Alla Gazzetta: «Il più difficile? De Rossi: sapeva il regolamento a memoria. Una volta uno mi disse: ‘Hai più corna di un cesto di lumache».

La Gazzetta dello Sport intervista l’arbitro Daniele Orsato. E’ considerato il migliore arbitro italiano.
«Se è vero che diventerò designatore quando smetterò? Mi piacerebbe stare ancora coi più giovani, sono a disposizione del nostro presidente e ora sto cercando di imparare da Rocchi. Si vedrà… adesso penso ad arbitrare. Perché ho sempre quella passione di quando sognavo di fare, e facevo, l’elettricista… E lo sa? L’elettricista lo faccio ancora. Dopo le partite, scarico le tensioni».
Per tutti Orsato è il migliore. Per lei?
«Macché migliore. Sono contento del discreto Mondiale che ho fatto, ora assieme a Massa, Mariani e altri punto all’Europeo 2024 e non mi stanco mai di dare concretezza a un insegnamento che mi ha dato proprio Rocchi: “Guarda anche le gare dei più giovani, c’è sempre da imparare”. È vero. E poi i giovani corrono. E finché tengo il ritmo, va bene. Al Mondiale avevo colleghi classe ’85, ’86: io che sono un ’75 devo stare al passo, capisce? Ma una cosa i giovani devono capire: di assorbire ogni istante, imparare. E di non perdere mai la passione: io mi sento la stessa di quando sognavo di diventare proprio un elettricista».
Cosa significa arbitrare alla… Orsato?
«Per me significa farsi accettare anche quando sbagli. Farina me lo diceva sempre. Il mio primo grande errore fu in Samp-Atalanta, diedi un rigore e invece la palla prese lo stomaco. Me ne accorsi dopo ma lì difesi la mia scelta. Cerco di essere il più umile e deciso possibile, non sopporto le proteste sguaiate. Provo ad essere accettato col rispetto, tratto tutti alla stessa maniera. Porto sempre ad esempio Zanetti. Inter-Samp i nerazzurri protestavano, lui venne da me: “Non ti preoccupare, vai avanti”».
Ha più rivisto Modric?
«In Chelsea-Real. Ci siamo dati uno sguardo, detti due parole, stretta di mano e via. Robe di campo, giusto vada così».
Il suo primo cartellino giallo?
«Ne ricordo uno a Paolo Maldini. Milan-Siena. Lui protestò, poi venne da me Vergassola e disse: “Ma sei un ragazzino e a San Siro hai avuto il coraggio di ammonire Maldini. Grande”. Avevo 33 anni credo, ci misi mezz’ora per guardare il terzo anello. Trattavo già tutti alla stessa maniera».
L’insulto più pesante?
«Sei scarso è il peggiore per ogni arbitro».
Il più ridicolo?
«Ah, tanti. Uno una volta mi disse “Hai più corna di un cesto di lumache”».
I calciatori non in carriera dovrebbero provare l’arbitraggio? Orsato:
«Prendete Marchiniak: ha giocato nella B polacca credo, ha un passo diverso. Le dico: mi piacerebbe che anche solo una volta un giocatore si mettesse a dirigere una partita di A. Lo farei provare a quelli che protestano: non si potrà mai capire un arbitro fino a quando non lo si fa».
Si dice: Orsato detesta andare al Var.
«Il Var è diventato importantissimo. E comunque non è vero: se la ricerca della perfezione e della precisione tecnica è giusta, allora al Var ci vai poco».
Intemperanze da panchina?
«Mi capita spesso di salutare a fine gara i tecnici e gli dico di avere pazienza così come fanno loro coi giovani calciatori».
Il giocatore più difficile? Orsato:
«De Rossi, preciso. Sapeva il regolamento alla perfezione. Ci sono ex che rivedo ai raduni-Uefa. Seedorf, Cambiasso, Zanetti: altri livelli, mai stati maleducati».