L’incordatore-guru del tennis: si va da lui a Manhattan, ti porta a giocare e poi decide le tue corde
Si chiama Prokes. «Ho ridisegnato il telaio di Djokovic, pare che funzioni». Il Guardian lo ha intervistato. Agassi gli dedicò un capitolo di Open.

NEW YORK, NY - SEPTEMBER 03: Goran Hofsteter, official stringer, strings a racquet for Serena Williams on Day Six of the 2016 US Open at the USTA Billie Jean King National Tennis Center on September 3, 2016 in the Queens borough of New York City. Chris Trotman/Getty Images for USTA/AFP CHRIS TROTMAN / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP
Caro tennista della domenica, agonista della quarta categoria, se vuoi un’incordatura da campione, con trattamento da fuoriclasse, basta andare un attimo a Manhattan. Lì dove lavora, fisso, Roman Prokes. Prokes è l’incordatore-guru del tennis mondiale. Si chiamano “stringer” in gergo, sono quei professionisti capaci di incordare racchette a tempo di record con una precisione di specifiche impressionante. Ecco, lui è il decano della professione. Ha incordato fino a non molto tempo fa le racchette di Djokovic. Incordava le racchette di McEnroe, Lendl, Navratilova. E di Agassi. Lo trovate anche nelle pagine di Open, la sua stupenda atuobiografia:
“Il mio incordatore è della vecchia scuola, un artista ceco di nome Roman. È il migliore e deve esserlo: le corde possono fare la differenza in una partita, e una partita può fare la differenza in una carriera, e una carriera può significare la differenza in innumerevoli vite. Quando estraggo una nuova racchetta dalla borsa e provo a servire, la tensione delle corde può valere centinaia di migliaia di dollari. Perché gioco per la mia famiglia, la mia fondazione di beneficenza, la mia scuola, ogni corda è come un filo nel motore di un aeroplano… Roman è così vitale per il mio gioco che lo porto in giro con me. È ufficialmente residente a New York, ma quando gioco a Wimbledon vive a Londra, e quando gioco agli Open di Francia è parigino. Mi siedo con Roman e lo guardo concordare le racchette: sono calmo, con i piedi per terra, ispirato guardando un artigiano. Mi ricorda l’importanza singolare in questo mondo di un lavoro ben fatto”.
E questo pezzo potrebbe anche finire qui. Ma quello del Guardian, che lo ha intervistato, va avanti. Prokes è “una classica storia americana. Ha lasciato la Cecoslovacchia comunista e ha trovato la sua strada per gli Stati Uniti dove ha svolto una serie di lavori saltuari, incluso il tassista, prima di trovare lavoro come incordatore in un club di tennis. Ben presto si rese conto di avere un’enorme abilità in quel settore di nicchia e in breve tempo stava incordando racchette per John McEnroe, Ivan Lendl, Martina Navratilova e altri”.
Quando Agassi allena Djokovic Prokes ridisegna l’attrezzo del serbo: “Ho ridisegnato il telaio di Novak insieme ad Andre Agassi, tonnellate e tonnellate di lavoro, sembra aver dato i suoi frutti. Abbiamo visto come giocava e abbiamo deciso che la sua racchetta non era costruita per il tennis di oggi; era realizzata per il tennis di due o tre anni prima. Quindi abbiamo dato alcuni suggerimenti, creato demo, modelli e campioni specifici e, di sicuro, lui l’ha adorata subito”.
Prokes ha smesso di viaggiare con i professionisti, incorda a distanza, dal suo negozio a Manhattan che gestisce con sua moglie: ha come clienti Frances Tiafoe, Madison Keys, Danielle Collins, Sloane Stephens, e un sacco di gente normale. Li tratta tutti alla stessa maniera, dice.
“I professionisti sanno di cosa hanno bisogno e cosa vogliono. Regolano la tensione tutto il tempo, la maggior parte quotidianamente. Dipende dalla superficie, dall’altitudine, dalla velocità del campo, dalla temperatura…“.
Prima c’erano solo due opzioni: budello naturale e nylon. Ora, con la tecnologia dei materiali in continua evoluzione, le opzioni sono centinaia. Prokes afferma che “le corde in polietilene sono davvero il più grande punto di svolta negli ultimi due o tre decenni. Senza il gioco attuale non sarebbe possibile”.
Ma “bisogna stare attenti a cosa suggerire ai giocatori con corde e racchette, sono importanti non solo per le prestazioni ma anche per la prevenzione degli infortuni. Faccio consulenze in campo con tutti i giocatori, tutti i livelli e tutte le età. Ho medici che mi mandano giocatori con infortuni che potrebbero essere correlati ai telai. Valutiamo tutto e poi indirizziamo i giocatori nella giusta direzione. Non è diverso da quello che ho fatto con il telaio di Djokovic, lo faccio per tutti”.
Ovvero, per ogni cliente organizza una sessione di gioco, e fa provare i vari materiali, le tensioni eccetera… Forse vale la pena farselo, un giro a Manhattan.