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Beckham: «Allenare non mi è mai interessato, volevo una squadra mia»

A The Athletic su Inter Miami, United e Messi: «A Los Angeles mi dava fastidio la mancanza di professionalità nel club»

Beckham: «Allenare non mi è mai interessato, volevo una squadra mia»
Former England player David Beckham attends the Qatar 2022 World Cup Group B football match between England and Iran at the Khalifa International Stadium in Doha on November 21, 2022. (Photo by Paul ELLIS / AFP)

Continua il giro di interviste che coinvolgono Beckham e la sua “piccola” impresa che ha portato Leo Messi, dopo aver vinto il Mondiale con la sua nazionale, a giocare in Mls all’Inter Miami. Dopo il Mundo Deportivo, l’ex stella del Manchester United, oggi presidente della squadra di Miami, ha concesso un’intervista a The Athletic nel quale racconta alcuni retroscena:

«Quando ho preso Messi, non avrei mai pensato di poter provare la stessa sensazione che provavo quando ero un giocatore. Quando Messi mi ha chiamato ho avuto la sensazione che avevo quando sono uscito dall’Old Trafford o da Wembley. Pensavo: “Abbiamo appena battuto tutta la concorrenza per ingaggiare il più grande calciatore del mondo”».

L’idea di portare la Pulce negli States risale a molte tempo primo, quando ancora giocava nel Barça e i problemi del club blaugrana erano molto lontani:

«Davanti a un bicchiere di vino a cena, mi rivolgo a Jorge e dico: “Un giorno, dovremmo prendere Messi”. A settembre 2019, siamo saliti su un aereo e siamo andati a Barcellona da Londra. Ci siamo intrufolati in un hotel, abbiamo incontrato Jorge Messi (il padre di Lionel e anche suo agente) e abbiamo iniziato la conversazione. Era molto informale: “Ci piacerebbe che tuo figlio giocasse per la nostra squadra un giorno. Sappiamo che non può ancora venire, ma un giorno ci piacerebbe avere Leo a Miami”».

Secondo Beckham, ad aiutare Messi nella sua scelta potrebbe essere stato il suo percorso da giocatore. Anche l’inglese quasi a fine carriera si trasferì ai Los Angeles Galaxy:

«Quando ho deciso di trasferirmi avevo 32 anni e venivo dal Real Madrid. Ho ricevuto critiche perché stavo andando in un campionato che aveva 13, 14 squadre e solo sei stadi per il calcio. Ho sempre pensato che se un giorno fossi andato a vivere in America, avrei potuto fare qualcosa che avrebbe cambiato il calcio americano e portare qui quello che sapevo dall’Europa. Penso che Leo abbia visto l’impegno e la visione e abbia pensato che questo è un progetto a lungo termine».

Ancora su Messi:

«Leo ha capito che oltre a cambiare il volto del calcio in questo paese, poteva ispirare la prossima generazione. Vuole anche migliorare il calcio in questo paese: potrebbe farlo, lo farà e lo ha già fatto”.

Inizia il racconto di Beckham sulla creazione dell’Inter Miami:

«Ci sono stati alti e bassi, pandemie, ostacoli, sfide. Allenare non mi è mai interessato veramente. Quando tutti i ragazzi dello United stavano facendo il corso per diventare allenatore, io non avevo alcun interesse a farlo. Ma quando ho saputo di avere l’opportunità di possedere la mia squadra, ho pensato subito: “Questa è la mia eredità”. Ricordo di aver annunciato la squadra e di aver pensato: “Entro due anni avremo uno stadio e una squadra, facile! Vinceremo la Mls al nostro primo anno”. È andata in maniera completamente diversa. Sono arrivato al punto in cui la lega mi ha chiesto di rivendere il club perché era tutto troppo complicato».

Inutile nasconde le differenze tra gli Usa e l’Europa, la più pesante la mancanza di professionalità:

«Quando mi sono trasferito a Los Angeles, mi dava fastidio la mancanza di professionalità nel club. Ad esempio, non c’erano pasti prepartita. Ricordo di aver mangiato una torta prima di una partita! Noi cerchiamo sempre nuovi modi per portare questo club al livello di quelli europei».

Una battuta anche sul Manchester United:

«Penso che sia ora che i Glazers vadano via, i fan lo vogliono. Una volta persi i tifosi, soprattutto al Manchester United, è difficile riaverli. Ovviamente, loro hanno ottenuto molto e finanziariamente hanno avuto il loro successo. Ma c’è bisogno di cambiamento. Non sono stato contattato e suppongo che qualsiasi coinvolgimento con il Manchester United significherebbe molto per me.Vedremo cosa accadrà. Spero venga presa una decisione e magari di essere coinvolto in qualche modo… in caso contrario, sarò un tifoso dello United».

Infine il commento di Beckham sul Mondiale in Qatar. Lui era testimonial dell’evento:

«L’ho vista come un’opportunità. È stato fatto un enorme lavoro in Qatar per garantire alle persone di sentirsi a proprio agio. Le persone conoscono la mia posizione su diverse questioni in tutto il mondo e quelle a me più vicine lo sanno. Quindi non ho bisogno di alimentare polemiche».

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