A Espn: “Non so quando ma voglio allenare una nazionale, fare un Mondiale da tecnico. Le critiche? Mi danno energia”

“Quando ci arrivi e sei lì, tutti vogliono buttarti già dalla vetta. Toglierti i meriti. Ce l’hai fatta. Ma una volta sono soldi, un’altra volta è Lionel Messi, un’altra volta è che il Bayern vince sempre…”. Lo dice Pep Guardiola, giusto uno di quei due o tre allenatori a cui il merito è ampiamente riconosciuto. Il tecnico del Manchester City parla evidentemente a nome della categoria tutta, quando lamenta le pressioni che deve subire un tecnico d’elite. Lo fa intervistato da Espn.
“Sono seduti lì a guardarti, ma chi lavora e può farlo sei tu, non loro. Se faccio male torno a casa. Con i miei giocatori, la mia squadra e la mia società. Quando sono arrivato al Barcellona l’86% non mi voleva. Ma meglio arrivare così che ‘ah, tutto perfetto’. Convinci l’uno, l’altro. Preferisco che la gente abbia dubbi. Ho bisogno che tu non ci creda, mi dà un’energia incredibile. Così te lo dimostro”.
Poi Guardiola ha dato un titolo: vuole allenare una nazionale. “Non so chi mi prende… Ma vorrei allenare una nazionale. Non so quando, tra 5, 10 o 15 anni, ma mi piacerebbe giocare un Mondiale da allenatore. Mi piacerebbe fare l’esperienza di vivere un Mondiale, un Europeo. Una Coppa, una Copa América”.
Guardiola ha parlato anche delle critiche e delle pressioni che subisce Erling Haaland: “Non è una caratteristica esclusiva di Haaland o Guardiola. È così. Aspettano che non faccia 56 gol. Aspettano che fallisca. È così. È sempre stato così. Con Pelé, Romário, Ronaldo, Rivaldo, Neymar. Con tutti. Sempre così e sempre sarà. Se vuoi combatterlo sei perduto. Invece devi pensare: ‘Quando l’arbitro fischia, io gioco, tu no. Adesso ti dimostro che hai torto, che ho ragione io‘. La forza che hanno i miei atleti, oggi e sempre, è lo sport”.