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Il Cacciatore uno di quei capolavori che aiutarono l’America a metabolizzare il Vietnam

Il film cult di Cimino torna in sala per tre giorni, fino a mercoledì. Da alcuni assurdamente considerato di destra, va rivisto anche per John Cazale

Il Cacciatore uno di quei capolavori che aiutarono l’America a metabolizzare il Vietnam

Il Cacciatore uno di quei capolavori che aiutarono l’America a superare il Vietnam

Se avete già assaggiato l’amatriciana ad alto tasso glicemico della Cortellesi o lo zen in salsa di crauti di Wenders, ecco tre o quattro motivi per rifarsi la bocca e correre a vedere sul grande schermo “Il Cacciatore” (1978) in sala dal 22 al 24 gennaio nella versione restaurata 4K.

MICHAEL CIMINO. È uno dei registi radicali del nuovo Cinema americano che negli anni Settanta raccontano lo “stato depresso della nazione”. Partecipa con giganti del calibro di Coppola, Scorsese e Malick alla corrente della New Hollywood che “combatteva per ampliare la forma”. La sua carriera ha un inizio folgorante: “Una Calibro 20 per lo Specialista” (1974), film che sarà ampiamente saccheggiato da quasi tutti i polizieschi successivi, e raggiunge il suo zenith con “il Cacciatore” che vince cinque Oscar nel ’79. Considerato fin da subito un cult-movie, non riesce a dare al suo autore la “fama” che lo aggroviglierà dopo uno dei più grandi flop della storia del Cinema: “I Cancelli del Cielo” (1980), ormai leggendaria produzione che costò oltre 44 milioni di dollari e ne incassò appena 3, causando il fallimento della United Artists, la major fondata da Charlie Chaplin, Mary Pickford, Douglas Fairbanks e D. W. Griffith.
Ormai famigerato più che famoso, riuscirà a trovare i soldi – grazie a Dino De Laurentiis – per girare lo splendido “L’anno del Dragone” (1985), poi più nulla che possa essere accostato al suo stile cinematografico fino alla sua precoce dipartita avvenuta nel 2016.
Questa riedizione stabilisce una volta e per sempre che Cimino è il genio che ha divinamente scritto e diretto uno dei migliori film di sempre.

IL VIETNAM. Le divisioni in politica non sono sempre state tra i favorevoli o contrari al terzo mandato del presidente di una regione, c’è stato un periodo storico, la fine degli anni Sessanta, in cui i pro e i contro alla guerra del Vietnam scatenavano feroci polemiche e manifestazioni in piazza che hanno finito per cambiare il mondo.
L’intervento americano nel sud-est asiatico è cominciato sotto Kennedy, è proseguito con Johnson, uno dei presidenti che ha realizzato più riforme sociali, ma considerato un macellaio per l’escalation dei bombardamenti, ed è finito con Nixon, quello del Watergate, fruttando a Kissinger, suo segretario di stato, il Nobel per la Pace. Per la prima volta gli Stati Uniti perdono una guerra, non riuscendo a imporre l’american way life a un piccolo paese che a Levi’s & Coca Cola preferirà il comunismo nazionalista. Uno shock per gli americani che il Cinema aiuterà ad affrontare e forse gestire con innumerevoli titoli: su tutti il realismo di Coppola intriso di Conrad con “Apocalypse Now” (1979), che tornerà sull’argomento con “Giardini di pietra” (1987); il reduce Oliver Stone vincerà l’Oscar con “Platoon” (1986) e dirigerà anche “Nato il 4 Luglio” (1989); reduce è anche il protagonista di “Taxi Driver” (1976) di Scorsese; mentre Stanley Kubrick si cimenterà con la sporca guerra nel suo “Full Metal Jacket” (1987). Di fronte a queste analisi dure e crude ci sono state anche “pellicole embedded” come “Berretti Verdi” (1968), prodotta, diretta e interpretata da John Wayne. La leggenda narra che il giovane Gianfranco Fini scelse il suo schieramento politico dopo che un picchetto di studenti gli impedì l’accesso in sala per la visione di questo film.
Stranamente, anche “Il Cacciatore” è stato a lungo considerato “di destra”, almeno da quelli che non hanno compreso una mazza circa la metafora della caccia al cervo e della roulette russa, simbolismo che da solo meriterebbe la scrittura di un saggio.

JOHN CAZALE. È un attore che nella sua brevissima carriera ha partecipato a cinque film, tutti candidati o vincitori di Oscar: “Il Padrino” (1972) “Il Padrino II” (1974) “La Conversazione” (1974) “Quel Pomeriggio di un Giorno da Cani” (1975) e “Il Cacciatore”. Si ammalò di cancro e recitò in quest’ultimo film con la sua amatissima compagna Meryl Streep. Quando la Universal Studio venne a sapere delle sue condizioni di malato terminale chiese a Cimino di licenziarlo, perché non era disposta a pagare l’assicurazione in caso di morte. Ma il regista si oppose e De Niro si offrì di coprire le spese. Solo così la produzione accettò, imponendo però di scrivere una sceneggiatura alternativa nel caso in cui Cazale non ce l’avesse fatta a terminare le riprese. Ci riuscì, anche se non ha mai visto il film completo. Resta la sua indimenticabile interpretazione che, come tutte le altre, è una performance da studiare nelle scuole di cinema: un perdente, un antieroe, un disadattato che fa dell’inadeguatezza la sua straordinaria arma di recitazione. Nessuno sapeva occupare i margini dell’inquadratura con altrettanto peso, nessuno riusciva a rendersi così essenziale senza darlo a vedere.
Ecco, il film andrebbe rivisto anche in onore di questo straordinario attore.

I LOVE YOU BABY. Alzi la mano chi non si è lanciato scatenato ballando e cantando in pista quando il dj metteva sul piatto la versione cantata da Gloria Gaynor. Il pezzo è urlato a squarciagola durante una partita di biliardo, tra birra e vodka, dai protagonisti di questo capolavoro.
Buona visione.

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