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Vitali: «Fellini mi mandò a fare spese vestito da balilla e mi insultarono, gli dissi: “A Federì, la prossima volta mandace un altro!”».

A Chi racconta: «Nell’1985 all’Olimpico avevo la fila di persone per l’autografo sul biglietto. Alla fine ho chiesto a un poliziotto: “Mi dici quanto c…o abbiamo fatto, che non ho visto un minuto di partita?”».

Vitali: «Fellini mi mandò a fare spese vestito da balilla e mi insultarono, gli dissi: “A Federì, la prossima volta mandace un altro!”».

Il settimanale Chi, in edicola oggi, intervista Alvaro Vitali, conosciuto da grandi e bambini per il suo personaggio di Pierino. Un personaggio che non rinnega, ma, che come lui stesso ammette, a volte gli è stato un po’ stretto

«L’idea di Pierino fu del regista Marino Girolami. Avevo firmato un contratto con una casa di produzione per realizzare cinque film all’anno. Ne avevo fatti quattro e non avevano più titoli da propormi, così Marino disse: “Ti vedo bene vestito da scolaretto piccolino, diamo una faccia al Pierino delle barzellette”. Alla fine Pierino è diventato un personaggio, come Pinocchio. Ma con lui ho un rapporto di amore e odio, perché sono ancorato a quel ruolo».

Vitali però ha lavorato con tanti grandi registi, debuttando al cinema con Fellini

«Avevo 19 anni. Ricordo che, quando girammo il film Roma, io ero vestito da piccolo balilla e dovevo portare un gerarca fascista a Ostia a prendere l’aria del mare. Mi presentai sul set con un paio di mocassini neri, e Federico mi disse: “Ma no, devi avere gli stivaletti. Prendi uno dei miei assistenti e vai in un negozio di scarpe, vi do i soldi”. Presi e andai a cercare il negozio. Ma, quando uscii dalla macchina vestito da balilla, cominciarono a insultarmi per strada: “Vai via brutto fascista!”. Dovetti scappare con le scarpe in mano e, quando raggiunsi Fellini sul set, gli dissi: “A Federì, la prossima volta mandace un altro!”».

La gente lo assediava.

«Una volta, sarà stato il 1985, vado allo stadio Olimpico a vedere Roma-Udinese. A un certo punto proiettano la mia faccia sul maxischermo e si forma una fila di persone nel mio settore che mi chiede di fare l’autografo sul biglietto. Alla fine ho chiesto a un poliziotto: “Mi dici quanto c…o abbiamo fatto, che non ho visto un minuto di partita?”».

 

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