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Spalletti un giorno farà una serie tv sul divorzio da De Laurentiis (Repubblica)

Ormai è un format, come Ilary Blasi. All’inizio c’è la negazione (la stampa cattiva), poi l’ipocrisia. Il tempo aggiusta tutto? Macché

Spalletti un giorno farà una serie tv sul divorzio da De Laurentiis (Repubblica)

Spalletti e De Laurentiis, il divorzio diventerà una serie tv. A scriverlo è Gabriele Romagnoli nella rubrica domenica che tiene nelle pagine sportive di Repubblica (nacque in sostituzione dell’indimenticato Gianni Mura e i suoi “sette giorni di cattivi pensieri”).

Scrive Romagnoli:

“Unico”: finirà che Luciano Spalletti rivelerà in un documentario per qualche piattaforma la sua versione sul divorzio da Aurelio De Laurentiis. Risulta evidente che mettersi insieme è una passeggiata, ma dirsi addio è complicato. Non si è ancora trovato il modo di farlo come si deve. Francesco Totti-Ilary Blasi, Roberto Mancini-Gabriele Gravina e, appunto, Spalletti-De Laurentiis: tre storie e un solo (unico) copione. Praticamente un format. All’inizio c’è la negazione (è la stampa, che bruttezza: invenzioni, maldicenze). Poi subentra la reazione di circostanza, che balla sul filo tra l’ipocrisia e l’educazione. Si negano il contrasto, l’insanabile frattura, il reciproco disamore in marcia verso il disprezzo. Per rispetto dei figli, dei tifosi o della patria.

Una parte di cuore resterà sempre lì, come no. Il tempo aggiusta tutto? Il tempo produce crepe, apre varchi, fracassa ogni cosa. Non lo sapete che niente resterà? I primi spifferi sono ancora benevoli: c’era una clausola, la voglia di un sabbatico, una curva lungo il cammino percorso insieme. 

SPALLETTI A DE LAURENTIIS: «GRAZIE PRESIDENTE, MI HAI FATTO CRESCERE»

Spalletti a De Laurentiis: «Grazie presidente, mi hai fatto crescere».

È la frase che Spalletti, al termine della cerimonia per il conferimento della cittadinanza onoraria, ha rivolto ad Aurelio De Laurentiis. A riportarla è il Corriere della Sera con Monica Scozzafava.

In prima fila c’è il presidente del club partenopeo Aurelio De Laurentiis. Per una volta, la scena non è la sua. Fa in modo però che nel finale lo diventi, così come piace a lui, imprenditore del cinema. Va in onda un video che Spalletti ha regalato ai giocatori il giorno della sua ultima partita in panchina. Gol, volti, esultanze, è il film del tricolore. De Laurentiis raggiunge Luciano, lo ringrazia: «Lui è diverso da tutti gli altri — dice — . È un abile comunicatore. Ora si è legato a questa città e al Napoli, non può tradirci. Se gli chiediamo una consulenza dovrà darcela. Lo scudetto è ripetibile ma a meno di imbrogli non succede mai per due anni consecutivi».

Spalletti lo guarda, lo indica e riprende la scena: «Lui è così, è sempre stato così: un uomo di cinema. E come in un film horror, quando pensi che la scena che fa più paura sia finita, ce n’è un’altra più forte». Incassa, De Laurentiis ma sorride, c’è l’abbraccio. Il c.t. diventa serio: «Grazie presidente, mi hai fatto crescere». Poi scende le scale del Castello — quasi gli tocca officiare un matrimonio— con un pensiero malinconico: «Mi è mancato il giro sul pullman in città. Ho provato ad immaginarmelo, ma non sarebbe stata la stessa cosa». È l’unico rimpianto.

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