In conferenza: ««Quando mi sono svegliato pioveva e ho detto ‘Pure Dio è triste’. Anche la mia famiglia non sapeva, non l’ho detto a nessuno»
Zlatan Ibrahimovic ha detto addio al calcio, lo ha fatto a San Siro dopo l’ultima di campionato del Milan e ha deciso di parlare in conferenza stampa alla mezzanotte del 4 giugno
«E’ stata una carriera lunga che mi ha dato forza, adrenalina ed emozioni per continuare. Oggi è l’ultima mia giornata da professionista. Voglio ringraziare il Milan, ma anche tutte le altre squadre in cui ho giocato, la nazionale e le persone che mi hanno aiutato nella mia carriera. Il futuro vedremo, ora arriva il prossimo capitolo della mia vita»
Le emozioni
«Quando mi sono svegliato pioveva e ho detto ‘Pure Dio è triste’. Anche la mia famiglia non sapeva, non l’ho detto a nessuno. Volevo che lo sapessero tutti insieme. E’ un’emozione troppo forte. Sembravo uno zombie oggi. Non parlavo con nessuno. Se fosse successo tre mesi fa sarei stato in panico. Oggi accetto e sono pronto. Sono triste, ovviamente perché ho fatto questo per tutta la vita. Il calcio mi ha fatto diventare uomo, conoscere persone che non avrei mai conosciuto e vedere tutto il mondo. Quando sono arrivato al Milan la prima volta mi ha dato felicità, la seconda amore. Mi sono sentito a casa subito. Soprattutto con quello che è successo in campo e fuori dal campo. Quando sono arrivato la seconda volta ho fatto una promessa. Questa squadra è diventata come una seconda famiglia. Era come avere altri 25 figli. Era una situazione in cui avevo grande responsabilità. Questi ragazzi possono ancora crescere e questo club può avere altri successi. Piangevano tutti quando dovevo parlare stasera a San Siro. C’erano troppe emozioni. Sono Superman, ma Superman ha un grande cuore e chi mi conosce lo sa»
Cosa ti mancherà del calcio?
«I calciatori sono tutti programmati per tanti anni. Il panico ti viene quando ti svegli e non sai cosa devi fare. Io non avrò più programmi da seguire. Mi mancherà allenarmi, mangiare con la squadra, stare nello spogliatoio. Si dividono emozioni e cose private. Tutto nello spogliatoio. Ora sarà un altro mondo. Ma ora sono pronto e accetto la situazione»
La decisione
«Penso di aver deciso negli ultimi dieci giorni. Ho detto basta, devi essere orgoglioso, accettare e finire bene. Purtroppo non potevo essere in campo. Ogni calciatore sogna di chiudere la carriera in campo. Ma non potevo farlo. Oggi comunque è stato troppo bello, un’emozione forte. Per andare a Milanello la macchina va da sola. Ora metto start e sta ferma, devo trovare altre destinazioni. L’ultima avventura è stata diversa. Sono arrivato come un pilota per guidare questa squadra, ma mi piaceva molto. Quando ero negli Usa non ero convinto di tornare in Europa, ma Mino mi ha convinto a tornare. Dovevo fare solo una partita e sono andato avanti tre anni perché ho tanta passione per il calcio e ho una mentalità che mi chiede di migliorare sempre»
Futuro ancora nel calcio?
«Ora prendo tempo e voglio godere di quello che ho fatto. Non è giusto prendere decisioni così in fretta. Ci sono troppe emozioni oggi. Ci penserò questa estate. Mi prenderò il mio tempo di riflessione e poi quando la situazione sarà più calma valuterò. Essere allenatore o direttore è una grande responsabilità. Da calciatore puoi essere te stesso, da allenatore sei più limitato. Comunque non penso che lascerò il mondo del calcio, ma penso ch quando si inizia una cosa bisogna iniziare dal basso e crescere»
Altri Ibra?
«No, ci sarà un solo Zlatan. Ci saranno altri giocatori con un altro tipo di storia. Non è giusto paragonare i calciatori. QUando ho iniziato io mi paragonavano con Van Basten…»
La scelta dell’addio senza Raiola
«Quando è successa la tragedia con Mino è stato tutto strano. Avevo fatto sempre tutto con lui, poi ero da solo e non avevo nessuno al mio fianco. Io sono un tipo riservato, ma con Mino ho diviso tutto. Raiola avrebbe comunque voluto che continuassi per avere la commissione…»
L’addio al Milan
«Per avere un finale così un giocatore deve aver fatto qualcosa di speciale o avere un certo feeling con i tifosi o col club. Qui mi sono sempre sentito a casa. So quanto mi mancherà questa situazione. Gli infortunii mi facevano stare male e pensavo a quanto mi sarebbe mancato tutto questo»
La paura di dire basta ed eventuali offerte
«La paura passa quando si accetta la situazione. Ma è un sentimento che doveva arrivare da me, non da altri. Quando è successo ho capito che era arrivato il momento. Le offerte c’erano, ma non erano interessanti. Se uno decide di non continuare, le offerte non gli interessano più»