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Il tassista Massimo Ugolini racconta la verità sull’ammutinamento del Napoli (e non solo)

“La notte prima”: il libro del giornalista Sky (con De Giovanni guest star) è una miniera di inediti sul Napoli: i taxi prenotati quella sera, l’arrivo di Albiol a Castel Volturno

Il tassista Massimo Ugolini racconta la verità sull’ammutinamento del Napoli (e non solo)

Non male quel tassista, sa praticamente tutto del Napoli. Conosce più cose dei giornalisti. Quel tassista con la passione del giornalismo è l’alter ego scelto dal volto di Sky Massimo Ugolini per il suo libro “La Notte prima” che si avvale della partecipazione straordinaria di Maurizio De Giovanni con i suoi racconti ambientati sempre in taxi.

Il libro di Ugolini è imprescindibile per tutti quei tifosi che si lamentano della coltre di mistero che da sempre avvolge il Calcio Napoli. “Noi tifosi non sappiamo mai la verità”, è uno dei refrain più gettonati. Ora non possiamo azzardarci a dire che quella del tassista Ugolini sia la verità, di certo però il libro è pieno di chicche e aneddoti inediti. Alcuni sono dettagli che possiamo definire laterali, altri costituiscono la spina dorsale della storia recente del club di Aurelio De Laurentiis.

Come quando il tassista – figlio di tassista – ascolta per l’ennesima volta il racconto del padre sulla sera del 5 novembre 2019, lòa sera dell’ammutinamento. Padre che rivela come i calciatori sapessero dalla mattina che non sarebbero andati in ritiro, tant’è vero che prenotarono i taxi per tornare a casa dopo Napoli-Salisburgo.

«Allora» inizia lui (è il racconto del padre, ndr) «io già la mattina mi ero insospettito, quando il giocatore che sai tu» papà è sempre stato restio a fare nomi al telefono «mi aveva mandato il solito messaggio sul telefonino. “Ciao frate’, questa sera taxi post partita”. Ma aggio visto buono? Quella comunicazione non sarebbe mai dovuta partire. Le disposizioni di De Laurentiis, il giorno prima, erano state chiare: la squadra doveva andare in ritiro, a Castel Volturno, subito dopo il match. Quella sera i giocatori, una volta disputato il ritorno di Champions contro il Salisburgo, sarebbero saliti a bordo del pullman del club per tornare a dormire nel centro sportivo. Un ritiro “costruttivo” – così lo aveva definito il presidente – con l’obiettivo di ritrovare compattezza».

Ci fermiamo qui, il seguito del racconto è altrettanto succoso. Anche con qualche nome sui passeggeri dei taxi di quella sera. Ma il ritmo delle perle è altissimo. Tutte non possiamo svelarle. Quella di Albiol certamente merita.

Quando si presentò per la prima volta al centro sportivo non ne rimase, per usare un eufemismo, favorevolmente impressionato, al punto da chiamare il suo procuratore per chiedere di bloccare la trattativa che di fatto era già definita in ogni dettaglio: era troppa la differenza con il training center del Real Madrid, da dove proveniva. Peer fargli cambiare idea dovette intervenire in prima persona Benitez che in seguito chiese che tutti i nuovi contratti fossero firmati a Roma, negli uffici della Filmauro, prima che i calciatori vedessero gli spazi dove si sarebbero allenati. Raul Albiol è rimasto a Napoli per sei stagioni e al momento della partenza ha pianto pure lui.

E siamo a due. Il libro (Cairo editore) è di 168 pagine, fatevi un po’ il conto. Da non perdere la versione del tassista sul ritiro dopo Empoli-Napoli 3-2 poi ritirato da De Laurentiis. Ma sono tantissimi gli episodi: dal telefonino di Giuntoli alle forbici di Lavezzi. C’è anche la versione di Hamsik sullo scudetto perso in albergo. Li racconteremmo tutti ma poi temiamo che Ugolini non la prenda bene.

Quello del giornalista Sky è anche e soprattutto un atto d’amore nei confronti di Napoli città che lui vive dal 2004 quando ha cominciato a raccontare le vicende calcistiche del club di De Laurentiis. I racconti contengono riferimenti ai suoi posti del cuore in città, molti modi di dire napoletani (peraltro scritti perfettamente, dettaglio affatto trascurabile in tempi in cui il napoletano per iscritto viene storpiato senza alcun rispetto). Il libro si legge in un batter d’occhio. Il filone narrativo ricorda il film “Il tassinaro” di e con Alberto Sordi e anche l’alternanza con De Giovanni è indovinata. Alleggerisce e fa prendere fiato in vista della successiva rivelazione.

A Ugolini, giornalista che ha il pregio raro – rarissimo – di non prendersi sul serio, suggeriamo di non perdere i contatti con questo tassista. È una fonte tanto preziosa quanto inesauribile.

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