L’Arabia e il sindacato di Djokovic fanno paura: Atp e Wta pianificano una storica fusione
Il tennis verso la rivoluzione. Il Telegraph: riunioni fiume tra Gaudenzi e Simon a New York, un summit in programma a Londra.

Serbia's Novak Djokovic stares at the ball as he plays against Spain's Carlos Alcaraz during their men's singles final tennis match on the last day of the 2023 Wimbledon Championships at The All England Tennis Club in Wimbledon, southwest London, on July 16, 2023. (Photo by Glyn KIRK / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE
Sarà l’Arabia Saudita incombente, sarà il sindacato “scissionista” messo su da Djokovic che fa proseliti, il tennis sembra darsi una svegliata. E in queste ore, a New York, approfittando degli Us Open, i vertici dei due circuiti professionisti mondiali, la Atp maschile e la Wta femminile, sono in riunione ad oltranza. Obbiettivo: mettere le basi per una fusione storica, che per il Telegraph – che racconta la storia in esclusiva – potrebbe essere una vera e propria rivoluzione. In programma anche un summit di due giorni a Londra, alla fine di questo mese.
“Tre anni dopo che Roger Federer ha chiesto l’unione di Atp e Wta – scrive il Telegraph – i boss delle due organizzazioni – rispettivamente Andrea Gaudenzi e Steve Simon – stanno finalmente cercando di allineare i tour e unire le loro forze. Se l’iniziativa andrà secondo i piani – e questo è un grande ‘se’ – cambierà le regole del gioco. Il tennis è stato a lungo ostacolato dalla sua governance disunita, e anche se i quattro tornei del Grande Slam rimarrebbero separati da qualsiasi tour unificato, questa sarebbe comunque una mossa di trasformazione. Il vertice arriva dopo mesi di speculazioni sull’interesse dell’Arabia Saudita per il tennis. Sembra che lo spettro del Liv Golf, e il timore di un equivalente tennistico, abbiano spinto i tour ad agire con una certa urgenza”.
Sempre per il Telegraph “un’altra preoccupazione è la sfida lanciata dal sindacato parallelo dei giocatori fondato dal 23 volte campione Novak Djokovic – il Ptpa – che ha gradualmente ampliato la sua influenza sin dalla sua fondazione quattro anni fa. Tutti questi elementi in movimento hanno contribuito a creare un’atmosfera febbrile tra gli amministratori del tennis, che hanno tenuto riunioni ininterrotte a New York durante la prima settimana degli US Open”.
Ovviamente ci sono una valanga di ostacoli da superare. Ogni associazione ha i propri partner commerciali e i suoi accordi per i diritti televisivi, e poi per alcuni tornei sarebbe complicato trasformarli in eventi “combined”.
“Gli stakeholder meno entusiasti saranno probabilmente i giocatori maschi. Nonostante la parità di premi in denaro nei major, gli uomini guadagnano circa il 75% in più rispetto delle donne”. La ridistribuzione finanziaria non sarebbe un affare, insomma. Ma Gaudenzi e Simon sostengono sicuramente che, se il tennis fosse in grado di agire in modo più coeso, le dimensioni dell’intera torta aumenterebbero.
In ogni caso il processo è lungo. Le due organizzazioni devono ancora elaborare una strategia per affrontare le cariche dell’Arabia Saudita. Fino alla fine della scorsa settimana, la Wta era propensa a organizzare le Finals a Riyadh tra sette settimane. “Ma l’opposizione pubblica da parte di vip come Martina Navratilova e Chris Evert sembra aver cambiato l’umore generale. Il torneo ora dovrebbe svolgersi nella Repubblica Ceca, anche se è in gioco anche una candidatura messicana. Per quanto riguarda l’Atp, hanno discusso del desiderio dell’Arabia Saudita di aggiungere un decimo Masters 1000 a Riyadh ai nove che già costituiscono i pilastri principali del tour maschile. Ma lo spazio in calendario non c’è. Di sicuro c’è che l’Atp “vorrebbe portare i sauditi dentro la tenda. le Next Gen Finals sono state recentemente assegnate a Jeddah, ma questo potrebbe non essere sufficiente a soddisfarli”.
E poi c’è il terzo incomodo: il Qatar, che negli ultimi 30 anni ha organizzato un torneo 250 a Doha. Nasser Al-Khelaifi – che gestisce pure la Federtennis del Qatar – potrebbe mettersi di traverso.