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È Tudor il nuovo allenatore della Lazio: perse il Napoli perché non volle fare il 4-3-3

Di Marzio: accordo raggiunto per un anno e mezzo di contratto, più opzione per un altro anno. Verrà perfezionato dopo la partita col Frosinone

È Tudor il nuovo allenatore della Lazio: perse il Napoli perché non volle fare il 4-3-3
Verona 08/05/2022 - campionato di calcio serie A / Hellas Verona-Milan / foto Image Sport nella foto: Igor Tudor

È Tudor il nuovo allenatore della Lazio: perse il Napoli perché non volle fare il 4-3-3

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Tudor sarà il prossimo allenatore della Lazio: accordo raggiunto per un anno e mezzo di contratto, più opzione per un altro anno. Verrà perfezionato dopo la partita col Frosinone.

Tudor, l’agente: «De Laurentiis voleva 7 mesi di contratto e il 4-3-3, idee incompatibili con Igor»

La Gazzetta dello Sport, con Salvatore Malfitano, intervista l’agente di Tudor Anthony Seric

Cosa è andato storto?

«Il club ha una posizione ben chiara: vuole un tecnico che si allinei sul 4-3-3 e le discussioni hanno riguardato in che modo svilupparlo. Tuttavia se si chiama Tudor, si è a conoscenza del tipo di gioco dinamico che propone con esterni a tutta fascia».

Tudor non era disposto a fare da traghettatore?

«Assolutamente no. Igor desidera un contesto in cui poter portare a termine un ciclo, dove ci sia un progetto in cui essere coinvolto a termini più lunghi. Non avrebbe mai accettato 7 mesi».

Quindi com’è andata?

«Il Napoli ci ha esposto le proprie esigenze e noi le nostre. Una volta chiarite, ci avrebbero fatto sapere se scegliere Tudor per almeno un anno e mezzo. Non è mai pervenuto un sì nostro per concludere solo per questa stagione».

Un’occasione persa?

«Se lo chiama un club di questo spessore è meraviglioso, ma dipende cosa serve e in che modo. Penso che i migliori ascoltino con interesse una proposta di De Laurentiis. Igor è fenomenale, è senz’altro tra i top in Italia. Ma nessuna delusione. Erano solo due idee troppo diverse per essere compatibili».

LA DOMANDA SUL MODULO È STATA FATALE A TUDOR (CORSPORT DI IERI)

Tudor, a De Laurentiis è bastata la domanda sul modulo per capire che non era l’uomo giusto. Lo scrive Fabio Mandarini sul Corriere dello Sport. Cronaca che ci ha ricordato la celebre frase di Battisti-Mogol “un sorriso e ho visto la mia fine sul tuo viso” di Mi ritorni in mente.

È sempre la notte che porta consiglio: e proprio quando ormai pareva fatta, il contratto per sette mesi e ambizioni da riverniciare, Aurelio De Laurentiis ha sistemato nelle tenebre la domanda da cento coltelli. Ma ne è bastato uno per tagliare a fette tutto quello che era stato rapidamente costruito, un castello di cartapesta in cui la lama s’è intrufolata, e prima di andarsene a letto, si sono cominciate ad allungare le prime ombre. «Ma tu il Napoli come intendi farlo giocare?».

Gli allenatori, e giustamente, hanno recinti nei quali non è consentito l’accesso, non subito, e Igor Tudor, un “sergente di ferro” per definizione dietro il quale si nasconde però un uomo sensibile e pieno di legittimo orgoglio, pur sapendo che in quel momento si stava decidendo il proprio futuro, ha giocato pulito, frontalmente, con una libertà da portarsi appresso. «Vedrò la squadra, le caratteristiche di ognuno e glielo dirò». E in quel preciso istante, in un colloquio durato poco – quasi niente – Igor Tudor ha capito dall’espressione di Aurelio De Laurentiis che Napoli sarebbe rimasto un plastico sogno da accarezzare ma al quale rinunciare, standosene nel proprio rigore.

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