altri»

Le sue doti da psicologo con Mario e Antonio non vanno sottovalutate…

«Non è stato difficile. Erano motivati. Il problema è che quando le cose non vanno bene, abbiamo immediatamente bisogno di trovare un responsabile. In quel momento mi sono preso le responsabilità».

Hai sempre detto che Cassano non era egoista

«Il vero regista era Cassano. Dal centro del campo in poi tutto girava intorno a lui. E non è mai stato individualista. E’ uno stereotipo. Il suo problema è che a volte si arrabbiava troppo e poteva perdere la concentrazione, ma non era mai egoista. Era fin troppo altruista e avrebbe potuto segnare più gol».

Valencia, un periodo di tre mesi dove i risultati furono pessimi…

Prandelli: «Ero già arrivato con mille dubbi, e un po’ perplesso. I dirigenti consideravano la squadra tra le prime quattro in Spagna. Tuttavia, dal mio punto di vista a livello tecnico non è stato così. Mi hanno promesso una serie di acquisti che poi non sono arrivati. Ci sono state incomprensioni. Ricordo che ho fatto debuttare Joao Cancelo».

Hai perso un sacco di soldi dimettendoti…

«Esattamente, anche se ho imparato molto da tutto ciò che è successo, è stato spiacevole. Pensa che in seguito il club mi ha denunciato per aver rescisso unilateralmente il mio contratto. Ho perso la testa e ho dovuto pagare un sacco di soldi. Una cosa buona che ho fatto, e non credo che nessuno l’abbia mai detto, è che ho dato un sacco di soldi alla Fondazione Valencia; in teoria, potrei essere un azionista del Valencia oggi. Il club non l’ha mai detto. Mi ha fatto stare male, onestamente. Siamo andati in tribunale e ho pagato tutto, anche se ho dato la maggior parte dei soldi in beneficenza a questa associazione. Spero che i tifosi lo sappiano, perché nessuno lo ha reso pubblico.»

Poi è tornato in Italia, in particolare a Genova, dove Thiago Motta è esploso come calciatore. Ti aspettavi che fosse così bravo come allenatore?

Prandelli: «Sì, certo. È nato per il calcio. Penso che sia il miglior allenatore in Europa in questo momento, il più innovativo. Non è rigido, né è legato a preconcetti. Non dà punti di riferimento, crea triangoli, occupa molto bene gli spazi vuoti in campo… Questo valorizza il lavoro di Thiago Motta. È il migliore, perché ha anche personalità, carisma, determinazione, carattere, e migliora i calciatori: l’esempio è Zirkzee».

Con Scamacca quasi sempre infortunato, è probabile che l’attaccante in Germania agli Europei sarà Mateo Retegui:

«Viene dall’Argentina, attacca bene la profondità. Per fortuna, il suo allenatore è Alberto Gilardino, che è stato un grande attaccante».

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