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Per scegliere l’università, meglio non affidarsi alle classifiche degli atenei

Spesso i risultati sono contrastanti, com’è il caso della QS World University Ranking 2024 e del Censis. Meglio fidarsi della reputazione e della tradizione

Per scegliere l’università, meglio non affidarsi alle classifiche degli atenei
Db Milano 18/03/2017 - universita' cattolica sacro cuore / foto Daniele Buffa/Image nella foto: universita' cattolica

Nella scelta dell’università cui iscriversi la prima robusta selezione la fa la condizione economica della famiglia. Che nella maggioranza dei casi taglia via la possibilità di scegliere atenei in sedi lontane e di fare anche la piacevole esperienza di qualche anno di vita bohemien lontano da casa, che non guasta. La vita fuori sede costa e come!

Così se sei napoletano e vuoi frequentare, per esempio, ingegneria la scelta in città si riduce a Federico II e Partenope. Poiché Vanvitelli, Salerno e Benevento già richiedono spostamenti quotidiani. Più ampia la rosa se sei interessato a studi umanistici. Ciò nonostante è significativa la quota dei ragazzi, che talvolta con sacrifici familiari, vanno a studiare lontano da Napoli. Specialmente nel biennio magistrale. Con le conseguenze dannose per il territorio che ben conosciamo.

Nell’effettuare la propria scelta i giovani e le loro famiglie si affidano ad una molteplicità di criteri. Che, più o meno, sono legati alla fama degli atenei, alla loro tradizione, ai racconti di amici e conoscenti, alla reputazione della qualità dei servizi. E, ma invero poco, alla qualità del corpo docente. Impossibile affidarsi alle tante classifiche degli atenei disponibili, visto che esse forniscono indirizzi talvolta totalmente divergenti. E ciò non dipende tanto dalla qualità dell’indagine ma dai parametri che si scelgono per compilarle. Nelle ultime settimane i ragazzi ne hanno avuto un esempio lampante (per fissare le idee faccio riferimento ai dati relativi alla Federico II.)

È stata pubblicata la classifica QS World University Ranking 2024.

La classifica elenca 1.499 istituzioni universitarie nel mondo. Sono 42 gli atenei italiani classificati. Ai primo posti sempre gli stessi giganti: MIT, Cambridge, Oxford, Harward, Stanford… Con bilanci inarrivabili. La Federico II è al posto 335 mentre l’anno precedente era al 416. Compie quindi un grande balzo in avanti, si pone al settimo posto tra gli atenei italiani, risultato di assoluto prestigio. Il primo degli atenei italiani è il Politecnico di Milano al posto 123. I criteri utilizzati per stilare la classifica sono il giudizio dei colleghi, il giudizio delle aziende, citazioni per docente, il rapporto studenti-professori, proporzione docenti internazionali, proporzione studenti internazionali , risultati occupazionali e rete di ricerca internazionale.

Insomma il risultato della Federico II è più che lusinghiero.

Ma ecco che come una mannaia calano le classifiche Censis. La Federico II è collocata all’ultimo posto tra i mega atenei. Gli indicatori utilizzati sono Borse e altri servizi agli studenti, Strutture disponibili, Servizi erogati, Attività di Internazionalizzazione, Comunicazione e servizi digitali, Occupabilità dei laureati. La differenza con i risultati precedenti dipende dal fatto che nella classifica Censis la ricerca scientifica e la qualità del corpo docente, e quindi della didattica, non sono presi in considerazione. Ma si può trascurare la ricerca scientifica nel valutare un ateneo? La qualità della didattica? La statura del corpo docente?

Sia chiaro qui non si vuole negare che qualcuno dei parametri considerati sia significativo. E poco importa allo studente che in alcuni ambiti l’insufficienza dei risultati discenda da dati di contesto territoriale e non da responsabilità della governance di ateneo (borse, servizi, e in larga parte l’occupabilità) che su di essi poco o nulla può. Se provate a fare un esperimento trasportando in Trentino la Federico II verificherete che farà un balzo in avanti.

Ovviamente vi sono anche ambiti di servizi nei quali si può e si deve migliorare.

E penso a un servizio vitale come il sito web, oggi strumento indispensabile, che sin dai miei tempi è stato una spina nel fianco. Così come penso all’importanza di far spazio alle imprese perché sempre più forte sia la sinergia con il mondo universitario. Purché questo non comporti il sottrarre spazi agli studenti e alla didattica.

Infine ribadisco quanto scrissi tempo fa. “La qualità , come la bellezza, è impossibile da misurare con il calibro di precisione. E che dei numeri decimali ricavati utilizzando alcuni parametri sono totalmente inadeguati a descrivere la complessità che caratterizza il mondo della formazione universitaria. E più in generale il mondo della cultura.”

Ai ragazzi della mia città mi sento di dare un consiglio finale. Fidatevi della grande reputazione e tradizione della Federico II senza farvi attrarre da sirene molto spesso approssimative e menzognere.

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