Al giornale “A Bola”: «Una volta fui derubato e aggredito e il giorno dopo ho giocato contro l’Arsenal. Ho lasciato mia moglie e mia figlia sole a casa, terrorizzate»

Cancelo, calciatore del Barcellona in prestito dal Manchester City, ha rilasciato un’intervista per il giornale portoghese “A Bola“, dove ha risposto alle parole di Guardiola e ha parlato della sua esperienza al City.
Torniamo indietro di circa due anni, al momento della firma del rinnovo di contratto con il Manchester City fino al 2027. Avresti mai pensato che successivamente saresti andato in prestito?
«No, non lo immaginavo, ma vivo la mia via al momento. Alcune cose hanno fatto sì che l’anno scorso fossi ceduto in prestito al Bayern Monaco. Non ho rimpianti, anche se il City ha vinto la Champions League. Sento di aver fatto la scelta giusta, di essere andato in un club che mi voleva davvero, ancor prima di rinnovare il contratto. È stato un club che mi ha dato tantissimo nei sei mesi in cui sono stato lì. Ho avuto a che fare con grandi giocatori e il club è spettacolare. Poi sono venuto qui (ndr Barcellona), facendomi abbassare lo stipendio e la cosa non mi disturba minimamente».
Come hai reagito alle critiche pubbliche di Guardiola, secondo lui non eri contento che giocassero i tuoi compagni di squadra, ovvero Rico Lewis e Nathan Aké?
«Sono bugie! Non sono mai stato un cattivo compagno per loro e puoi chiedere ad Aké o a Rico. Non ho alcun complesso di superiorità o inferiorità nei loro confronti, ma questa è l’opinione dell’allenatore…».
Cancelo: «Non ho festeggiato il triplete perché non sono i trofei che mi valorizzano, ma la mia famiglia»
Questa dichiarazione ti ha rattristato?
«Ci sono rimasto male perché non è vero. Penso che il Manchester City sia stato un po’ ingrato con me a dire questo, perché sono stato un giocatore molto importante negli anni in cui sono stato lì. Non sono mai venuto meno al mio impegno con la società, con i tifosi e ho sempre dato tutto. Ricordo una volta in cui fui derubato e aggredito e il giorno dopo ho giocato all’Emirates contro l’Arsenal. Sono cose che non si dimenticano, ho lasciato mia moglie e mia figlia sole a casa, terrorizzate. La gente se lo ricorderà solo perché Mister Guardiola ha molta più impatto di me quando dice qualcosa e io preferisco tenermelo per me. Preferisco sapere che sto dicendo la verità, mi sento soddisfatto di quello che ho fatto. Sono una persona trasparente, non mento mai. La vita va avanti e vorrei che tutto andasse per il meglio, perché mentre ero lì mi piaceva il calcio e la squadra. Resta la squadra favorita per vincere la Champions League».
È questa l’ingratitudine di cui parli il motivo principale per cui non hai festeggiato pubblicamente il triplete del club e non hai partecipato all’omaggio della Federcalcio portoghese?
«Sì, non sarò un ipocrita. Non sono i trofei che mi valorizzano, perché quelli li ho già a casa. Mia figlia, mia moglie, mio padre, mio fratello sta bene e tutto ciò che desideravo a livello personale… questi sono i risultati più grandi. I trofei a livello sportivo sono il risultato del duro lavoro quotidiano durante tutta la stagione. In questa Champions League ho fatto qualche assist nella fase a gironi, ma la mia sensazione era di non aver vinto! Pertanto, non ho accettato il riconoscimento dalla Federazione».