Spalletti è un uomo felice e l’Italia finita nel limbo dell’apatia ne aveva bisogno (Libero)
Da tanto l’Italia non ingaggiava un ct che la precede come status. A Spalletti l'Italia non è stata consegnata, se l’è presa

Newly appointed Italy's national football team head coach Italian Luciano Spalletti looks on during a press conference at Coverciano training ground in Florence on September 02, 2023. (Photo by Filippo MONTEFORTE / AFP)
L’Italia ha finalmente un allenatore felice, Luciano Spalletti, scrive Claudio Savelli su Libero. Mancini felice non era più da mesi. La Nazionale, per la prima volta, ha un commissario tecnico più importante del suo status.
Savelli scrive:
“Luciano Spalletti è un uomo felice, al contrario del predecessore Mancini che da mesi non lo era più”.
Diversi gli accenni alla felicità, da parte dell’ex allenatore del Napoli, ieri, nella conferenza stampa di presentazione. Si è detto «felicissimo sin dalla prima telefonata di Gravina», ha dichiarato che cerca «la felicità ma di solito non riesco ad essere felice da solo», che «Napoli e i napoletani sono stati la mia felicità, ora lo è la Nazionale», e ancora che «anche i calciatori devono essere felici di vestire questa maglia» e che «bisogna urlare la nostra felicità».
“Spalletti è felice e l’Italia ne aveva bisogno, finita com’era in un limbo di apatia”.
Con Spalletti al comando, è la prima volta che lo status del commissario tecnico precede quello della Nazionale.
“Luciano Spalletti è un’offerta del destino che il presidente Gravina ha saputo cogliere al volo. Da Conte, l’Italia non ingaggiava un ct che la precede come status. Un campione d’Italia in carica. L’Italia era un lusso per Ventura e pure per Mancini che, quando entrò a Coverciano, era nel momento più difficile della sua carriera da allenatore. Con Spalletti è il contrario”.
Il nuovo ct ha le idee chiare sull’Italia, scrive Savelli, altrimenti non avrebbe accettato l’incarico.
“le stesse cose che Spalletti ha fatto a Napoli tornano utili anche qui. Luciano Spalletti ha già scelto i giocatori che preferisce”.
“L’impressione è che abbia voluto tagliare con il passato e mettere già al centro qualche uomo su cui è disposto a scommettere, come Locatelli e Cristante, elogiati da registi, o i laziali Romagnoli, Casale e Zaccagni che prima venivano ignorati”.
Savelli conclude:
“Non è vero che l’Italia gli è stata consegnata: Luciano Spalletti se l’è presa. E se lui è felice, dovremmo esserlo anche noi”.