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Galeone: «Allegri quest’anno alla Juve ha fatto un miracolo ma non sa comunicare»

Intervista al Corsport: «Quanto hanno giocato Pogba e Chiesa? E il rendimento di Di Maria? La Juve dev’essere chiara con i tifosi»

Galeone: «Allegri quest’anno alla Juve ha fatto un miracolo ma non sa comunicare»
Db Torino 28/05/2023 - campionato di calcio serie A / Juventus-Milan / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Massimiliano Allegri

Giovanni Galeone, grande amico di Allegri. Intervistato dal Corriere dello Sport, a firma Antonio Giordano

«Il vero miracolo della sua vita juventina non è stato portarla due volte in finale di Champions League ma tenerla viva quest’anno, con tutto quello che gli è capitato».

Allegri è un uomo solo?

«Che ha dovuto gestire una situazione unica non rara. Con luoghi comuni che vengono offerti come capi d’imputazione. Quando si dice che aveva una grande squadra, mi vengono perplessità: sulla carta, certo, c’erano Pogba, Chiesa, Di Maria e poi alla domenica, giocavano i ragazzini, armati del coraggio che gli ha trasmesso il proprio tecnico. Vada a prendere i minuti di Pogba; rivediamo assieme la stagione di Chiesa, poverino; ripensiamo al rendimento di Di Maria. Contiamo anche i gol degli attaccanti, se vogliamo».

Gli attribuisca una colpa.

«Non sa allenare una parte della critica, che si è accanita spudoratamente. L’allenatore dei cinque scudetti viene soffocato dietro questa falsità che mai la Juventus sia rimasta senza trofei per due anni. Dal 2006 al 2011, non ho memoria di trionfi. Quando arrivò Conte, erano fuori dall’Europa. Io ci ho parlato ieri, con Max, e gliel’ho detto: prenditi un uomo per la comunicazione, non puoi pensare a tutto. Almeno così la smettono di raccontare frottole».

Due anni di contratto bastano per sentirsi ancora «nella» Juve?

«Non è una questione di contratto, men che meno di soldi. Ma di talento, che Max ha in abbondanza. La Juve è la società adatta per lui, che resta l’unico tecnico in grado di guidarla fuori da questa crisi. Ma ci vuole una società forte. Basta con il richiamo della Storia, sa di retorica posticcia. Ci vogliono dirigenti che sappiano assumersi le proprie responsabilità, sollevandole dalle spalle del proprio allenatore. Parlino chiaramente alla gente, ammettano: c’è bisogno di un progetto lungo, abbiate fede e pazienza. Chi, se non Allegri, avrebbe osato con Fagioli, Miretti, Soulé, Iling Junior. Questa è la strada tracciata da un uomo che sa quale male misterioso sta demolendo il tuo club».

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