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Bosman: «vivo con una pensione di disabilità. Solo Rabiot e sua madre mi hanno aiutato»

Alla Gazzetta: «il calcio dovrebbe farmi una statua, invece sono stato abbandonato da tutti. Superlega? Sono molto scettico»

Bosman: «vivo con una pensione di disabilità. Solo Rabiot e sua madre mi hanno aiutato»
(FILES) Belgian soccer player Jean-Marc Bosman, flanked by two of his lawyers Luc Misson (R) and Jean-Louis Dupont (L), smiles as the European Court of Justice rules 15 December 1995 that the transfer system of players between football clubs was illegal. AFP PHOTO BELGA FILES (Photo by BELGA / AFP)

Jean-Marc Bosman, ex calciatore, è passato alla storia per la sentenza che prende il suo nome, che ha cambiato per sempre il mondo del calcio, e in specifico del calciomercato. Ieri è stata emessa la sentenza della Corte Europea sul monopolio Uefa sul calcio, che potrebbe avere la stessa importanza storica che la sentenza Bosman ebbe a quei tempi. Bosman ha rilasciato una lunga intervista alla “Gazzetta dello Sport” dove parla di come vive ora e di cosa pensa della Superlega.

Cosa pensa dei titoloni favorevoli alla Superlega:
«Guardi, le parlo dalla mia modesta casa, dove vivo con mio figlio e a malapena riesco ad avere un introito mensile per pagare tutte le bollette. Penso che questa sentenza della Corte europea serva solo a ricordare a Fifa e Uefa che non sono al di sopra delle leggi e che non possono pretendere di avere il monopolio sul calcio e sui giocatori»

È comunque un assist per la Superlega.
«Ho molti dubbi su questa Superlega. E il primo è puramente pragmatico. Oggi i calciatori delle squadre più importanti giocano partite di campionato, di Champions, Europa e Conference League. Di fatto, si va in campo già ogni due o tre giorni. Non vedo l’interesse di aggiungere un’altra competizione per quanto la presentino come alternativa. A quel punto si giocherebbe davvero ogni giorno. Nessuno pensa alla salute del protagonisti, cioè dei giocatori per cui invece io mi ero battuto all’epoca».

Il calcio di oggi le deve molto
«Certo, perché liberalizzandone la circolazione, i giocatori comunitari hanno potuto muoversi ed esportare i loro talenti, facendo le fortune del grandi club e delle grandi competizioni. Ma a me non ne è venuto mai in tasca neanche un centesimo. Anzi, non sono neanche mai stato invitato da Fifa o Uefa a un qualche evento. Nessun grande club mi ha mai teso la mano, quando invece dovrebbero dedicarmi una statua. Oggi riesco a vivere grazie a una pensione di disabilità dovuta alle mie cervicali. A parte la Fifpro, il sindacato internazionale dei giocatori, solamente un giocatore delle nuove generazioni mi ha davvero aiutato in questi anni»

Di chi si tratta?
«Di Adrien Rabiot che dopo aver vissuto quel che ha subito al Paris Saint Germain, che lo aveva messo fuori rosa perché rifiutava di rinnovare il contratto, ha capito l’importanza della sentenza Bosman che ha dato garanzie e grandi libertà ai giocatori.
Sua madre, Véronique, un giorno mi chiamò dicendomi che erano molto sensibili al fatto che fossi stato abbandonato da tutti, così in seguito è venuta a casa mia, con un amico e un altro suo figlio, e sono intervenuti per darmi un sostegno. Poi, nel 2020, in occasione dei 25 anni dalla sentenza sul mio caso, anche la Fifpro, che mi è stata sempre vicino, mi ha versato una donazione che mi permette di vivere oggi con mio figlio. Uefa e Fifa su ogni contratto dovrebbero invece prevedere una percentuale, anche infima, dello 0,01 per cento, solo per me»

Magari lo faranno quelli della Superlega?
«Sono molto scettico su questo progetto, La Superlega è solo business che pensa al business e a fare più soldi ancora.
Sono i soliti grandi club che vogliono diventare sempre più grossi e onnipotenti, per schiacciare i più piccoli, il tutto a discapito dei giocatori che pero non sono dei robot. Neanche quelli della Superlega dovrebbero considerarsi al di sopra delle leggi»

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