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Spalletti: «voi giornalisti giudicate solo il gioco con la palla, così è facile. Il calcio è anche senza palla»

A Sky Sport: «i calciatori sono bifasici, bisogna andare nel calcio giocato e non difendere l’allenatore con cui si hanno relazioni»

Spalletti: «voi giornalisti giudicate solo il gioco con la palla, così è facile. Il calcio è anche senza palla»
Db Milano 04/12/2022 - Gran Gala' del Calcio Aic 2023 / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

Spalletti parla a Sky Sport, con Paolo Condò, Billy Costacurta e altri giornalisti. Un autentico show.

Comincia parlando del pubblico di Napoli

«I tifosi ci avrebbero restituito quello che nessun comune mortale può meritarsi, a me hanno fatto delle cose che nessuna persona può meritarsi.

«C’è un calcio fisico, un calcio tecnico e un calcio relazionale fatto di quei rapporti che vengono fuori all’interno dello spogliatoio, di che squadra diventi sotto forma dell’amicizia. Kvara Osimhen hanno anche una relazione diretta, si trovano l’uno con l’altro. È una squadra che aveva un corpo unico, squadra incredibilmente collaborativa, e si è visto su delle giocate. Come il calcio d’angolo a Reggio Emilia, o anche a La Spezia quando Osimhen segnò di testa e tutti a guardare in alto: “dove sei?”, nessuno era geloso dell’altro, tutti erano contenti, l’assist fa felici due persone».

«Dispiace che non tutti i calciatori abbiano chiaro che cosa significhi vestire la maglia della Nazionale. A me nessuno ha regalato niente, non ero amico di Condò che mi faceva le interviste, sono sempre stato sulle scatole a qualsiasi tipo di giornalista, avevo fatto una scelta, mi divertiva anche, ora no poiché sono alla Nazionale. Per uno come me, che la stradina l’ha fatta tutta, ritrovarmi in quell’auditorium (sorteggio Europei, ndr), a volte questi ragazzi si lamentano perché qualcuno li critica. Questo qualcuno ha fatto fatica per riuscire ad avere situazione importante, questi ce l’hanno d’ufficio perché hanno qualità. Devono fare come Sinner, ci si alza la mattina, si lavora sulle cose che ti mancano, si va a fare le posture, le ore del giorno non bisogno annoiarsi perché non si trova il modo per passarle. C’è il modo per passarle.

Buffon

Spalletti: «Al di là della presenza fisica che ti trasferisce subito, ha contenuti importanti di dire. È fondamentale che ci siano figure qui che tutti subiscono per quello che hanno fatto nella loro carriera.

Tutti i difensori centrali che hai in Nazionale impostano col piede di sinistra.

«Acerbi ha fatto vedere di cavarsela anche a destra, effettivamente un centrale col piede destro che abbia tutte queste qualitò lo dobbiamo completare dal punto di vista di discorsi e aspettative. Mancini gioca con la Roma, Scalvini stasera non so come sia andata la partita. Non penso che possa diventare un problema non avere uno che imposti di destro».

Spalletti: «Nessuno dei nostri giovani dopo la Primavera va a farsi tessuto all’estero. O scendono di categoria o si mettono vicino ai procuratori, invece di mandarli in Serie A ma in campionati sotto livello. È questo che fa crescere i talenti che nasceranno sempre in un Paese come l’Italia. L’Italia invece è pieno di calciatori che vengono da fuori»

L’attacco

«In attacco c’è Raspadori che è una persona splendida, ti chiede di arrivare un quarto d’ora in ritardo per fare gli esami  all’università, c’è Scamacca che deve completare, c’è Kean, Retegui che non abbiamo potuto vedere per problemini, poi vediamo Immobile se c’è un giovane che spinge. Lucca ha fisico, è veloce, deve far vederlo con continuità, non basta una partita».

Donnarumma

«Mi dice: “se avessi avuto la forza tua, avrei preso un gol a campionato”. Se credi di essere già arrivato e non avere niente da imparare… oppure cominci a fare tutte quelle cose che ci vogliono per migliorare. Donnarumma ha ancora bisogno di dover mettere mano a sé stesso. C’è solo un modo: allenarti e disciplinarti bene a livello mentale.

Rapporto con i club

Spalletti: «Non debbo andare a fare quello che punta, se qualcuno mi dice che il giocatore non può giocare, lo facciamo tornare indietro. Noi non vogliamo creare problemi ai club, speriamo in questo modo di trovare più collaborazione. Ieri nella partita Napoli-Inter mi è sembrato di vedere un buon fair-play. È un clima che ti aiuta a crescere».

«Kim mi guardava. Avendo persone che sanno quello che dicono, è bene lasciarli prendere le decisioni. Kim mi guardava: “mister, yes o no?”. E andava. Un ragazzo magnifico. Vengono da quel paese lì, da quelle tradizioni, lui nell’esecutività era una roba impressionante».

Di Lorenzo. «Mi ringrazia? Ha paura che non lo convochi».

Kvaratskhelia, le è mai venuto in mente “madonna cosa abbiamo preso”

Spalletti: «Giuntoli trattava i calciatori, Giuntoli mi parlò di Kvaratskhelia. Io ho lavorato cinque anni in Russia, mi sono messo a telefonare, tutti mi dicevano la stessa cosa: doveva completarsi ma aveva qualità incredibili. Non me lo sarei mai aspettato così. Ha ancora margini di crescita incredibili. Perché quello che fa non è pensato, è un istinto naturale. Quando si facevano gli allenamenti, Di Lorenzo se lo ritrovava davanti. Gli chiedevo: “ DiLo, ma com’è?”. E lui: “mister, lo faccia giocare anche sull’altra fascia”.

Le tre cose fondamentali

«Pressione, costruzione e il blocco squadra, queste sono le tre cose fondamentali. La Juventus aspetta col blocco squadra bassa. L’essenziale è non essere lunghi. Vedrete che il portiere in futuro giocherà sempre più spesso fuori dall’area con i piedi. Nel calcio moderno la riaggressione va fatta immediata senza il minimo dubbio, come ti giri a palla persa non la ritrovi più. Voi criticate squadre che fanno gioco di attesa. Siete condizionati troppo dal valutare chi è la palla. Invece i calciatori sono bifasici, tutti devono saper giocare e saper fare la fase difensiva. Giocatori che non hanno quella completezza lì, vanno in difficoltà. Poi quello che ha la palla è uno, parlate qualche volta anche di questo.

«Non ho mai risposto ai giornalisti. Facciamo una cosa a Coverciano per spiegare il mio lavoro? Facciamolo, sono pronto»

Spalletti: «Non mi piace che valutiate sempre il possessore di palla e basta, è troppo facile. Vedere un calciatore e le giocate che fa, è comodo. la partita è una scatola che va riempita di cose. Non si è visto come ci è venuto addosso che ci ha buttato addosso con tre spallate. Kane? Che vuol dire Kane, voglio arrivare al suo livello. Kane fa 12-13 chilometri a partita, Brozovic 16. La corsa velocissima, poi metti due tre colpi di testa. Se si prende due gol come si è preso dall’Inghilterra, che si fa? È un vantaggio o no andare a pressare e far fare a loro la pallata? Questo vuol dire parlare di pallone, bisogna andare nel calcio giocato. E non difendere l’allenatore con cui si hanno relazioni. Vogliamo fare un calcio moderno, un calcio che ci si aspetta, a cinque ma cinque come, oppure la rompi e vai subito a prenderli e fai uomo contro uomo in giro per il campo. Ovviamente poi ci vogliono marcature complete, mezze marcature. Vi mancano pezzi importanti se guardate solo il gioco con la palla e non capite le mie convocazioni, in base a cosa scelgo la responsabilità di dar loro la maglia della Nazionale».

«All’inizio Osimhen litigava con gli avversari, poi litigava per difendere i compagni di squadra. Ieri Osimhen non mi è dispiaciuto».

Spalletti: «All’estero gli universitari lo fanno, in Italia i giocatori non lo fanno. Zaniolo è un calciatore fortissimo, a volte ha delle attrazioni che non gli fanno bene come abitudine. Gli ho telefonato tante volte, lì la sera è da solo, ha bisogno di affetto, di relazioni, l’importante è crearsi abitudini corrette che mi facciano migliorare. Qualche volta l’hanno messo fuori. L’ultima partita che ha giocato con noi, ha fatto molto bene. Il fallo che fa contro la Macedonia che poi sulla punizione fanno gol. Un po’ di responsabilità Donnarumma ce l’ha ma quel rientro pigro di Zaniolo non bisogna assolutamente farlo. Ma voi di quello non vi accorgete perché guardate solo il gesto tecnico, è un minuto su 98 minuti. Il tacco, la parata. Scandalo perché si pareggiò con la Macedonia però negli ultimi tre anni non hai mai vinto contro la Macedonia. Poi si fa sempre lo stesso giochino: quello non doveva giocare. Se si comincia a saper valutare altre componenti della partita, diventa più facile».

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