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De Laurentiis, un uomo solo al comando in un clima di venerazione plebiscitaria

La sensazione preoccupante è che voglia dimostrare che se qui si è vinto qualcosa, il merito è solo suo. E quest’anno nessuno ha il coraggio di fiatare

De Laurentiis, un uomo solo al comando in un clima di venerazione plebiscitaria
Napoli 16/03/2023 - comitato di ordine e sicurezza pubblica / foto Image nella foto: Aurelio De Laurentiis

Quest’anno che, invero, qualcosa da dire su De Laurentiis pure ci sarebbe, egli gode di consenso praticamente unanime.
Troppo grande la paura di vedere ripetuto il canovaccio dell’anno scorso, quello ormai risaputo delle pernacchie a Dimaro trasformatesi in devota adorazione alla fine del campionato. Troppo grande, diciamola come va detta, la paura di un’altra clamorosa figura di merda. (Questo significa anche che qui c’è chi non vede l’ora di rifarsi con gli interessi, per tutto quello che vorrebbe dire e non può dire).

E insomma, qui siamo senza direttore sportivo e senza il capo del marketing. L’organigramma pare coperto da figlia e genero. Che possono, si intenda, essere persone di grandissima validità e che con il tempo magari impareremo ad apprezzare, ma rimangono, di fronte a lui, la figlia e il genero.

In fondo, la piazza che lo contestava e persino detestava era anche un contrappeso all’ego, e l’uomo era chiamato ogni volta a dimostrare di essere più bravo di chi lo contestava, in un contraddittorio virtuale (e spesso non solo).

Invece a questo giro la sensazione preoccupante è che egli voglia dire, primariamente a se stesso, e nel silenzio di qualsiasi controparte, che qui se si è vinto qualcosa il merito è suo, suo, suo. E ce lo vuole dimostrare.
Non dovrebbe stupire ritrovarselo in tuta accanto al suo secondo, quello francese, o a mandarsi sul rettangolo di gioco ben piazzato a centrocampo, a far girare la palla.

L’anno scorso, mentre le contestazioni altrove aumentavano, da queste parti si sentiva aria fresca di rinascita, apprezzando il lavorio silenzioso di chi aveva messo su una squadra (in campo e fuori) forte, fortissima, costruita nel tempo, anche imparando dai propri errori.
Quest’anno, in un clima di venerazione plebiscitaria, qui si percepisce, invece, una cupa sensazione di delirio di onnipotenza.

Speriamo ovviamente di essere ampiamente contraddetti, di scoprire che anche questa volta si stava lavorando sottotraccia, e che a brevissimo saranno indicati i nomi e i cognomi di nuove figure societarie con esperienza e pronte, nei limiti di quanto concesso, ad un contraddittorio con lui. Invece dell’uomo solo al comando, che pare ogni giorno annunciare una e una sola cosa: lo Stato sono io.

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