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Lazio e Roma post-scudetto avevano gli stessi punti del Napoli di Garcia (senza cambiare tecnico)

Dal Leicester al Verona di Bagnoli, all’Union Berlin: è lungo l’elenco di squadre che non hanno retto agli exploit, anche senza cambi in panchina

Lazio e Roma post-scudetto avevano gli stessi punti del Napoli di Garcia (senza cambiare tecnico)
AS Roma coach Fabio Capello (R) and player Francesco Totti attend a press conference in Amsterdam 09 december 2002, prior to Tuesday's Champions League match against Ajax Amsterdam. AFP PHOTO/EPA/ANP/ED OUDENAARDEN (Photo by ED OUDENAARDEN / ANP / AFP)

Lazio e Roma post-scudetto avevano gli stessi punti del Napoli di Garcia (senza cambiare tecnico)

La Roma di Fabio Capello, vincitrice dello scudetto nella stagione 2000/2001, l’anno seguente, a questo punto del campionato, aveva diciassette punti in classifica (ossia uno in meno di quanti ne ha il Napoli adesso); la Lazio dello svedese Eriksson campione d’Italia nel 1999/2000, l’anno successivo, dopo dieci giornate, annoverava diciotto punti (esattamente quanti ne conta il Napoli quest’anno). Eppure entrambe le romane avevano in panchina lo stesso tecnico con cui avevano vinto il campionato l’anno prima!

L’Union Berlino (giunto quest’anno all’undicesima sconfitta consecutiva tra campionato, Champions League e Coppa di Germania) ha lo stesso allenatore (Urs Fischer) dell’anno scorso, con il quale fece benissimo in campionato, e lo stesso dicasi per il Leicester di Ranieri, il Verona di Bagnoli e tante altre squadre ancora che non si sono ripetute, o che hanno avuto partenze difficili, nonostante la permanenza dell’allenatore dell’anno precedente, tra le quali si possono annoverare anche il Feyenoord di Arne Slot, campione d’Olanda in carica, che quest’anno, dopo dieci gare di campionato, è quarto con sette punti di ritardo dalla capolista Psv Eindhoven (e nonostante l’Ajax -ultimo in classifica – quest’anno non è proprio pervenuto…) e il Napoli allenato da Claudio Ranieri che dopo un ottimo quarto posto ottenuto nel campionato ’91/92 (dopo essere stato terzo per quasi tutto il campionato…), e nonostante una campagna acquisti decisamente importante (Fonseca, Thern, Policano, Pari, Angelo Carbone, etc), l’anno dopo fu addirittura esonerato e sostituito da Ottavio Bianchi (esonero che, dopo un iniziale cambio di passo, alla lunga si rivelò del tutto infruttuoso, dal momento che il Napoli, partito con l’ambizione di vincere il campionato, concluse la stagione all’undicesimo posto in classifica).

Il tutto senza contare che in Brasile il Palmeiras campione in carica, quest’anno alla fine del girone d’andata aveva tredici punti di ritardo dalla capolista Botafogo (adesso, ad otto giornate dal termine del campionato, ridotti a sei ma con il Botafogo che ha una gara in meno…), pur avendo in panchina lo stesso allenatore con cui l’anno scorso ha vinto il campionato e nei due anni precedenti aveva vinto per due volte la Copa Libertadores.

Ecco perché è sbagliato (nonché indice di scarsa conoscenza calcistica generale) ritenere l’allenatore francese Garcia quale responsabile di questo vistoso calo di rendimento del Napoli rispetto allo scorso anno, anzi al contrario ci sono elementi necessari e sufficienti per pensare che, molto probabilmente, con Spalletti o con un altro tecnico al suo posto, il Napoli avrebbe riscontrato gli stessi problemi.

Si rammenta, altresì, che in Italia, nelle ultime quaranta stagioni, le uniche squadre che si sono ripetute sono Juventus, Inter e Milan, mentre all’estero, al di fuori delle solite big, le uniche squadre che hanno rivinto il campionato sono il Borussia Dortmund in Germania (anche se stiamo parlando della seconda forza calcistica del Paese, cosa che il Napoli non è, dal momento che è in lotta con la Roma per aggiudicarsi la “quarta posizione” alle spalle delle tre “strisciate”…) e l’anomalia Lione in Francia, che di campionati ne vinse addirittura sette (anomalia in quanto, prima dei sette campionati vinti consecutivamente il Lione aveva conquistato soltanto tre Coppe di Francia e una Supercoppa, dopo soltanto una Coppa e una Supercoppa, senza contare che, con l’introduzione del Fair Play finanziario, introdotto nel 2009 e che impone alle società di calcio di investire proporzionalmente alle entrate, l’exploit del Lione non è più replicabile).

Si fa altresì notare che, al netto dell’eliminazione subita ai quarti di finale di Champions League per mano del Milan (che ha concluso il campionato con venti punti in meno degli azzurri!), lo scorso anno il Napoli guidato da Luciano Spalletti, da aprile in poi, totalizzò diciannove punti in undici gare (frutto di cinque vittorie, quattro pareggi e due sconfitte), giocando anche abbastanza male; quest’anno il Napoli di Garcia ha ottenuto diciotto punti in dieci gare (cinque vittorie, tre pareggi e due sconfitte), dimostrando una certa “continuità” di risultati e prestazioni con la parte finale dello scorso anno. In tanti diranno che non è corretto fare il parallelo con le ultime gare stagionali dell’anno passato dal momento che quel Napoli rallentò la sua corsa in quanto aveva di fatto già vinto il campionato a gennaio e, pertanto, un calo nel finale era fisiologico…

…e se invece fosse stato il Napoli stellare visto da agosto marzo a rappresentare l’eccezione e, pertanto, qualcosa di non più ripetibile?

Si ricorda, infatti, che il Napoli lo scorso anno ha tratto un indubbio vantaggio dall’anomalia del Mondiale invernale, sia perché ha fornito alle varie selezioni nazionali un numero di calciatori inferiori alle sue concorrenti, sia perché aveva in panchina uno dei migliori allenatori al mondo (se non il migliore in assoluto…) nelle “partenze” di stagione e in un campionato di fatto suddiviso in due tronconi e, quindi, caratterizzato da una “doppia partenza”, la squadra azzurra ha potuto beneficiare più degli altri di ciò. Non a caso Spalletti gli unici due campionati conquistati in precedenza all’esperienza napoletana li aveva vinti in Russia, dove il campionato è caratterizzato da una lunga pausa invernale, esattamente come accaduto lo scorso anno qui da noi.

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